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La Lega chiede una ‘sanatoria’ sui permessi di soggiorno per aumentare il numero dei lavoratori stranieri

La Lega ha presentato un’emendamento alla Camera per allargare le maglie del decreto flussi, varato dal governo Meloni nel 2023. Se il testo sarà approvato, gli stranieri con il permesso di soggiorno scaduto a fine nel 2022 potranno rimanere anche quest’anno a lavorare in Italia. La proposta del partito di Salvini marca un’inversione a U, dopo anni di retorica sull’invasione dei migranti.
A cura di Marco Billeci
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All'Italia servono più lavoratori stranieri, il numero stabilito dal governo Meloni per il 2023 non basta. A certificarlo, a sorpresa, è un testo messo nero su bianco dalla Lega di Matteo Salvini. Proprio il partito che in passato si è scagliato più volte contro i decreti flussi, varati dai precedenti governi, che avrebbero favorito "l'invasione" di migranti. Gli stessi leghisti ora invece propongono una sorta di sanatoria, per gli stranieri che hanno il permesso di soggiorno scaduto, purché rimangano a svolgere le mansioni, di cui il nostro Paese ha bisogno.

I decreti flussi sono le leggi con cui si stabiliscono le quote di cittadini di Paesi extraeuropei che ogni anno possono entrare in Italia per motivi di lavoro. L'ultimo decreto – varato dal governo Meloni a fine 2022 – ha fissato a circa 82mila il numero degli ingressi per il 2023. Un numero che, secondo molti osservatori tra cui le associazioni delle categorie produttive, è insufficiente a coprire le esigenze di diversi settori stagionali, dall'agricoltura al turismo.

Negli ultimi giorni, un assist alle richieste di manodopera straniera dei datori di lavoro è arrivato da parte della Lega, con un emendamento a un altro decreto, in discussione alla Camera. Si tratta di un testo, cosiddetto omnibus, che contiene cioè le disposizioni più disparate, dal commissariamento dell'Inps alle nuove regole per il pensionamento dei vertici degli enti lirici. Nel passaggio parlamentare, i deputati stanno provando a infarcirlo di nuove norme, in barba al recente monito di Mattarella sull'eccessiva disomogeneità delle leggi approvate da governo e Parlamento.

L'emendamento della Lega

Tra le proposte di modifica c'è appunto quella a prima firma della leghista Comaroli, sottoscritta da un buon numero di deputati del Carroccio. L'emendamento si occupa dei permessi di soggiorno per motivi di lavoro, rilasciati con il decreto flussi del governo Draghi del 2021, e scaduti alla fine del 2022. La Lega chiede che questi permessi rimangano validi, fino al 30 ottobre 2023. La condizione per cui ciò possa accadere è che lo stesso o un altro datore di lavoro abbia fatto richiesta di accesso per il lavoratore straniero al nuovo decreto flussi – quello del governo Meloni per il 2023 – ma che la domanda sia stata rifiutata per carenza di posti.

Tradotto, se uno straniero ha avuto il permesso di soggiorno per lavoro con il decreto flussi nel 2022, ma non è rientrato nelle quote stabilite per il l 2023, grazie all'emendamento leghista potrebbe comunque rimanere in Italia, per svolgere un lavoro stagionale anche quest'anno. Non solo, l'emendamento dei parlamentari salviniani chiede anche che la validità dei permessi rilasciati per il 2023 sia prolungata fino al 30 aprile 2024, se richiesto dal datore di lavoro.

Insomma, mentre i ministri del governo di centrodestra parlano di "sostituzione etnica" o di posti di lavoro da coprire utilizzando gli ex percettori del reddito di cittadinanza, nelle aule parlamentari l'atteggiamento è ben diverso. Pressati dagli imprenditori dell'agricoltura, del turismo, della ristorazione etc… anche i partiti cosiddetti sovranisti sembrano arrendersi all'idea che il lavoratori stranieri sono essenziali al sistema produttivo del Paese. E agiscono di conseguenza, magari un po' di nascosto, con un emendamento infilato dentro un decreto qualunque, per non essere costretti a rimangiarsi anni di retorica sull'invasione dei migranti.

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