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Elezioni politiche 2022

Marattin (Iv) a Fanpage.it: “Dopo le elezioni chiederemo a Mattarella di andare avanti con Draghi”

Luigi Marattin, intervistato da Fanpage.it, lancia il Terzo polo “oltre il 10%” e assicura: “Dopo le elezioni andremo dal Presidente della Repubblica a dire che i nostri voti sono a disposizione per la prosecuzione del governo di Mario Draghi”. Il deputato di Italia Viva spiega la proposta di Italia Viva e Azione sul fisco e dice che la destra vuole che le riforme rimangano “sui manifesti elettorali”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Avanti con Draghi. La linea del Terzo polo, di Azione e Italia Viva, è sempre la stessa: bisogna proseguire sul solco dell'attuale governo. Ancora meglio se con l'attuale presidente del Consiglio a Palazzo Chigi. Sul peso elettorale dell'alleanza firmata da Calenda e Renzi, però, ci sono diversi dubbi. Negli ultimi sondaggi prima dello stop non andava oltre i sette punti percentuali. Luigi Marattin, presidente della Commissione Finanze della Camera e deputato di Italia Viva, ricorda in una lunga intervista a Fanpage.it "la mattina del 25 maggio 2014, giorno delle elezioni europee, in cui tutti i sondaggi e gli exit poll davano il Movimento 5 Stelle al 40% e il Pd di Renzi al 20%". E aggiunge: "Finì esattamente al contrario".

Questo non per contestare la validità scientifica dei sondaggi, ma per ricordare che "il popolo italiano quando va in cabina elettorale non è sempre prevedibile". Per Marattin il risultato sarà "determinato soprattutto negli ultimi giorni", quanto al Terzo polo è sicuro: "Il potenziale è anche superiore al 10%".

E se Mario Draghi invece fosse sceso in campo e si fosse candidato? Magari proprio con Italia Viva: "Non si tira per la giacchetta ex ante o ex post un personaggio come lui – sottolinea subito il deputato – ma sarei stato un cittadino molto contento se avesse deciso di sottoporre a giudizio elettorale la sua offerta politica". Poi aggiunge: "Noi intendiamo andare avanti con quella tipologia di governo, con una persona credibile, affidabile che dia credito al ruolo internazionale dell'Italia". Anche perché "si preparano tempi complicati per le negoziazioni europee e preferiamo mandare una persona di quella caratura".

Intanto, però, dal centrosinistra l'accusa che arriva è quella di avere un'alleanza pronta nel cassetto con la destra. Anche perché diversi temi sono comuni. "Noi abbiamo un approccio riformista e liberale – sottolinea Marattin – e i nostri temi sono dappertutto, ci sono dei riformisti del Pd che la pensano come noi così come ci sono dei liberali nel centrodestra". Il deputato di Italia Viva, però, ci tiene a marcare le differenze: "La destra non un male assoluto, nessuno lo è, solo una dittatura lo sarebbe". Ma "non siamo in pericolo dittatura".

Nessuna delle due coalizioni, però, convince Marattin: "È il frutto di un quadro politico confuso, perché chi la pensa allo stesso modo dovrebbe stare dalla stessa parte – dice ancora il parlamentare renziano – È tutto mischiato. Noi non tenteremo di dare il nostro appoggio a nessuna delle due coalizioni, ma andremo dal Presidente della Repubblica a dire che i nostri voti sono a disposizione per la prosecuzione del governo di Mario Draghi".

La delega fiscale, intanto, è sostanzialmente naufragata. Anche se Draghi proverà a fare un ultimo tentativo. Marattin ci ha lavorato gli ultimi due anni da presidente di Commissione, ma non è un rimpianto: "Parte di quel lavoro è già entrato in vigore con la legge di Bilancio 2022, la riforma dell'Irpef parziale, l'abolizione dell'Irap – spiega – È un pezzo dell'impianto".

Poi però Marattin si sfoga: "Nella delega fiscale ci stanno tre quarti dei punti programmatici sul fisco con cui Lega e Forza Italia ci fanno una testa così da anni. Tutte cose su cui fanno un sacco di bei post e manifesti elettorali". E aggiunge: "Se l'avessero fatta calendarizzare in Senato martedì scorso, dopo che alla Camera l'avevano votata, sarebbe stata la legge dello Stato e fra 30 giorni il nuovo governo, di cui loro sono sicuri di far parte, avrebbe potuto fare i decreti attuativi, cioè realizzare quelle cose entro l'anno per cittadini e imprese". In sintesi è un paradosso: "Quelle cose per qualcuno devono rimanere sui manifesti elettorali, non devono mai entrare in vigore".

La proposta del Terzo polo sul fisco riparte proprio dalla delega al governo: "Una riforma sistemica del fisco, la prima in cinquant'anni – promette Marattin – serve un sistema più semplice e più incentivante alla crescita". Perciò "rifacciamo le quattro imposte principali – spiega – Irpef, Irap, Ires e Iva", ma anche "il rapporto del fisco con gli enti locali, la riscossione, la giustizia tributaria". E poi "raccogliamo la normativa tributaria in tre codici semplici, tradotti in inglese e aggiornati periodicamente".

Tutto il contrario della flat tax che propone la destra, che però per Marattin è solo uno slogan vuoto: "In realtà non c'è nessun partito politico che la propone come tassa con aliquota fissa – dice il deputato – La Lega ha una proposta di legge che mi sono letto e non è una flat tax, ma un sistema di scaglioni a 18 aliquote dell'Irpef". E si chiede: "Ma che paese è quello in cui si ha la legittimità di usare un brand, flat tax, solo perché si è capito che funziona".

Sul reddito di cittadinanza, invece, Italia Viva ultimamente sembra aver cambiato un po' idea. Prima il referendum per abolirlo, ora – nel programma del Terzo polo – si parla invece di riformarlo: "Noi abbiamo sempre detto che va abolito il reddito di cittadinanza per sostituirlo con qualcosa di più efficiente – precisa Marattin – Ora, se vuoi rifare un edificio o prima abbatterlo e poi ricostruirlo per noi è indifferente". E ricorda che il Rei, il reddito di inclusione, fu fatto dal governo Renzi. Inoltre, aggiunge Marattin, dal confronto con Calenda è venuto fuori questo compromesso, poiché il leader di Azione aveva idee differenti. "Tutti i paesi civili hanno un sussidio contro la povertà – conclude il deputato – ma nessuno ha una roba palesemente inutile" come il reddito di cittadinanza.

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