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Mozione di sfiducia a Conte: Meloni vuole dare una spallata al governo ma FI e Lega la lasciano sola

La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni rilancia l’ipotesi di una mozione di sfiducia a Conte: “Una mozione accelera la crisi, se è davvero in atto, perché a noi potrebbero aggiungersi altre forze che si dicono scontente. Ma se invece alla fine la maggioranza, Renzi compreso, tornasse a riunirsi nel nome della distribuzione delle poltrone, metteremo comunque fine alla pagliacciata in atto”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Mentre si avvicina in Parlamento la resa dei conti tra Conte e Renzi sul Recovery plan, la leader di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni, in un'intervista al Corriere della Sera rilancia la sua proposta di far uscire allo scoperto, con una mozione di sfiducia a Conte, chi ha davvero intenzione di staccare la spina all'attuale governo, e chi invece cerca di tenerlo in vita, evitando così le elezioni. Meloni spera da una parte di smascherare il bluff di Renzi, e dall'altra vuole verificare se Forza Italia stia davvero accarezzando l'idea di far parte di un eventuale Conte ter.

L'idea di una mozione di sfiducia a Conte, con la quale Meloni avrebbe voluto coinvolgere anche Italia viva, è stata però accolta con freddezza dai suoi alleati di centrodestra. Secondo la Lega anzi la mozione sarebbe solo un modo per tenere il premier al suo posto, perché servirebbe solo a ricompattare la maggioranza.

Silenzio da Forza Italia. Dagli azzurri è arrivato solo un commento da parte del senatore Renato Brunetta, pubblicato sul suo blog sull'Huffington Post, in cui l'ex ministro auspica la nascita di una coalizione sul modello ‘Ursula', cioè una coalizione che metta insieme Forza Italia e le altre forze filo europee che sostengono la Commissione guidata da Ursula von der Leyen, ovvero Pd, M5s e Leu.

I retroscenisti parlano di possibili contatti di Berlusconi e Salvini con Matteo Renzi, circostanza smentita seccamente oggi dal fondatore di Italia viva. Nelle scorse settimane si era invece discusso di un possibile esecutivo ponte, di un governo di transizione di cui avrebbe potuto far parte Salvini, mettendo insieme renziani ed ex M5s, per nulla contenti di un eventuale prova alle urne, con cui rischierebbero di perdere la poltrona.

Sulla mozione di sfiducia a Conte, Meloni ribadisce: "credo che i miei alleati stiano ancora riflettendo, propongo di farlo insieme. Una mozione non rafforza affatto Conte. Anzi, accelera la crisi, se è davvero in atto, perché a noi potrebbero aggiungersi altre forze che si dicono scontente. Ma se invece alla fine la maggioranza, Renzi compreso, tornasse a riunirsi nel nome della distribuzione delle poltrone, metteremo comunque fine alla pagliacciata in atto. La nostra gente ci chiede di mandar via questo governo e di tentare ogni strada possibile. Proviamoci", spiega.

Quella delle urne per la leader di Fratelli d'Italia resta l'unica via percorribile: "Per noi rimane la strada naturale, e se anche il resto dell’opposizione è d’accordo, il momento per agire è ora. Tra sei mesi si apre il semestre bianco e diventa impossibile sciogliere le Camere".

Meloni non pensa comunque a un eventuale appoggio esterno: "Non è che per risolvere il problema di un inciucio se ne debba per forza fare un altro. Sono d’accordo con Mattarella che ‘va cambiato ciò che c’è da cambiare', ma secondo me quello che va cambiato è questo Parlamento, non in grado di gestire la crisi non potendo esprimere una maggioranza coesa. In ogni caso, una cosa per volta. Cominciamo mandando a casa Conte, se c’è una possibilità. Se non c’è, tanto vale almeno mettere fine a questo balletto vergognoso".

Rinnova quindi la disponibilità di FdI a collaborare in Parlamento ma esclude la possibilità che possa entrare a far parte di un esecutivo di transizione: "Non farei mai il ministro in un governo del quale fossero parte organica forze di sinistra, M5S, Pd, Leu, Renzi. Ma non ho bisogno di fare il ministro per dare una mano all'Italia, lo abbiamo già dimostrato in passato, votando ad esempio i decreti sicurezza o il taglio dei parlamentari".

"Non credo che l'ipotesi-Draghi sia in campo – aggiunge – In ogni caso, trovo inutile mettersi a fare ipotesi di qualunque tipo se non si sa con quale scenario si ha a che fare. È una discussione lunare. Quando e se ci sarà una proposta, la giudicheremo nel merito. La nostra stella polare rimane la volontà degli italiani".

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