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Migranti, Picierno: “Meloni ora chiede una soluzione all’Ue, ma per anni si è opposta alle riforme”

Pubblichiamo una lettera aperta scritta dalla vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, sul tragico naufragio avvenuto lunedì scorso a Crotone, in cui ribadisce come l’intervento europeo nella gestione delle politiche migratorie non possa avvenire senza l’accordo di tutti gli Stati membri. Ma alcuni, sottolinea Picierno, non fanno che ostacolare qualsiasi proposta sul tavolo.
A cura di Redazione
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di Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo

Il terribile naufragio avvenuto al largo delle coste di Crotone fa riemergere un dibattito oramai aperto da quasi un decennio classificato in modo superficiale da molti come emergenza senza mai, purtroppo, affrontarlo con una visione a lungo termine. Pensare di fermare il fenomeno migratorio bloccando i migranti sulle altre sponde del Mediterraneo rimane una narrativa semplicistica e disumana che non affronta le radici del fenomeno e non fornisce risposte concrete né ai migranti né ai cittadini. Finché non si affronteranno le piaghe della povertà, guerre, instabilità e fame, continueremo ad assistere a simili disgrazie.

La vicenda migratoria che affligge il nostro Mediterraneo può essere fronteggiata solo attraverso la completa approvazione di strumenti europei comuni, come il patto per la migrazione e l’asilo e un meccanismo di redistribuzione in tutta l’Unione. Alla presidente del Consiglio che dichiara nella sua lettera che serve una politica unica europea sui rifugiati, voglio ricordare che per anni la stessa presidente e alcuni degli attuali ministri predicavano improbabili blocchi navali, affondamenti delle navi Ong e si opponevano ai nuovi criteri di gestione del fenomeno migratorio.

Gli egoismi nazionali e i Paesi a guida sovranista hanno creato uno stallo che oggi i migranti pagano con la loro vita. Non si può accusare l’Unione Europea del dramma migratorio se al contempo ci si è opposti a tutti i meccanismi di ricollocazione, corridoi umanitari e soccorsi in mare, criminalizzando i soccorritori e generando un clima criminogeno che favorisce l’illegalità e l’immigrazione clandestina.

La questione credo debba essere posta con forza in sede europea e internazionale. Come rappresentante del Parlamento europeo presso l’Assemblea parlamentare per l’Unione del Mediterraneo, il tema è al centro della nostra agenda. L’Unione ha stabilito principi solidi su cui articolare le politiche migratorie, ma la questione prioritaria, irrisolta, resta quella di agire secondo il principio di una maggiore solidarietà. L’assenza di regole omogenee evidenzia un fatto con cui dobbiamo fare i conti: e cioè che il cosiddetto sistema Dublino è anacronistico e grava soprattutto sugli Stati di frontiera. Sin dal 2016 il Parlamento europeo ha evidenziato questa mancanza e ha proposto misure concrete per un'accoglienza più inclusiva, omogenea e solidale.

Tuttavia, ci siamo scontrati con forti resistenze da parte di alcuni stati membri e alcune fazioni politiche che hanno fatto naufragare quasi ogni proposta sul tavolo.

Ora che i partiti politici i cui alleati in Europa hanno sempre osteggiato la soluzione a questo fenomeno devono fare i conti con una situazione fomentata dalle loro posizioni ideologiche.

È ingenuo pensare di lasciare la gestione dei flussi migratori esclusivamente nelle mani degli Stati membri. Solidarietà, coordinamento e una gestione propriamente europea sono quanto mai necessari per conseguire politiche migratorie europee comuni, umane, giuste e all’altezza delle sfide che oggigiorno ci troviamo ad affrontare.

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