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Migranti, la Life support sbarca a Brindisi: la prima a scendere è una donna incinta di sette mesi

La Life support, nave di Emergency, è sbarcata a Brindisi dopo tre giorni di navigazione e le 105 persone migranti che aveva soccorso sono scese a terra. Tra di loro una donna incinta al settimo mese, un bambino di due anni e un sedicenne che era in Libia per tentare la traversata da tre anni.
A cura di Luca Pons
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La nave Life support, della Ong Emergency, questa mattina ha fatto attracco al porto di Brindisi e ha completato lo sbarco delle 105 persone che trasportava. Le aveva salvate su un gommone di dodici metri in avaria in acque internazionali al largo della Libia, nella notte tra il 6 e il 7 marzo .

La prima persona a lasciare la nave è stata una donna incinta al settimo mese di gravidanza. Secondo quanto la donna ha raccontato ai soccorritori, è fuggita dal suo Paese dopo essere rimasta vedova e senza altri legami, per costruire un futuro in Europa per se stessa e per il suo bambino, evitando gli abusi che inevitabilmente sarebbero arrivati rimanendo nel suo Paese di origine.

Prima dello sbarco, i medici dell'Ufficio di sanità marittima sono saliti sulla barca per dei controlli. In totale, dalla Life support sono scesi cinquantanove uomini, sedici donne, ventiquattro minori non accompagnati e sei minorenni con un accompagnamento. I bambini una volta scesi a terra hanno ricevuto alcuni giocattoli in regalo. Il più piccolo di loro ha due anni. Un sedicenne non accompagnato, secondo quanto ha riferito Emergency, era in Libia da tre anni e aveva tentato la traversata più volte, venendo riportato indietro ogni volta.

Tra le 105 persone sbarcate ci sono sette famiglie, le nazionalità di chi si trovava a bordo sono molto varie: Nigeria, Gambia, Costa d'Avorio, Guinea Conakry, Sudan, Camerun, Mali, Mauritania, Sierra Leone, Chad, Eritrea, Burkina Faso. Il comandante della nave, Domenico Pugliese, ha detto che tutte le persone quando sono state soccorse erano in buone condizioni, ma che portavano "sul proprio corpo i segni del periodo trascorso in Libia". Tutte le persone sbarcate saranno smistate seguendo il piano di riparto previsto dal ministero dell'Interno, mentre i trenta minorenni andranno in strutture dedicate.

Il racconto di Life support a Fanpage.it: "La disperazione che hanno vissuto è evidente"

Life support ha raccontato a Fanpage.it la situazione delle persone soccorse nella notte tra il 6 e il 7 marzo: "Ci sono molte persone con ustioni, dovute alla miscela di acqua salata e benzina, che spesso si forma in questi gommoni", ha detto il capo missione Sar di Emergency, Emanuele Nannini. "Anche se i migranti non hanno ferite fisiche è evidente la disperazione che hanno vissuto".

I naufraghi "non avevano i giubbotti salvagente, nemmeno i bambini li avevano, perché avrebbero comportato un costo extra. L'imbarcazione era proprio stracarica, oltre 100 persone su un gommone di una decina di metri, era una scena abbastanza scioccante. I tubolari erano quasi sgonfi da un lato, il gommone stava per assumere una forma di V, perché stava per cedere sul centro", ha raccontato Nannini.

Una situazione non molto diversa da quella del naufragio di Cutro: "Tutti noi avevamo in mente le immagini di Cutro. Anche per questo eravamo molto felici di essere arrivati in tempo questa volta, perché il destino di queste persone sarebbe stato assolutamente lo stesso delle vittime del naufragio di Crotone, se non ci fossimo stati noi non ci sarebbe stato nessun altro a salvarli".

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