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La destra non vuole il codice identificativo per agenti. Pini (PD): “Oscurantisti dal G8 di Genova”

“Faremo le barricate contro la proposta della deputata dem Giuditta Pini di schedare le nostre Forze Ordine”: con queste parole Francesco Paolo Sisto di Forza Italia attacca il provvedimento che vuole introdurre un codice identificativo per i poliziotti in servizio durante le manifestazioni. Contattata da Fanpage.it, Pini ha spiegato il suo disegno di legge, sottolineando che il suo scopo è la tanto la tutela dei manifestanti quanto quella degli agenti: “Ma c’è una destra oscurantista e retrograda che non vuole che si discuta di questo tema da sempre nel nostro Paese dai fatti del G8 di Genova nel 2001”.
A cura di Annalisa Girardi
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"In Commissione Affari costituzionali faremo le barricate contro la proposta della deputata del Partito democratico Giuditta Pini di schedare le nostre Forze Ordine": con queste parole il capogruppo di Forza Italia in Commissione Affari costituzionali alla Camera, Francesco Paolo Sisto, attacca la proposta dell'esponente dem di introdurre un codice identificativo per gli esponenti delle Forze dell'ordine in casi particolari, come le manifestazioni. Il deputato azzurro definisce il disegno di legge come "il peggior concentrato di tutti i pregiudizi di sinistra contro chi tutela la sicurezza collettiva rischiando la propria vita, come dimostrano pure gli ultimi drammatici fatti".

Sisto continua: "Secondo il Pd è necessaria una normativa che renda più semplice l'identificazione del personale delle Forze di Polizia', l'idea è quella di tappezzare caschi e divise con un codice identificativo. Così per i malintenzionati non ci saranno margini di dubbio sul riconoscimento dei nostri agenti. Inibire il preziosissimo operato di chi difende la collettività è un errore madornale nonché la dimostrazione di quanti danni possa fare questa maggioranza". Ma è davvero questo lo scopo del disegno di legge avanzato da Giuditta Pini? Vediamone il testo.

La proposta di Pini

La proposta di legge, presentata lo scorso 15 ottobre alla Camera dei deputati dall'onorevole Pini, riguarda delle "disposizioni in materia di identificazione del personale delle Forze di polizia in servizio di ordine pubblico e di applicazione di microtelecamere alle uniformi". Il testo sottolinea la delicatezza di molte mansioni affidate agli agenti di pubblica sicurezza e per tale motivo suggerisce che sia "bene che a tali responsabilità corrispondano anche adeguati strumenti per la tutela dei cittadini da eventuali abusi del diritto che occasionalmente si potrebbero verificare". Il documento fa un particolare riferimento ai fatti del G8 di Genova, nel 2001, rimarcando che purtroppo più volte "la cronaca ha registrato episodi in cui dopo abusi da parte delle Forze di polizia non è stato possibile garantire un'adeguata tutela in sede giudiziaria, anche per la difficoltà di riconoscere in maniera univoca l'identità dell'autore di tali abusi".

A tale proposito, nel testo si ricorda che già nel 2012 il Parlamento europeo, in una risoluzione, aveva raccomandato agli Stati membri di assicurarsi che i propri agenti di polizia utilizzassero numeri di identificazione. Una raccomandazione che è stata attuata, ad esempio, nel Regno Unito, in Francia e in Grecia.

La proposta di legge avanza anche l'ipotesi dell'utilizzo delle bodycam. Si tratta di un esperimento che sta già prendendo l'avvio nel nostro Paese: le microtelecamere sulla divisa saranno infatti utilizzate presto dalla regione Lombardia, in cui l'assessorato alla sicurezza ha presentato un piano che ne prevede l'uso per la polizia locale durante operazioni di pattugliamento e controllo del territorio. Una stessa azione è stata espressamente richiesta anche dal capo della polizia municipale di Palermo: nel capoluogo siculo saranno sperimentate circa un centinaio di bodycam per registrare gli interventi.

La proposta di legge, per riassumere, si compone quindi di cinque articoli. Il primo sancisce l'obbligo di indossare la divisa per tutto il personale delle Forze durante azioni di tutela dell'ordine pubblico. Il secondo impone l'obbligo di avere sul casco o sulla divisa, in posizione ben visibile, un codice identificativo. L'articolo tre regola l'introduzione delle bodycam. Il quarto prevede, per il personale in borghese, il divieto di utilizzare indumenti che potrebbero qualificarlo come un appartenente alla stampa, al servizio medico o ai vigili del fuoco. L'ultimo predispone la copertura finanziaria.

Il commento di Pini a Fanpage.it

La deputata dem, contattata da Fanpage.it, ha commentato le dichiarazioni del parlamentare di Forza ItaliaChiaramente non ha letto la legge. La proposta serve a fare in modo che non ci siano più situazioni in cui sia impossibile identificare la responsabilità. Il codice non è un codice personale, ma cambia ad ogni manifestazione. Può essere rivelata l’identità del poliziotto solo se c’è un processo, quindi solo su richiesta del giudice". Si tratta quindi, spiega Pini, di un provvedimento che serve a proteggere anche i membri stessi delle Forze dell'ordine: A tutela del poliziotto, come avevano chiesto nella scorsa legislatura i sindacati della polizia, abbiamo inserito anche il fatto che la polizia debba indossare le bodycam, quindi delle telecamere che filmano il punto di vista della polizia in modo tale che anche gli stessi poliziotti possano difendersi da accuse infondate".

Pini spiega quindi che i codici dovranno essere sempre esposti durante le manifestazioni, ma l'identificazione si potrà fare solo in casi specifici: "Ricordiamo anche che i codici numerici sono presenti in moltissimi Stati e che servono proprio a garantire la polizia da accuse infondate e a garantire i manifestanti. Sisto non ha letto la proposta di legge. Ha letto l’articolo del Tempo (pubblicato questa mattina e intitolato "Il Pd vuole schedare gli agenti, ndr) e non il testo presentato alla Camera, perché altrimenti saprebbe che il codice non è mai lo stesso, non viene affidato un codice personale. Il nostro obiettivo non è quello. E saprebbe anche che non tutti i poliziotti dovrebbero indossare il codice, ma solo quelli in servizio durante manifestazioni in cui è richiesta la forza pubblica e le tenute antisommossa. Sono quindi situazioni molto particolari e molto specifiche, in cui purtroppo abbiamo già visto troppe volte degli episodi che hanno provocato diversi contenziosi in processi molto lunghi e che serve proprio a tutela sia di poliziotti che manifestanti. Come si fa? Tutelando l’anonimato, ma consentendo anche che non si tratti di un anonimato negativo: piuttosto di un anonimato che consenta comunque a tutti di rispondere delle proprie azioni, sia chi manifesta che le forze dell’ordine".

La parlamentare del Pd, sempre in riferimento a quanto accaduto nel 2001 a Genova, conclude: "C’è una destra ovviamente oscurantista e retrograda che non vuole assolutamente che si discuta di questo tema da sempre nel nostro Paese. Ma questo è un tema che dal 2001 è abbastanza importante. Mi rendo conto che nel 2001, quando sono successi i fatti del G8 di Genova, Sisto sosteneva il governo Berlusconi con Claudio Scajola come ministro dell’Interno, e quindi l’argomento sia per Forza Italia fonte di problemi. Ma credo che dopo vent’anni si possa arrivare a una soluzione".

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