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Oggi il faccia a faccia con Meloni sulle riforme, cosa proporranno Pd, M5s e Terzo polo

È il giorno del confronto tra Giorgia Meloni e i leader dell’opposizione sulle riforme costituzionali. La minoranza non ha una posizione condivisa: Italia viva e Azione hanno aperto all’elezione diretta del presidente del Consiglio, mentre Pd e M5s sembrano preferire un modello alla tedesca.
A cura di Luca Pons
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Dopo giorni di anticipazione e dibattito, oggi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni incontrerà i rappresentanti dei partiti di opposizione per un confronto sulle riforme costituzionali. Le riunioni si terranno a Montecitorio, sede della Camera. Si parte alle 12.30 con il Movimento 5 stelle, nella cui delegazione sarà presente anche Giuseppe Conte. E si chiude alle 18.30 con l'ultimo vertice, quello con il Pd: qui ci sarà il primo faccia a faccia della presidente del Consiglio con Elly Schlein, che ieri ha riunito la segreteria del partito per concordare una linea.

La linea del governo: se si arriva al muro contro muro, avanti da soli

Negli scorsi giorni, il governo ha chiarito la sua posizione più volte: se si troverà un accordo, bene, se invece le opposizioni diranno di no la maggioranza andrà avanti da sola. "Io offro massima disponibilità se c’è disponibilità, ma non accetto atteggiamenti aventiniani o dilatori", ha ribadito ancora ieri ad Ancona Giorgia Meloni. "Non arrivo con una mia ricetta o un mio modello", ha aggiunto – un possibile riferimento al fatto che il presidenzialismo potrebbe non essere il punto di arrivo di questa riforma – ma "gli obiettivi vanno raggiunti". E ancora: "Vorrei fare una riforma il più possibile condivisa, ma io la faccio comunque perché il mandato l'ho ricevuto dal popolo italiano".

Stesso tono da Matteo Salvini ("Ascoltiamo, sperando che ci sia la voglia di dialogare e che non ci siano dei no pregiudiziali" perché "in questi mesi c’è stata un'opposizione che dice ‘no' a tutto") . Anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, oggi sarà al tavolo: "Speriamo che non ci sia un muro contro muro. Se ci sarà un ‘niet', chiaramente andremo avanti da soli, ma questo non è il nostro obiettivo". E infine Antonio Tajani, che già nel fine settimana aveva lanciato la linea dura e ieri ha commentato: "Le riforme le vogliamo fare con tutti, ma se poi le opposizioni si dividono, come facciamo?".

Quali sono le proposte dei partiti dell'opposizione

Da parte della maggioranza, la proposta iniziale è quella di una riforma presidenziale che porti all'elezione diretta del capo dello Stato (il presidente della Repubblica) o del capo del governo (il presidente del Consiglio). L'eventuale riforma entrerebbe in vigore solo nel 2029, alla fine del mandato di Sergio Mattarella. Il margine concesso alle opposizioni sarebbe questo: elezione diretta del presidente della Repubblica, oppure premierato (che Tajani ha definito "l'opzione più gradita alle forze politiche), o anche una sorta di semipresidenzialismo alla francese. I partiti dell'opposizione, invece, porteranno posizioni diverse.

I più vicini alle posizioni del governo sono stati gli esponenti di Azione e Italia viva, l'ormai ex Terzo polo che però al confronto si presenterà insieme. Oggi Maria Stella Gelmini (Azione) ha detto a Repubblica che il punto di compromesso "potrebbe essere il premierato", perché "il tema è come assicurare governi duraturi e ciò si può raggiungere con l’indicazione del presidente del Consiglio da parte degli elettori o con meccanismi come la sfiducia costruttiva", insieme al monocameralismo.

Matteo Renzi, fondatore di Italia viva, ha dichiarato alla Stampa che "le riforme costituzionali servono" e che il suo partito è "favorevolissimo all'elezione del premier. Se non stabiliamo un rapporto diretto tra cittadino e politico, continuiamo ad allargare il gap di rappresentanza. Questa idea che il capo del governo debba non essere eletto denota una sfiducia nei confronti degli elettori che rafforza chi non crede più nella democrazia". In particolare, "nominare e revocare i ministri è il minimo sindacale di qualsiasi riforma che dia più poteri all’inquilino di Palazzo Chigi".

Decisamente più scettico il Partito democratico, contrario alle ipotesi di elezione diretta. Il compromesso si potrebbe trovare su una riforma meno radicale che dia più poteri al presidente del Consiglio. Alle scorse elezioni politiche, il programma del Pd prevedeva anche di "rafforzare e razionalizzare la forma di governo parlamentare". Questo si tradurrebbe in una proposta vicina a quella del cancellierato tedesco, con un capo del governo che abbia maggiori poteri. Alla segreteria, comunque, Elly Schlein ha ribadito che la riforma della Costituzione non è "la priorità del Paese", dato che ci sono temi come il lavoro, i migranti e la sanità, da cui il governo cerca di distogliere l'attenzione ma su cui ha fatto delle "scelte scellerate".

Infine, il Movimento 5 stelle si è detto contrario a una forma simile al presidenzialismo statunitense, o al semipresidenzialismo della Francia. Giuseppe Conte ha anche dichiarato che si opporrà alle opzioni che prevedono un'elezione diretta del presidente del Consiglio, perché indebolirebbero il presidente della Repubblica. Conte ha comunque concordato sulla necessità di dare più stabilità al sistema. In questo caso, con una proposta non molto distante da quella del Pd, si potrebbe convergere su un modello alla tedesca. Rafforzando i poteri del capo del governo (ad esempio permettendogli di revocare i ministri) e rinunciando all'elezione diretta. Se la maggioranza si opponesse a questa linea, però, l'alternativa resteranno i passaggi in Aula e, infine, un referendum per approvare o bocciare la riforma.

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