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Migranti, da 19 Stati ok a meccanismo di solidarietà: cosa dice l’accordo (firmato anche da Italia)

Sedici Paesi Ue, più Norvegia, Svizzera e Liechtenstein, si impegnano ufficialmente ad attuare un “meccanismo di solidarietà volontario, semplice e prevedibile” per la gestione dei flussi migratori.
A cura di Annalisa Cangemi
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Raggiunto un accordo temporaneo in Europa per l'accoglienza dei migranti. Oggi i ministri responsabili per le questioni migratorie di sedici paesi Ue (Germania, Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania) e Norvegia, Svizzera e Liechtenstein, hanno firmato una lettera in cui si impegnano ad adottare un meccanismo di redistribuzione dei migranti.

Si tratta della dichiarazione ribattezzata Malta 2.0 annunciata a Lussemburgo allo scorso Consiglio Ue Giustizia e affari interni. Come recita il documento nel titolo, il documento è un "primo passo nella graduale attuazione del Patto europeo su migrazione e asilo: modus operandi di un meccanismo di solidarietà volontaria".

I 19 Paesi in pratica hanno adottato una dichiarazione per attuare un meccanismo temporaneo di solidarietà, con l'obiettivo di dare una risposta alle difficoltà migratorie degli Stati membri di primo ingresso che si affacciano sul Mediterraneo. Il meccanismo prevede una forma di ricollocamento (cioè la presa in carico in uno Stato membro di richiedenti asilo già registrati in un paese di primo ingresso). E per quei paesi che non intendono fare la propria parte in questa modalità ci saranno altri contributi, finanziari o di personale per la gestione dei confini.

Viene assicurato l'impegno ad "attuare un meccanismo di solidarietà volontario, semplice e prevedibile volto a fornire agli Stati membri più colpiti dai flussi migratori nel bacino del Mediterraneo e a quelli più sotto pressione, anche sulla rotta dell'Atlantico occidentale, assistenza adeguata alle loro esigenze da parte di altri Stati membri oltre al sostegno europeo, proponendo ricollocazioni (metodo privilegiato di solidarietà) e contributi finanziari".

In particolare, "le ricollocazioni devono applicarsi in via prioritaria agli Stati membri che affrontano gli sbarchi dei migranti a seguito di operazioni di ricerca e soccorso in mare sulla rotta del Mediterraneo occidentale e dell'Atlantico, nonché di altre situazioni per tenere conto dell'attuale situazione a Cipro o dei possibili sviluppi nelle isole greche".

Le delocalizzazioni devono essere offerte in via prioritaria alle persone bisognose di protezione internazionale, a partire dai soggetti più vulnerabili. Inoltre, sarà definito un volume totale annuo di ricollocazione per garantire la prevedibilità del meccanismo e ogni Stato membro che contribuisce dovrebbe presentare un impegno di ricollocazione con un obiettivo indicativo di ricollocazione stabilito sulla base della sua popolazione e del suo Pil, pur mantenendo la possibilità di superare tale quota. In caso di pressione sproporzionata su uno Stato membro e sul suo sistema di accoglienza, a causa di flussi secondari, il Paese in questione dovrebbe poter far presente tale situazione, il suo impegno di ricollocamento dovrebbe essere riconsiderato. Se lo Stato volontario sceglie invece il contributo finanziario diretto, sarà la Commissione a determinare a quali Stati membri dovrebbe essere versato il contributo finanziario.

"Ci impegniamo, quando uno Stato membro sceglie volontariamente di partecipare alla solidarietà collettiva non mediante ricollocazione ma mediante un contributo finanziario a uno Stato membro beneficiario o a progetti in Paesi terzi che possono avere un impatto diretto sui flussi frontalieri al di fuori dell'Ue", si specifica ancora nel documento.

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