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Decreto Aiuti

Perché il bonus 200 euro non risolverà i problemi economici degli italiani

Il governo ha appena approvato il bonus da 200 euro contro il caro vita per i redditi medio-bassi, ma la con l’aumento dei prezzi la durata della permanenza dell’assegno nelle tasche degli italiani sarà molto breve. Vediamo, conti alla mano, quanto dureranno i 200 euro e cosa ci pagheranno i cittadini, valutando effetti diretti e indiretti.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il bonus da 200 euro risolve tutti i nostri problemi? No, però senz’altro aiuta. Ma quanto? E soprattutto cosa ci si può fare? Ci sono aspetti diretti e indiretti che vanno considerati, ma partiamo dal principio. Il governo ha deciso di distribuire un assegno da 200 euro una tantum a tutti i lavoratori dipendenti, agli autonomi e ai pensionati al di sotto dei 35mila euro di reddito. E sembra che nelle prossime ore arriverà una modifica al decreto per estenderlo anche ai disoccupati. Dovrebbe arrivare a luglio, anche se non è ancora molto chiaro. L’operazione è finanziata con la tassa sugli extra-profitti delle grandi aziende energetiche, portata al 25% dal 10% già imposto in precedenza. L’intervento serve a sostenere i redditi medio-bassi in un periodo in cui l’inflazione sfiora i sette punti e i costi della vita continuano ad aumentare.

Quindi la domanda è, visti i rincari, cosa ci si fa con 200 euro? Secondo l’ultima indagine dell’Unione Nazionale Consumatori, basata sui dati dell’Istat di aprile, per una famiglia tipo il costo dei prodotti alimentari è salito mediamente di 373 euro in un anno. Significa 31 euro al mese di spesa in più, per comprare gli stessi identici prodotti. Nel dettaglio le voci che sono cresciute di più sono: 53 euro in più di spesa annua in verdure, 35 in frutta fresca, 29 in pollame, 22 in pane, 21 in pasta. Mettiamo che in questa famiglia tipo lavorino due persone, quindi 400 euro di bonus: 31 per 13 mesi fa 403 euro, il che significa che con questi soldi si può coprire il caro prezzi per poco più di un anno. Stiamo parlando, però, solo degli alimenti, del cibo.

Facciamo lo stesso calcolo sull'energia. Secondo i dati Arera nell’ultimo anno la bolletta media del gas è aumentata da 81 a 138 euro mensili, quella dell’elettricità da 43 a 82 euro. Più 57 euro al mese di gas, più 39 euro al mese di corrente. In totale sono 96 euro in più al mese di differenza rispetto a quanto si pagava prima. Qui il calcolo è semplice: in media in quattro mesi si finiscono i 400 euro semplicemente per pagare l’aumento delle bollette, neanche le fatture intere. Se uniamo il carrello alimentare al costo dell’energia ci vogliono, per una famiglia tipo, circa tre mesi per esaurire il bonus. E sappiamo bene che le spese e i rincari non finiscono qui – basti pensare al costo, aumentato nonostante il taglio delle accise, dei carburanti – ma sono solo esempi.

Ci sono da considerare, però, degli effetti indiretti. Se andiamo a riguardare i risultati del famoso bonus di 80 euro al mese del governo Renzi, è evidente dai dati che la misura ha aumentato i consumi. Così come, con provvedimenti del genere, aumenta la fiducia dei consumatori e diminuisce la tendenza a risparmiare. Il tutto con un impatto forte e ovviamente positivo sull’economia.

Il punto però non è questo. E anzi, proprio il bonus Renzi è esemplare di un problema enorme. Sono trent’anni che in Italia i salari sono completamente fermi. Non solo non sono cresciuti, ma non si sono neanche adeguati al costo della vita che è aumentato. È successo in tutti gli altri Paesi europei, tranne che da noi. Il punto è che il governo Draghi, pochi mesi fa ha approvato una riforma dell’Irpef iniqua che premia i redditi medio-alti. Misure come il bonus da 200 euro sono palliativi finché non si risolve un problema strutturale, ovvero l'aumento dei salari.

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