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L’aborto è un diritto di tutte le donne, ma due ginecologi su tre sono obiettori di coscienza

Due ginecologi su tre in Italia sono obiettori di coscienza quando si parla di interruzione volontaria di gravidanza. E nonostante i numeri siano leggermente in calo, restano comunque talmente elevati da mettere a repentaglio il diritto delle donne all’aborto.
A cura di Annalisa Girardi
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Nel 2020 sono leggermente diminuiti i medici obiettori di coscienza all'interruzione volontaria di gravidanza. Ma i numeri in Italia restano altissimi: due ginecologi su tre e quasi un anestesista su due, con picchi che arrivano all'80% in alcune Regioni, mettendo seriamente a repentaglio il diritto delle donne ad abortire. Sono i dati che emergono dalla relazione del ministero della Salute sull'attuazione della legge 194 del 1978, quella che appunto regola l'interruzione volontaria di gravidanza. Anche se nel 2020, come dicevamo, la percentuale è scesa dal 67% al 64,6%, rimane comunque elevata.

Soprattutto in alcune Regioni. In Alto Adige l'84,5% dei ginecologi sono obiettori, in Abruzzo l'83,8%, in Molise l'82,8%, in Sicilia l'81,6% e in Basilicata l'81,4%. Al contrario, i dati più bassi si registrano in Valle d'Aosta (25%), in Trentino (35,9%) e in Emilia Romagna (45%). Numeri che si abbassano ulteriormente se si parla di anestesisti (anche se in questo caso la percentuale è in crescita rispetto al 2019) o di personale non medico. "Permane elevato il numero di obiettori di coscienza per tutte le categorie professionali sanitarie, in particolare per i ginecologi. L'organizzazione dei servizi di interruzione volontaria di gravidanza deve essere tale che vi sia un numero di figure professionali sufficiente da garantire alle donne la possibilità di accedere all'interruzione volontaria di gravidanza, come indicato nell'articolo 9 della legge 194. Questo dovrebbe essere garantito dalle Regioni, per tutelare il libero esercizio dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne e l'accesso ai servizi di interruzione volontaria di gravidanza e minimizzare l'impatto dell'obiezione di coscienza nell'esercizio di questo diritto", ha sottolineato nel documento il ministro della Salute, Roberto Speranza.

"L'aborto è un diritto di tutte le donne e una prestazione garantita dai livelli essenziali di assistenza. Ma oltre due terzi dei ginecologi sono obiettori": lo ha scritto su Twitter il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, commentando la relazione.

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