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Le indagini del Copasir sulle interferenze russe nei media italiani: “Preservare autonomia”

Il Copasir sta conducendo approfondimenti “sulla ingerenza e sulla attività di disinformazione messe in campo da attori statuali, alla luce di un fenomeno reso ancor più preoccupante dopo l’invasione della Russia in Ucraina”. E dopo aver sentito i direttori di Aise e Aisi, è stata la volta dell’ad Rai, Carlo Fuortes.
A cura di Annalisa Girardi
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Bisogna "preservare la libertà, l'autonomia editoriale e informativa e il pluralismo da qualsiasi forma di condizionamento", rafforzando in questo modo "il livello di resilienza dell'intero sistema Paese": sono queste le somme tirate dal Copasir dopo l'audizione del amministratore delegato della Rai, Carlo Fuortes, in merito alle interferenze russe nella televisione italiana per favorire la propaganda del Cremlino e la disinformazione sulla guerra in Ucraina. In una nota, il presidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Adolfo Urso, ha sottolineato come l'audizione "come quelle già svolte nei giorni scorsi con i direttori dell'Aise e dell'Aisi, si inquadra all'interno dell'approfondimento che stiamo conducendo sulla ingerenza e sulla attività di disinformazione messe in campo da attori statuali, alla luce di un fenomeno reso ancor più preoccupante dopo l'invasione della Russia in Ucraina".

Insomma, il Copasir è alla ricerca di quella rete che si è attivata in Italia per diffondere specifiche informazioni circa Mosca e il conflitto in Ucraina. Per questa ragione il senatore di Fratelli d'Italia che presiede il Copasir ha annunciato una serie di approfondimenti per fare luce su quanto sta accadendo. Il tutto, chiaramente, facendo ben attenzione a non mettere in discussione pluralismo e libertà di stampa. Sono già stati sentiti il direttore dell'Aise, Gianni Caravelli, quello dell'Aisi, Mario Parente, e appunto l'ad Rai Carlo Fuortes. Il prossimo 18 maggio, poi, sarà la volta del presidente dell'Agcom, Giacomo Lasorella.

Nel frattempo il Copasir è anche alle prese con gli attacchi hacker rivendicati da gruppi filorussi che questa settimana hanno colpito anche il sito del Senato e quello del ministero della Difesa. "Un attacco hacker su vasta scala deve essere configurato come atto terroristico", ha commentato Urso in un'intervista al Corriere della Sera. Per poi spiegare: "Lo spionaggio russo utilizza spesso la rete diplomatica, quello cinese si avvale prevalentemente di imprese e centri di cultura. Basti leggere le attività dei cittadini russi recentemente espulsi dal nostro Paese per capire cosa volessimo dire". E infine: "Credo inoltre necessario attribuire direttamente al presidente del Consiglio il potere di disporre, a fronte di una azione configurata come pregiudizio per la sicurezza nazionale, ogni misura proporzionata per il suo contrasto", ha concluso il presidente del Copasir.

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