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Esami di Maturità 2024

Maturità 2022, l’Ucraina tra le tototracce della prima prova: perché la Russia ha iniziato la guerra

Si avvicina l’esame di Stato: Fanpage.it con il format “Lezioni di Maturità” risponde alle domande frequenti sulle possibili tracce della prima prova: parliamo della guerra tra Russia e Ucraina con Paolo Magri, vicepresidente e direttore dell’Ispi, l’Istituto di studi di politica internazionale.
Intervista a Paolo Magri
Vicepresidente e direttore dell'ISPI, Istituto per gli studi di politica internazionale
A cura di Annalisa Girardi
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Manca sempre meno alla Maturità 2022: la prima prova si terrà mercoledì 22 giugno e sono già cominciate le previsioni sulle tracce che il ministero potrebbe sorteggiare. Un sondaggio effettuato da Skuola.net ha individuato la guerra in Ucraina come uno degli argomenti più papabili che potrebbe uscire per il tema di attualità. Nella seconda puntata di "Lezioni di Maturità", il format di Fanpage.it trasmesso su YouTube e Facebook, ne abbiamo parlato con Paolo Magri, vicepresidente e direttore dell'Ispi (Istituto di studi di politica internazionale), che ci ha aiutato a capire le ragioni dell'invasione da parte della Russia e i possibili scenari futuri. Un'occasione per prepararsi al meglio sul tema in vista della prima prova.

Perché la Russia ha deciso di invadere l'Ucraina?

Nelle settimane prima dell'invasione, l'intelligence statunitense aveva avvertito sull'ammassamento di truppe al confine, ma i russi continuavano a negare di voler aggredire l'Ucraina. Secondo Paolo Magri, quindi, i motivi dell'invasione non sono mai stati esplicitati dal Cremlino. "Sembrava che l'obiettivo dei russi fosse quello di fare pressione sull'Europa e l'America affinché obbligassero l'implementazione degli accordi di Minsk, quelli presi dopo l'annessione della Crimea ma mai rispettati, e al tempo stesso portarle a ridiscutere della presenza Nato in Europa – ha spiegato durante la nostra diretta –  Fino a quel momento qualche ragione la Russia poteva ancora averla, perché in effetti la Nato è schierata in Europa come se ci fosse ancora l'Unione sovietica e in Ucraina la soluzione che l'Europa aveva trovato con gli accordi di Minsk non si è mai attuata. Ma da lì in poi, con l'invasione di un Paese terzo e la narrativa di Putin sulla denazificazione dell'Ucraina finisce quel poco di ragione che Mosca aveva. Qualunque errore che può aver commesso l'Occidente non giustifica un'operazione che ha distrutto metà dell'Ucraina, prodotto 15 milioni di sfollati e rifugiati e migliaia di morti. Sia tra gli ucraini che tra i giovani soldati russi mandati a compiere questa cosiddetta operazione speciale".

Qual è l'obiettivo finale di Mosca?

Insomma, sottolinea l'esperto di geopolitica, non è chiaro quali fossero gli obiettivi iniziali della Russia. Anche perché, di fatto, se si tentava di ridimensionare la presenza della Nato nell'Europa dell'Est, si è raggiunto il risultato contrario, con la Svezia e la Finlandia che hanno abbandonato la loro neutralità storica presentando una richiesta di adesione e con il rafforzamento delle truppe dell'Alleanza Atlantica nei Paesi più vicini alla Russia. "Se già non è chiaro quali sono gli obiettivi, non è nemmeno chiaro quando una parte possa eventualmente dichiarare vittoria. Le guerre si chiudono con una delle parti che vince sull'altra oppure con un accordo in cui entrambe le parti perdono e vincono allo stesso tempo qualcosa. Se per noi è chiaro cosa vorrebbe dire una vittoria dell'Ucraina (lo ha detto anche Zelensky, che il Paese torni ad essere intero, anche se non ha specificato se il riferimento sia a prima o dopo il 2014, quando perse la Crimea) non è chiaro cosa vorrebbe dire invece per la Russia", spiega Magri. L'obiettivo finale sarà raggiunto con la denazificazione, qualsiasi cosa questo voglia dire? Con la garanzia che l'Ucraina non entrerà mai nella Nato? Con una conquista territoriale più o meno ampia?

Cosa potrebbe portare a una svolta nel conflitto?

"Un elemento che potrebbe cambiare la situazione e portare o a una vittoria o a un accordo è legato da un lato alle armi, cioè al fatto che i russi riescano a fare un'avanzata completa nel Donbass e a dire quindi ‘missione compiuta', congelando il conflitto con la permanenza dei russi in un territorio che gli ucraini continuano a reclamare come loro come è stato con la Crimea in questi anni; dall'altro a questioni diplomatiche, con la Cina a fare pressioni molto forti sulla Russia e gli Stati Uniti e l'Europa su Zelensky", sottolinea Magri. Precisando ancora: "O militarmente o con forti pressioni esterne qualcosa potrebbe risolversi, ma per ora non vediamo nulla di tutto questo".

Si rischia una terza guerra mondiale?

Il direttore dell'Ispi prosegue quindi spiegando perché si stia parlando così tanto del rischio di terza guerra mondiale. Del resto, dopo la fine della seconda guerra mondiale, il mondo ha purtroppo assistito a diversi altri conflitti. Perché allora in questo caso si parla di un tale pericolo, contro cui non si è invece avvertito in altri casi? "Questa è una guerra un po' particolare, perché la potenza che sta aggredendo, cioè la Russia, è una potenza nucleare. All'inizio della guerra dall'altro lato aveva una controparte debole, che avrebbe potuto facilmente soccombere. Con l'avanzare del conflitto noi che sosteniamo l'Ucraina (noi come Europa, Stati Uniti, Nato) abbiamo superato una serie di tabù: ci siamo chiesti se potevamo dare armi a un Paese aggredito, poi se dare solo armi difensive o anche armi offensive. E adesso il dibattito è su missili di media o lunga gittata, cioè che potrebbero arrivare in territorio russo. Quindi i rischi sono aumentati: da un lato una potenza nucleare, dall'altro la Nato con diverse potenze nucleari", spiega Magri, sottolineando come si faccia anche sempre più probabile il rischio di incidenti e di escalation non per forza voluta. E, inoltre, che ci sia anche qualcosa di più grande in questo confronto, che è anche un faccia a faccia tra democrazie da un lato e regimi dall'altro. "Speriamo che una terza guerra mondiale sia da escludere. Ma una seconda guerra fredda, con un mondo diviso tra blocchi, da un lato le democrazie e dall'altro i sistemi non democratici, è uno scenario probabile. Quindi un mondo più regionalizzato anche a livello economico, non globalizzato dove si fanno affari con tutti".

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