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Perché è aumentato così tanto il prezzo della pasta: il governo convoca la commissione d’allerta

Convocata la Commissione di allerta rapida per monitorare i prezzi: quello della pasta è aumentato del 17,5% in un anno, mentre il costo del grano scendeva. Per le aziende del settore, il motivo è che la pasta sugli scaffali adesso è stata prodotta mesi fa, quando grano ed energia costavano di più.
A cura di Luca Pons
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A marzo 2023, il prezzo della pasta era più alto in media del 17,5% rispetto a un anno prima. Un dato apparentemente difficile da spiegare, dato che nello stesso periodo il costo del grano duro è sceso, mentre l'energia e altri fattori necessari per la produzione hanno visto delle oscillazioni, ma non così grandi. Complessivamente, l'inflazione è aumentata di poco più della metà rispetto al prezzo della pasta nello stesso periodo.

Così, il governo ha deciso di intervenire: il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha dato mandato al Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo, di convocare la Commissione di allerta rapida per comprendere meglio la dinamica che ha portato questi aumenti. Per la Commissione è la prima convocazione da quando è nata, a marzo di quest'anno, con il decreto Trasparenza sul prezzo dei carburanti. La riunione è stata fissata per giovedì 11 maggio alle 14.30. Al tavolo ci saranno tra gli altri, anche dei rappresentanti delle amministrazioni coinvolte, associazioni di categoria e di consumatori, e autorità competenti sulla gestione dei prezzi.

Il governo pensa a un taglio dell'Iva su beni alimentari prima necessità

Il ministro dell'Agricoltura Lollobrigida, interrogato in Senato, ha detto che le quotazioni del grano vengono monitorate ogni settimana per limitare le possibilità di "speculazione", che è "la prima cosa da contrastare". Il ministro ha anche dichiarato l'intenzione di "riattivare quanto prima laCommissione sperimentale nazionale per il grano duro, non escludendo di procedere alla costituzione di una Commissione unica nazionale, per rafforzare il dialogo tra gli attori della filiera e per la formazione di un prezzo condiviso a livello nazionale".

Il sottosegretario alle Imprese, Massimo Bitonci, si è detto soddisfatto per la convocazione della Commissione di allerta rapida: "In alcune città il prezzo il prezzo sfiora i 2,5 euro al kg, questo non è sostenibile per le nostre famiglie, ancor meno per quelle a basso reddito. La pasta è l'alimento pilastro della dieta mediterranea, uno dei prodotti Made in Italy più venduti al mondo. L'11 maggio si dovrà discutere anche di proposte che possano sostenere i consumatori. Un taglio dell'Iva su questi prodotti potrebbe essere un'iniziativa da intraprendere con urgenza".

La spiegazione dei pastai: "Sugli scaffali ora c'è pasta prodotta quando i costi erano più alti"

Riccardo Felicetti, rappresentante dei pastai nell'Unione italiana food, ha respinto l'accusa che siano le aziende ad aumentare i prezzi: "Siamo sempre stati dalla parte dei consumatori e continueremo a farlo", ha detto, ricordando che il prezzo della pasta "dipende da molti fattori. Il grano ha prezzi troppo fluttuanti e non è l'industria della pasta a determinare il prezzo del grano duro, a farlo è il mercato globale con meccanismi e quotazioni internazionali".

È vero che a marzo il prezzo era più basso di un anno fa, ma "c'è da ricordare che la pasta oggi a scaffale è stata prodotta mesi fa, con grano duro acquistato alle quotazioni del periodo ancora precedente e con i costi energetici del picco di crisi". In più, ci sono "il costo della trasformazione in semola, quello energetico, del packaging, della logistica e dei vari passaggi della filiera".

Da parte sua, Coldiretti ha ricordato che il grano duro per la pasta viene pagato oggi in Italia circa 36 centesimi al chilo, ad un valore che non copre i costi di produzione, ed è inferiore di oltre il 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre il prezzo della pasta è aumentato circa il doppio dell'inflazione La situazione sarebbe quindi "un'anomalia su cui è bene fare chiarezza".

In quali città cosa di più la pasta: la classifica di Assoutenti

L'associazione di consumatori Assoutenti ha stilato una mappa del caro-pasta, segnalando i capoluoghi in cui il prezzo è più alto e più basso. Al primo posto c'è Ancona, con 2,44 euro al chilo, seguita da Modena (2,41 euro al chilo), Cagliari (2,40 euro al chilo), Bologna (2,39 euro al chilo) e Genova (2,38 euro al chilo).

Al contrario, i prezzi sono più contenuti a Cosenza, con 1,48 euro al chilo. Ci sono poi Palermo e Siracusa (1,50 euro). Rispetto a un anno fa, la crescita record è stata a Siena, dove gli aumenti sono stati di 1,37 euro al chilo in dodici mesi. Il prezzo medio, a livello nazionale, risulta essere di 2,13 euro al chilo, secondo Assoutenti.

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