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Naufragio in Libia, Meloni: “Abbiamo fatto il possibile, chi attacca governo calunnia l’Italia intera”

“Per fini politici si finisce per calunniare l’Italia intera che da sola affronta questo dramma, spesso anche per conto delle altre nazioni”: lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, rispondendo a un’interrogazione alla Camera sul naufragio avvenuto una settimana fa in Libia in cui hanno perso la vita trenta migranti.
A cura di Annalisa Girardi
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Giorgia Meloni, prendendo la parola alla Camera, ha spiegato come sono andate le cose per quanto riguarda il naufragio di una settimana fa davanti alle coste libiche in cui hanno perso la vita trenta migranti. "Il tragico naufragio davanti alla Libia si è svolto in area Sar di responsabilità libica ed è stato inizialmente coordinato dalle autorità di Tripoli. L'Italia ha poi assunto il coordinamento una volta ricevuta la comunicazione dell'impossibilità, da parte delle autorità libiche di impiegare mezzi, e su esplicita richiesta delle stesse. Significa che l'Italia non solo è intervenuta, ma che lo ha fatto in acque che non erano di sua competenza".

Per poi proseguire affermando di aver ben chiaro perché il governo venga chiamato in causa in vicende di questo tipo, e citando le parole del capo della centrale operativo della Guardia costiera Gianluca D'Agostino. Il quale ha spiegato che da un punto di vista tecnico si possa entrare in zona Sar libica, essendo acque internazionali, ma da un punto di vista normativo sia l'autorità competente a dove operare nel coordinamento dei soccorsi. In questo caso, la Libia.

Meloni spiega cosa è accaduto prima del naufragio in Libia

"Quando abbiamo capito che la Guardia costiera libica non sarebbe intervenuta abbiamo assunto il coordinamento anche se sarebbe toccato a Malta", ha aggiunto Meloni. "Le nostre unità Sar non potevano partire perché non avevano l'autonomia per andare e tornare in sicurezza. Quelle che potevano farlo sarebbero sopraggiunte dopo 20 ore di navigazione perché impegnate in altri soccorsi nello Jonio", ha poi proseguito.

E ancora: "Per questo abbiamo chiesto aiuto alle navi mercantili, che negli ultimi decenni sono intervenute in moltissimi casi analoghi". Meloni ha quindi aggiunto, sempre citando il capitano D'Agostino: "Tutte le norme sono state applicate. Quelle che ci sono oggi c'erano anche ieri".

"Per fini politici si finisce per calunniare l'Italia intera che da sola affronta questo dramma, spesso anche per conto delle altre nazioni, offrendo strumenti a chi vuole scaricare tutto il peso del problema su di noi invece di assumersi le proprie responsabilità. Finché ci saranno partenze su barche in pessime condizioni ci saranno perdite di vita. Dobbiamo combattere i trafficanti e investire sulle rotte vie legali. Questo sta facendo il governo, la nostra coscienza è a posto. Spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sulla mafia degli scafisti possa dire lo stesso", ha concluso la presidente del Consiglio.

Contrastare i trafficanti e il piano Mattei per l'Africa

Meloni ha poi risposto a un'interrogazione anche riguardo all'azione del governo sul contrasto ai traffici di esseri umani. "L'immigrazione di massa è un fenomeno di portata amplissima, che riguarda ovviamente la vita dei migranti ma anche la sicurezza dei nostri cittadini. Il governo non ha intenzione di piegarsi alle visioni dei potenti che vorrebbero un mondo privo di confini nazionali in nome di un indefinito diritto a migrare", ha detto la leader di Fratelli d'Italia.

"Contrasteremo con fermezza il traffico di esseri umani e l'immigrazione illegale", ha proseguito affermando la necessità di coinvolgere anche gli altri Paesi Ue. "Nelle prossime settimane chiederemo risposte immediate di sostegno in favore dei Paesi del Nordafrica, in primis la Tunisia che sta vivendo una crisi profonda che potrebbe avere gravi conseguenze anche per l'Italia".

Meloni ha quindi citato il piano Mattei per l'Africa, per il "diritto a non emigrare". E quindi ha concluso: "Non accettiamo il ricatto di scafisti che usano i migranti come scudi umani per i propri traffici. Non intendiamo più far decidere a questi criminali chi può entrare in Italia. È l'unica strada per fermare le morti in mare e garantire la sicurezza di chi sta in Italia".

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