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Elezioni politiche 2022

Quali partiti sono fuori dal Parlamento dopo le elezioni: la soglia di sbarramento

I risultati delle elezioni politiche del 25 settembre vedono alcuni partiti restare fuori dal Parlamento perchè non hanno superato la soglia di sbarramento: ecco quali sono e cosa dice la legge elettorale.
A cura di Luca Pons
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Le elezioni sono finite, i voti sono contati, ed è ormai chiaro quali partiti avranno accesso al Parlamento e quali no. Per avere almeno un seggio, infatti, i partiti e le coalizioni devono superare una certa soglia di sbarramento, prevista dalla legge elettorale attuale. Per i partiti più votati, come Fratelli d'Italia di Giorgia Meloni, il Partito democratico di Enrico Letta (che ha annunciato che lascerà la guida del Pd) e il Movimento 5 stelle di Giuseppe Conte questa soglia non è un problema, ma per qualcuno ha significato l'esclusione dal Parlamento.

I partiti che non andranno in Parlamento dopo le elezioni

Come detto, la soglia di sbarramento non è certo stata un ostacolo per Fratelli d'Italia (26% dei voti), Partito democratico (19%) o Movimento 5 stelle (15%), ma neanche per i partiti che sono stati delusi dal proprio risultato come Lega (8%) o Terzo polo di Azione e Italia Viva (7%).

Per alcuni partiti, però, l'ingresso in Parlamento non sarà possibile. Ci sono partiti minori, che avevano poche possibilità di entrare: tra questi lo scheriamento di sinistra radicale Unione popolare di Luigi De Magistris, ma anche Impegno civico di Luigi Di Maio, inserito nella coalizione di centrosinistra. O, ancora, Alternativa per l'Italia, la lista di Mario Adinolfi e Simone Di Stefano.

Ci sono stati, però, anche schieramenti che secondo gli ultimi sondaggi pubblicati avevano la speranza di superare la soglia di sbarramento: ad esempio +Europa, schieramento di Emma Bonino che si è fermato al 2,9%, e Italexit, partito di Gianluigi Paragone. Anche la lista Noi Moderati, inserita nel centrodestra, si è fermata sotto l'1% dei voti.

Cos'è la soglia di sbarramento per i partiti

Si tratta di una percentuale di voti minima da raggiungere, per poter mandare almeno una persona in Parlamento. La maggior parte delle leggi elettorali ne prevede una, perché se non ci fosse una soglia minima necessaria, sarebbe praticamente impossibile poter assegnare seggi a tutte le forze politiche che si presentano alle elezioni e ottengono almeno un voto.

Già nella prima legge elettorale della Repubblica italiana, approvata nel 1946 e modificata solo leggermente negli anni successivi, era necessario avere almeno 300mila voti per poter eleggere un proprio rappresentante. Con la legge chiamata Mattarellum, entrata in vigore nel 1993 e proposta dall'attuale presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il meccanismo di calcolo era piuttosto ma era comunque prevista una soglia del 4% dei voti da superare. Anche nella successiva legge elettorale, approvata ne 2005 e chiamata Porcellum, la soglia era del 4%.

Con l'attuale legge elettorale, detta Rosatellum, per i partiti che si presentano da soli la soglia di sbarramento da superare è del 3%. Tutti i partiti che hanno preso meno del 3% dei voti totali, quindi, in queste elezioni non potranno mandare un loro rappresentante alla Camera o al Senato.

La soglia di sbarramento per le coalizioni

Diversa è la questione per quanto riguarda le coalizioni. Le coalizioni sono gruppi di partiti che decidono di presentarsi insieme alle elezioni. Concretamente, questo significa che sulla scheda vengono indicati insieme, e in ogni collegio uninominale possono presentare un solo candidato per la coalizione, invece di averne uno per ogni partito.

Per le coalizioni si applica una soglia di sbarramento specifica. A prescindere dal risultato dei singoli partiti che la compongono, la coalizione nel suo insieme deve raggiungere almeno il 10% dei voti per avere dei rappresentanti alla Camera o al Senato.

Poiché sulla scheda elettorale è possibile votare per una lista in particolare, e quindi esprimere una preferenza per un partito della coalizione rispetto a un altro, è probabile che i partiti all'interno della coalizione avranno risultati diversi tra loro. Può essere che qualcuno dei partiti nella coalizione non raggiunga la soglia del 3% dei voti, prevista per i singoli partiti. In questo caso – che si è verificato con Noi Moderati, Impegno civico e +Europa – i candidati di quel partito nei collegi plurinominali non potranno essere eletti in Parlamento. Tuttavia, se il partito ha ricevuto almeno l'1% dei voti, questi vengono ripartiti tra gli altri componenti della coalizione che hanno superato lo sbarramento. A fermarsi sotto l'1% sono stati Impegno civico e Noi moderati.

La soglia di sbarramento nelle scorse elezioni

Nelle elezioni politiche del 4 marzo 2018, si votò con la stessa legge elettorale di oggi. Il partito con più voti fu il Movimento 5 stelle, che ricevette oltre il 32% dei voti. In quell'elezione, come in questa, si presentarono due coalizioni: quella di centrodestra, che prese il circa il 37% dei voti a livello nazionale, e quella di centrosinistra che prese circa il 23%.

In entrambi i casi, ci furono dei partiti all'interno della coalizione che presero meno del 3%: Noi con l'Italia per il centrodestra, e +Europa, Insieme e Civica popolare per il centrosinistra, oltre al Partito popolare sudtirolese. Tra le altre liste candidate, Liberi e uguali superò appena lo sbarramento con il 3,3% dei voti. Nessun altro partito riuscì a ottenere più del 3% dei voti.

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