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Opinioni

Mentre il Rdc è sotto attacco in Italia, in Europa si parla di reddito universale garantito

Durante la prima sessione della Conferenza per il Futuro dell’Europa uno dei temi ricorrenti che è emerso è quello di un reddito di base garantito in tutta l’Unione europea. È emersa l’idea un reddito minimo universale garantito debba essere la base per poter costruire un’economia più forte, la quale deve essere in quanto tale più inclusiva ed equa. Una retorica lontanissima da quella che invece in Italia riguarda il Reddito di cittadinanza.
A cura di Annalisa Girardi
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Mentre in Italia continuano le polemiche sul Reddito di cittadinanza, in Europa si parla di reddito di base universale. E c'è un abisso tra il linguaggio che si usa nel nostro Paese per parlare della misura, fortemente voluta dal Movimento Cinque Stelle durante il primo governo di Giuseppe Conte, e le parole con cui nel dibattito europeo si discute di sostegno economico minimo a tutti i cittadini. Quante volte nel nostro Paese abbiamo sentito criticare la misura da parte di chi sostiene che crei solo "giovani da divano" e "sussidistan"? Un gergo tutto italiano e distante anni luce da quello che si ascolta invece tra le mura del Parlamento europeo, dove ci troviamo in questi giorni e dove 200 cittadini dai diversi Stati membri stanno partecipando alla Conferenza sul Futuro dell'Europa per discutere delle priorità e delle sfide che deve affrontare l'Unione.

Durante questa prima sessione, convocata a Strasburgo, si è chiesto ai cittadini di riflettere e discutere su vari temi, per poi produrre delle conclusioni che verranno recepite dalla plenaria. Uno dei principali argomenti trattati è stato quello economico. Si è cioè chiesto ai partecipanti di analizzare le possibili vie per costruire un'economia europea più forte. E una questione ricorrente, sia durante il vertice di questo fine settimana che nella piattaforma digitale dedicata e aperta a tutti i cittadini europei, è stata proprio quella del reddito di base incondizionato in tutta l'Unione europea. È emersa l'idea che sostenere gli individui più svantaggiati non sia solo fondamentale per il buon funzionamento dell'Unione, ma che allo stesso tempo sia un tassello importante che possa favorirne ulteriormente lo sviluppo.

In Italia invece, il Reddito di cittadinanza è tornato al centro delle polemiche sin dai primi giorni della formazione del nuovo governo, quando la maggioranza giallorossa si è allargata alla Lega e Forza Italia. Sono allora iniziati gli attacchi alla misura sia dal centrodestra, ma anche da Italia Viva. Il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, l'ha più volte definito un "fallimento che crea solo lavoro nero e disoccupazione" e che "disincentiva e diseduca al lavoro". Frasi non molto diverse da quelle utilizzate dal leader di Italia Viva, Matteo Renzi, secondo cui "i nostri nonni hanno fatto l'Italia spaccandosi la schiena, non prendendo sussidi dallo Stato". E ancora: "La gente deve soffrire, rischiare, provare, correre, giocarsela, se non ce la fai ti diamo una mano, ma bisogna sudare ragazzi".

Due retoriche completamente diverse, quindi, che in qualche modo evidenziano anche la distanza del dibattito politico italiano da quelle che sono, secondo molti cittadini da tutta Europa, le questioni più importanti di cui dovrebbe occuparsi l'Unione. Al di là delle modifiche o dei miglioramenti che possono essere fatti alla singola misura, che è sicuramente giusto prendere in considerazione nel dibattito democratico del Paese, è chiaro oltre i confini la discussione è molto diversa. Al di là delle polemiche di partito, si concentra sul cuore della questione. Un reddito minimo universale garantito, magari di matrice europea, deve essere la base per poter costruire un'economia più forte, la quale deve essere in quanto tale più inclusiva ed equa. Perché non lasciare indietro nessuno significa costruire un futuro migliore per tutti.

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A Fanpage.it sono vice capoarea della sezione Politica. Mi appassiona scrivere di battaglie di genere e lotta alle diseguaglianze. Dalla redazione romana, provo a raccontare la quotidianità politica di sempre con parole nuove.
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