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Quanto possono salire gli assegni delle pensioni nel 2024 e chi ci guadagna di più

Nel 2024 le pensioni aumenteranno in automatico per il meccanismo di rivalutazione Inps, ma c’è anche un rialzo già inserito nella legge di bilancio. In più, la riforma dell’Irpef prevista dal governo potrebbe aumentare l’importo netto degli assegni.
A cura di Luca Pons
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Nel 2023, le pensioni hanno visto un aumento significativo dovuto alla rivalutazione: l'alta inflazione dell'anno scorso ha portato soprattutto le pensioni più basse a dover crescere in modo notevole per adattarsi, come da regole Inps. Per il 2024, visto che l'inflazione ha rallentato ma resta su ritmi più alti degli scorsi anni, è probabile che succederà la stessa cosa. In più, il governo è intervenuto con ulteriori rialzi nella legge di bilancio. Questo, unito alla possibile applicazione della riforma fiscale, può già dare un'idea di quanto cresceranno gli assegni il prossimo anno.

La rivalutazione degli assegni in base all'inflazione

Il primo elemento, come detto, è proprio l'inflazione. Nel 2022 questa ha raggiunto livelli che non si vedevano da decenni, e perciò nel 2023 l'adeguamento è stato notevole. La rivalutazione in base all'inflazione è una regola Inps – non una scelta del governo – e l'esecutivo di Giorgia Meloni per evitare che questo adeguamento avesse un impatto troppo forte ha dovuto ridurlo: solo chi prendeva una pensione fino a quattro volte la minima ha avuto un aumento del 100% di quanto dovuto, mentre nelle fasce successive l'incremento è stato diminuito (l'85% per chi prende tra quattro e cinque volte la minima, il 53% per chi prende 5-6 volte la minima, e avanti così).

Lo stesso meccanismo di rivalutazione si applicherà nel 2024. Il dato sull'inflazione non è ancora certo, ma il Def stilato dal governo ha stimato che sarà al 5,4%. Meno dell'anno scorso, certo, ma comunque nettamente sopra la media degli anni precedenti. Così, nel 2024 ci sarà una nuova rivalutazione di alcuni punti percentuali: anche in questo caso, il governo potrebbe decidere di applicarla in modo completo solo per chi prende  fino a quattro volte la pensione minima, cioè fino a 2100 euro al mese. In più, ci sarà il conguaglio per la rivalutazione del 2023: i pensionati riceveranno la differenza tra il tasso che l'Inps aveva calcolato a fine anno e quello definitivo.

Pensioni minime e l'aumento in legge di bilancio

Le pensioni minime sono un altro dei temi sul tavolo. Quest'anno, il minimo Inps è salito a 563,74 euro. La cifra l'anno prossimo aumenterà in automatico, come sempre, in base al tasso di inflazione. Ma il governo ha già anche previsto un incremento ulteriore con la legge di bilancio. Per quest'anno, le pensioni minime per gli over 75 sono state portate alla soglia dei 600 euro (anche se non sono ancora state erogate).

L'anno prossimo, le cose cambieranno: tutti coloro che prendono l'assegno minimo, o anche una cifra più bassa, avranno un aumento del 2,7%, a prescindere dall'età. Inoltre, questo dovrebbe coinvolgere anche le pensioni di invalidità, che quest'anno invece sono state escluse dai rialzi.

La riforma fiscale che riduce l'Irpef

Sullo sfondo di questi interventi, che sono già certi, c'è anche la riforma fiscale: il governo ha annunciato tra le altre cose l'intenzione di rimodulare le aliquote Irpef, riducendole a tre e abbassando gli esborsi. Questo si applicherà anche alle pensioni, che quindi dovrebbero avere un valore netto più alto.

Non si può garantire, comunque, che il governo metterà in pratica i nuovi scaglioni Irpef già l'anno prossimo, dato che ha due anni di tempo per completare la delega fiscale. In tutti i casi, trattandosi di aumenti percentuali – che si parli di rivalutazione Inps, di interventi del governo o di riforma dell'Irpef – a essere più avvantaggiate saranno le persone con un assegno più alto.

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