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Notizie sull'inchiesta sul Covid a Bergamo

Perché Giuseppe Conte e Roberto Speranza sono indagati per la gestione del Covid

L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza risultano indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dell’emergenza Covid nella provincia di Bergamo.
A cura di Annalisa Cangemi
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Oggi si è chiusa, dopo tre anni, l'inchiesta sulla gestione dell'emergenza Covid-19 nella bergamasca, allo scoppio della pandemia, nel marzo 2020. Gli indagati sono una ventina, e tra questi, secondo quanto è trapelato, ci sono anche l'ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte, oggi leader del M5s, e l'ex ministro della Salute Roberto Speranza.

Insieme a loro anche il governatore della Lombardia Attilio Fontana, l'ex assessore Giulio Gallera, il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli, oltre all'ex coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo, all'ex capo della Protezione civile Angelo Borrelli e aFrancesco Maraglino, ex direttore Ufficio 5 – Prevenzione delle Malattie trasmissibili e Profilassi internazionale. Gli avvisi di conclusione dell'indagine sono in via di notifica, e agli indagati potrebbero arrivare non prima di domani.

Le ipotesi di reato

Le ipotesi di reato sono di epidemia colposa, omicidio colposo plurimo e rifiuto di atti d'ufficio. Al centro delle indagine c'è il mancato adeguamento del piano pandemico e la mancata attivazione della zona rossa nella Val Seriana, dopo i primi contagi.

Le indagini della Guardia di Finanza hanno riguardato tre piani: uno strettamente locale, uno regionale e uno nazionale. Gli inquirenti si sono concentrati non solo sui morti – tra febbraio e aprile del 2020 nella Bergamasca si registrarono 6.200 morti in più rispetto alla media dello stesso periodo degli anni precedenti – e sul caso dell'ospedale di Alzano chiuso e riaperto nel giro di poche ore. Ma soprattutto hanno approfondito la mancata mancata istituzione di una zona rossa uguale a quella disposta nel Lodigiano – in un territorio che aveva un numero di contagi comparabile a quello del lodigiano, che venne invece subito sigillato – e poi il mancato aggiornamento del piano pandemico, fermo al 2006, e l'applicazione di quello esistente che, anche se obsoleto, avrebbe potuto contenere la diffusione del Covid.

Il 23 febbraio, due giorni dopo il ‘paziente 1' di Codogno, vengono accertati i primi due casi al ‘Pesenti Fenaroli' di Alzano Lombardo. L'ospedale viene subito chiuso per poi riaprire poche ore dopo senza ragione, è l'ipotesi da cui muove l'accusa, e senza essere sanificato.

Riguardo alle omissioni, come ha sottolineato Crisanti nella sua consulenza in base a un modello matematico, se fosse stata istituita la zona rossa in Val Seriana, al 27 febbraio i morti sarebbero stati 4.148 in meno e al 3 marzo 2.659 in meno.

Gli atti su Conte e Speranza trasmessi al Tribunale dei ministri

Le posizioni dell'ex premier Giuseppe Conte e dell'allora ministro della Salute Roberto Speranza saranno trasmesse al Tribunale dei ministri, che dovrà valutare gli atti a loro carico. Nel caso vi sia un'indagine a carico di un ministro, la materia è disciplinata direttamente dall'articolo 96 della Costituzione e competente a giudicare in tema è appunto il Tribunale dei ministri.

"Questo ufficio di Procura in data 20 febbraio – scrive il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani in un comunicato – ha concluso le indagini nei confronti di 17 persone che, a vario titolo, hanno gestito la risposta alla pandemia da Covid 19″. Le indagini, condotte dalla Guardia di Finanza di Bergamo, "sono state articolate, complesse e consistite nell'analisi di una rilevante mole di documenti acquisiti e/o sequestrati, sia in forma cartacea che informatica, presso il Ministero della Salute, l'Istituto Superiore di Sanità, il Dipartimento della Protezione civile, Regione Lombardia, Ats, Asst, l'ospedale Pesenti-Fenaroli di Alzano Lombardo, nonché di migliaia di mail e di chat telefoniche in uso ai soggetti interessati dall'attività investigativa, oltre che nell'audizione di centinaia di persone informate sui fatti, attività questa alla quale hanno partecipato anche in prima persona i Pm delegati".

Un'attività che, ribadisce il procuratore, "è stata oltremodo complessa sotto molteplici aspetti e ha comportato altresì valutazioni delicate in tema configurabilità dei reati ipotizzati, di competenza territoriale, sussistenza del nesso causalità ai fini dell'attribuzione delle singole responsabilità, e ha consentito innanzitutto di ricostruire i fatti così come si sono svolti a partire dal 5 gennaio 2020".

Da quanto si è saputo, Fontana e Gallera, anche attraverso i loro legali, non hanno al momento ricevuto alcun atto riguardante la chiusura dell'inchiesta della Procura di Bergamo anche a loro carico. Non ci sarebbe stata alcuna comunicazione formale da parte dei pm sul fatto che siano indagati. Entrambi erano stati sentiti come testimoni nell'indagine.

La reazione di Conte

"Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l'inchiesta di Bergamo. Anticipo subito la mia massima disponibilità e collaborazione con la magistratura. Sono tranquillo di fronte al Paese e ai cittadini italiani per aver operato con il massimo impegno e con pieno senso di responsabilità, durante uno dei momenti più duri vissuti dalla nostra Repubblica", ha commentato in una nota il presidente M5S Giuseppe Conte.

La reazione di Speranza

"Apprendo dalle agenzie di stampa notizie riguardanti l'inchiesta di Bergamo. Ho sempre pensato che chiunque abbia avuto responsabilità nella gestione della pandemia debba essere pronto a renderne conto. Io sono molto sereno e sicuro di aver sempre agito con disciplina ed onore nell'esclusivo interesse del Paese. Ho piena fiducia come sempre nella magistratura", ha detto l'ex ministro della Salute Roberto Speranza interpellato dall'Adnkronos.

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