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L’Italia è contraria allo stop delle auto a benzina e diesel: la lettera agli altri Paesi Ue

“Stabilendo un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% nel 2035 e non prevedendo alcun incentivo per l’uso di carburanti rinnovabili, il regolamento non è in linea con il principio di neutralità tecnologica. Pertanto, l’Italia non può sostenerlo”: è quanto si legge nella lettera scritta dall’Italia agli altri Paesi europei sullo stop entro il 2035 all’immatricolazione di nuove auto a benzina o diesel.
A cura di Annalisa Girardi
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Lo stop alle auto a benzina e diesel entro il 2035 non può essere l'unica via per raggiungere la neutralità climatica, soprattutto se non prevede incentivi per le imprese che verranno penalizzate. È quanto sostiene l'Italia nella lettera inviata ai rappresentanti dei 27 Paesi Ue, parlando del pacchetto europeo per il contrasto al cambiamento climatico. Che prevede, tra le altre cose, lo stop all'immatricolazione di auto e furgoni a benzina o diesel tra poco più di dieci anni. "Siamo certamente favorevoli all'elettrificazione dei veicoli leggeri. Non crediamo, tuttavia, che essa debba rappresentare, nella fase di transizione, l'unico percorso per raggiungere le emissioni zero. Stabilendo un obiettivo di riduzione delle emissioni del 100% nel 2035 e non prevedendo alcun incentivo per l'uso di carburanti rinnovabili, il regolamento non è in linea con il principio di neutralità tecnologica. Pertanto, l'Italia non può sostenerlo", si legge nel documento.

La lettera è stata inviata alla presidenza Ue e a tutti gli altri altri Stati membri. L'Italia, si legge, condivide l'obiettivo della decarbonizzazione del settore, consapevole dell'impatto che avrebbe la riduzione di emissioni C02 nel percorso verso la neutralità climatica. Ma, si precisa, questo obiettivo deve essere perseguito "nel rispetto dei principi di una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa". E ancora: "L'elettrificazione richiede cambiamenti significativi nell'intero settore automobilistico che devono essere pianificati e guidati con la dovuta attenzione, al fine di evitare effetti economici, industriali e sociali indesiderati. Le auto con motore termico sono di proprietà di cittadini a basso reddito e rimarranno in circolazione oltre il 2035. Il successo delle auto elettriche dipenderà molto dal modo in cui diventeranno accessibili per questi cittadini".

Insomma la sostenibilità economica della transizione, sia per quanto riguarda le imprese dell'automotive che per l'accessibilità ad auto elettriche delle fasce più povere, è la ragione per cui l'Italia è contraria allo stop delle auto a benzina e diesel entro il 2035.

Per riuscire a tagliare totalmente questo tipo di emissioni bisognerebbe, si legge sempre nella lettera dell'Italia, innanzitutto sviluppare una catena di valore dei motori e delle batterie elettriche in Europa. Ma anche assicurare un approvvigionamento sostenibile e diversificato delle materie prime necessarie. Specialmente il ministro dei Trasporti, Matteo Salvini, criticando la direttiva europea, ha spesso affermato che questa sia "un regalo alla Cina" in quanto in Europa manca ad esempio la produzione di batterie. Non solo: l'Italia spinge affinché prima del 2035 l'Europa si muova anche per assicurare le adeguate infrastrutture di ricarica e rifornimento, un miglioramento della rete elettrica e un adeguamento interno del settore automobilistico, investendo sulle competenze necessarie. Infine, si chiede un impegno per le famiglie e i consumatori più vulnerabili.

Intanto il voto degli ambasciatori Ue sullo stop alla vendita di nuove auto a motore termico è slittato a venerdì, vista l'incertezza sul tema. Anche la Polonia, infatti, aveva annunciato voto contrario e la Bulgaria che si sarebbe astenuta. Sul fronte contrario si è poi aggiunta l'Italia, mentre la Germania ha espresso una posizione incerta.

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