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Le donne hanno pensioni più basse del 28% rispetto a quelle degli uomini: l’ultimo rapporto Censis

Dall’ultimo rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese emerge ancora una volta il divario pensionistico tra uomini e donne: gli assegni delle donne sono inferiori di circa il 28% rispetto a quelli degli uomini.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il divario pensionistico tra uomini e donne è ancora alto. È quanto denuncia il 56° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.

Quello italiano è un sistema che assorbe oltre 312 miliardi di euro, ripartito su più di 16 milioni di beneficiari, ma – nonostante le risorse messe in campo – il sistema previdenziale italiano è segnato da forti disparità e dalla percezione di un "futuro enigmatico", afferma il Censis, segnalando come "dopo essersi ritrovati nel periodo pandemico al vertice della piramide dei garantiti" i pensionati ora sono "tra coloro che sono più esposti all'erosione del potere d'acquisto" per via del ritorno improvviso e inatteso dell'inflazione.

Non a caso pensando al proprio futuro, solo il 38,7% si sente con le spalle coperte sul piano economico (nel 2019 il dato era al 68,2%), una fragilizzazione della condizione economica dei pensionati che – spiega ancora il Censis – non solo rischia di mettere in crisi il ‘silver welfare' a supporto di figli e nipoti, ma alimenta anche la loro paura verso alcuni rischi sociali.

Il 35,2% dei pensionati – che hanno un importo medio di 1.500 euro circa per tredici mensilità – si sente poco coperto in caso di malattia e necessità di ricorrere a prestazioni sanitarie, il 45,4% in caso di non autosufficienza.

Peraltro persistono differenze significative nei redditi pensionistici che rendono alcune tipologie di pensionati più esposte ai rischi di questo momento. Al Sud le pensioni medie sono di circa il 20% inferiori a quelle del Nord e quelle delle donne sono inferiori di circa il 28% rispetto a quelle degli uomini.

L'allarme del Censis sulle scuole

Negli ultimi cinque anni gli alunni delle scuole sono diminuiti da 8,6 milioni a 8,2 milioni: -4,7% (403.356 in meno). L'onda negativa della dinamica demografica – sottolinea il Censis – è particolarmente evidente nella scuola dell'infanzia (-11,5% nei cinque anni) e nella scuola primaria (-8,3%).

Anche nelle università nell'anno accademico 2021-22 si assiste a una brusca contrazione del numero delle immatricolazioni: -2,8% rispetto all'anno precedente (9.400 studenti in meno). In base alle previsioni demografiche, si prefigurano aule scolastiche desertificate e un bacino universitario depauperato.

Già tra dieci anni la popolazione di 3-18 anni scenderà dagli attuali 8,5 milioni a 7,1 milioni, e nel 2042 potrebbe ridursi a 6,8 milioni (1,7 milioni in meno rispetto al 2022). Lo tsunami demografico investirà prima la scuola primaria e la secondaria di primo grado, con un decremento, rispetto a oggi, di quasi 900.000 persone di 6-13 anni nel 2032, per arrivare nel decennio successivo a colpire duramente la scuola secondaria di secondo grado: 726.000 ragazzi di 14-18 anni in meno rispetto al 2022.

Tra vent'anni, nel 2042, la popolazione 19-24enne avrà subito un calo di quasi 760.000 persone rispetto a oggi: a parità di propensione agli studi universitari, si conterebbero 390.000 iscritti e 78.000 immatricolati in meno rispetto a oggi (e attualmente gli studenti stranieri sono appena il 5,5% degli iscritti all'università).

Censis: Servizio sanitario senza medici e infermieri

Mentre nel decennio 2010-2019 il Fondo sanitario nazionale ha registrato un incremento medio annuo dello 0,8%, passando da 105,6 a 113,8 miliardi di euro, nel 2020 è aumentato a 120,6 miliardi, con un incremento medio annuo dell'1,6% nel periodo 2020-2022 dovuto alle misure per fronteggiare l'emergenza Covid.

Ma l'incidenza del finanziamento del Sistema sanitario nazionale – sottolinea il Censis – scenderà al 6,2% del Pil nel 2024 (era il 7,3% nel 2020). Dal 2008 al 2020 il rapporto medici/abitanti in Italia è diminuito da 19,1 a 17,3 ogni 10.000 residenti, e quello relativo agli infermieri da 46,9 a 44,4 ogni 10.000 residenti.

L'età media dei 103.092 medici del Ssn è di 51,3 anni, 47,3 anni quella degli infermieri. Il 28,5% dei medici ha più di 60 anni e un numero consistente si avvicina all'età del pensionamento. Si stima che, nel quinquennio 2022-2027, saranno 29.331 i pensionamenti tra i medici dipendenti del Ssn, 21.050 tra il personale infermieristico. Dei 41.707 medici di famiglia, saranno 11.865 ad andare in pensione (2.373 l'anno).

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