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La pressione fiscale in Italia aumenta ancora, le tasse pesano per il 43,5% sul Pil nel 2022

I nuovi dati Istat sulla pressione fiscale nel 2022 in Italia mostrano un altro aumento: imposte e contributi valgono il 43,5% del Pil. La pressione è sempre aumentata dal 2018, e l’Italia è ai primi posti tra i Paesi dell’Ocse.
A cura di Luca Pons
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Nel 2022 la pressione fiscale in Italia è aumentata rispetto all'anno prima. Gli ultimi dati di Istat mostrano che il rapporto tra le imposte e il Pil è salito al 43,5%: un dato sempre in crescita negli ultimi anni. La pressione fiscale misura quanta parte del Pil di un Paese è composta dalle imposte (dirette come l'Irpef, indirette come l'Iva e in conto capitale come quelle sulle successioni e le donazioni) e dai contributi sociali (ad esempio quelli versati all'Inps). Nel 2022, quindi, su ogni 100 euro di prodotto interno lordo dell'Italia, 43,50 euro venivano dalle tasse e i versamenti.

Il dato, come detto, è in aumento rispetto all'anno precedente, ma non solo. Nel 2021 la pressione fiscale era al 43,4%, nel 2020 al 42,7%, nel 2019 al 42,3%, nel 2018 al 42,1%. Un aumento costante negli ultimi cinque anni, che il Covid-19 ha accentuato.

Il motivo di questa crescita nell'ultimo anno è che, come ha spiegato l'Istat, le tasse e i contributi sono aumentati più di quanto sia salito il Pil. Infatti, le entrate fiscali e contributive sono cresciute del 7% nel 2022, mentre il Pil a prezzi correnti solo del 6,8%.

Italia al quinto posto nell'Ocse, la pressione più bassa in Irlanda

In media la pressione fiscale nei Paesi dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) è decisamente più bassa che in Italia: era al 34,1% nel 2021, il dato più aggiornato. In quell'anno, l'Italia era al quarto posto nell'Ocse. Al primo posto c'era la Danimarca (46,9%), seguita da Francia (45,1%) e Austria (43,5%). L'Italia, come detto, l'anno scorso era al 43,4%.

Anche la media Ocse sulla pressione fiscale è aumentata negli ultimi anni, anche se in modo meno pronunciato rispetto a quella italiana. Per quanto riguarda l'Italia, le tasse sono state una parte sempre più importante del Pil dal 2018 in poi, mentre negli anni precedenti c'era stato un leggero calo.

Infatti, dopo gli anni della crisi del debito sovrano italiano (anni 2011-2012, il periodo che aveva portato al governo tecnico di Mario Monti) la pressione fiscale si è progressivamente abbassata fino al 2018. Secondo i dati dell'Ocse, in quegli anni il rapporto tra tasse e contributi da una parte e Pil dall'altra è passato dal 43,8% al 41,7%. Da quel momento, però, le entrate fiscali sono tornate ad aumentare più velocemente di quanto crescesse il resto dell'economia.

In generale, è dal 2005 che l'Italia non riesce a scendere sotto il 40% di pressione fiscale. Gli anni della crisi economica del 2007-2008 hanno segnato un aumento nell'incidenza della tassazione sul Pil, da cui l'Italia non è più tornata indietro.

Nell'Unione europea, il Paese con le tasse e le imposte meno ‘pesanti' è l'Irlanda, con il 21% (meno della metà dell'Italia). Ci sono poi la Lettonia con il 31,2%, la Lituania con il 32,8% e l'Estonia con il 33,5%. A parte le tre repubbliche baltiche, l'unico Stato dell'Ue a restare sotto la media Ocse sono Repubblica ceca (33,8%) e l'Ungheria (34%). Tutti gli altri Paesi europei si trovano al di sopra, anche se il dato italiano resta tra i più alti.

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