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Le parole ‘ministra’ e ‘senatrice’ entrano nel linguaggio ufficiale del Senato: il nuovo regolamento

Le parole ‘ministra’ e ‘senatrice’ entrano nel linguaggio ufficiale del Senato: la novità in un emendamento del M5s al nuovo regolamento di Palazzo Madama che approderà in Aula la prossima settimana.
A cura di Annalisa Cangemi
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Passi avanti in Senato verso la parità di genere: i sostantivi ‘ministra' e ‘senatrice' entrano nel linguaggio ufficiale delle istituzioni. La piccola rivoluzione fa parte del nuovo regolamento di Palazzo Madama che approderà in Aula non prima della prossima settimana, al cui interno c'è una norma che introduce il ‘femminile' nel linguaggio ufficiale. La modifica al regolamento si è resa necessaria dopo la riforma costituzionale ha ridotto di un terzo i parlamentari, portando i senatori a 200 e i deputati a 400. Il nuovo testo entrerà in vigore dalla prossima legislatura, in linea appunto con il taglio dei parlamentari.

In queste ore nella Giunta per il regolamento del Senato è in corso l'esame dei 90 emendamenti al testo presentati. Secondo fonti parlamentari, l'iter dovrebbe chiudersi nel pomeriggio o al più tardi in serata. Ma il passaggio in Aula dovrebbe slittare alla prossima settimana, visto che domani è in calendario l'esame del decreto Aiuti. Uno degli emendamenti al nuovo regolamento, proposto dalla senatrice del M5s Alessandra Maiorino, che è ‘passato' con il parere favorevole dei relatori, introdurrebbe un'importante novità, che modificherebbe il linguaggio delle comunicazioni istituzionali (compreso il testo dello stesso regolamento), prevedendo per i nomi dei ruoli e per le funzioni la declinazione al femminile: per esempio "senatrice" oltre che senatore, "la presidente" o "la ministra".

Non verrebbe più utilizzato quindi il genere unico. Per diventare effettiva, la riforma dovrà ottenere l'ok dell'Aula. Altre novità, contenute in emendamenti, sono il numero minimo di componenti necessari per la formazione di un gruppo che passa a 9 dagli attuali 10 senatori, il budget dei gruppi quando un parlamentare cambia casacca (si ripartirà per il 50% al gruppo di provenienza, il 30% a quello di approdo e il 20% al budget del Senato) e la possibilità di chiedere una procedura abbreviata con l'indicazione della data certa di esame in Aula, per alcuni provvedimenti, se così votata dalla conferenza dei capigruppo e dall'Aula stessa.

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