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Perché l’Europa non metterà un tetto al prezzo del gas e cosa vuol dire per l’Italia

Al Consiglio europeo di questi giorni Mario Draghi è tornato ad insistere sulla necessità di fissare un tetto al prezzo del gas. Ma tutto è rimandato a ottobre, principalmente perché ci sono ancora molti Paesi, come l’Olanda, che sono contrari. Vediamo perché.
A cura di Annalisa Girardi
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In Italia da settimane ormai, se non da mesi, si parla di tetto al prezzo del gas. E al Consiglio europeo di questi giorni Mario Draghi era tornato ad insistere con gli altri Stati membri sulla necessità di fissare un prezzo massimo per far fronte al caro energia. Ma gli altri leader Ue hanno deciso di rimandare tutto al prossimo ottobre e, almeno per l'estate, non verrà messo alcun price cap al gas. Insomma, se ne parlerà solo fra diversi mesi, nonostante l'urgenza tanto sottolineata da Draghi. "Non mi aspettavo di poter fissare una data precisa, immaginavo il solito rinvio con un linguaggio un po' vago. Le cose si stanno muovendo ma non vengono da sole e subito: provo tutt'altro che delusione", ha tagliato corto in conferenza stampa. Per poi assicurare che se la situazione dovesse peggiorare in questi mesi verrà comunque convocato un Consiglio straordinario.

Chi non vuole il tetto al prezzo del gas e perché

Ma perché la discussione è stata rinviata? Come spesso avviene in Europa, lo stallo si crea per la distanza di posizione dei Paesi membri. Ci sono infatti diversi Stati che esprimono parecchi dubbi sulla possibilità di fissare un tetto massimo al prezzo. In primis l'Olanda. Amsterdam non è affatto convinta che un limite di questo tipo funzionerebbe, anzi. "Pensiamo che gli effetti negativi superino quelli positivi", ha detto il premier olandese Mark Rutte. La preoccupazione è che il Cremlino decida di tagliare ulteriormente le forniture, già drasticamente ridotte.

Chiaramente ci sono anche considerazioni più ampie da fare. Fissare un tetto al prezzo del gas vorrebbe dire dare il via libera a una linea maggiormente interventista all'Unione europea sul mercato. E creare quindi un precedente per altre situazioni emergenziali. I Paesi del Nord Europa, tra cui appunto l'Olanda, tendono invece a proteggere la piena liberalizzazione del mercato dell'energia, anche perché ne producono molta di più rispetto a quelli del Sud. "Non siamo contrari per principio – ha però precisato Rutte – ma pensiamo che potrebbe non funzionare come alcuni pensano".

Cosa significa questo per l'Italia

Insomma, la strada è ancora lunga e non è detto che dopo l'estate si arrivi a una posizione condivisa. Sicuramente il fatto che la Germania, dopo il taglio delle forniture da Mosca, abbia fatto scattare l'allarme sul gas potrebbe velocizzare le discussioni, ma per mesi ancora non ci sarà alcun tetto al prezzo del gas. Cosa vuol dire questo per l'Italia? "Tutte le previsioni e gli studi che ho visto finora danno un quadro per cui, grazie proprio alla ricerca di altri fornitori, dal punto di vista di volumi, siamo in una buona posizione. Gli stoccaggi stanno andando molto bene e la nostra dipendenza dal gas russo è stata ridotta dal 40% dell'anno scorso al 25% attuale. Noi siamo stati molto rapidi, abbiamo assicurato una rete di fornitori all'Italia e siamo ottimisti che questo possa compensare il gas russo entro un anno, un anno e mezzo", ha rassicurato Draghi.

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