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Opinioni

La Costituzione è ormai una rocca sgretolata

“In uno Stato di diritto la Carta Costituzionale deve rappresentare un argine solido all’arbitrio del Potere. Tuttavia, laddove la Corte Costituzionale anziché essere baluardo a difesa dell’equilibrio istituzionale, si dimostra decisa a non disturbare il potere, si deve ammettere che il controllo sulla democrazia non è garantito”: l’articolo del senatore Gregorio De Falco per Fanpage.it.
A cura di Redazione
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Di Gregorio de Falco

Leggo sempre con interesse gli articoli che scrive " Montesquieu " sulla Stampa e quasi sempre li condivido, poiché hanno il sapore, giusto, della semplicità e il richiamo elevato alle istituzioni ed ai valori cui queste ultime sono informate.

L'articolo pubblicato il 12 giugno scorso dal titolo "Il Paese in buone mani", tuttavia, pur prendendo le mosse da un concetto condivisibile secondo cui i regimi democratici non dovrebbero poter rifiutare i controlli del proprio Stato di salute istituzionale sostiene che l'Italia è ancora in piedi grazie al coraggio di una "sequenza di Capi dello Stato, autentici garanti della Costituzione (…)" e grazie alla presenza al vertice dei principali organi di governo e garanzia, di personalità dotate della stessa tempra e senso dello Stato e delle istituzioni. "Allo Stato la vigilanza sulla democrazia è garantita".

Il Presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale sono i garanti ed i tutori della Costituzione; il primo nella fase di promulgazione delle leggi ne verifica la legittimità formale; la Corte, invece, è chiamata ad esprimersi sulle leggi in via incidentale, o in via diretta su conflitto d'attribuzione tra poteri dello Stato.

In uno Stato di diritto la Carta Costituzionale deve rappresentare un argine solido, una roccia all'arbitrio del Potere. Tuttavia, laddove la Corte Costituzionale, anziché essere solido baluardo a difesa dell'equilibrio istituzionale, si dimostra decisa a non disturbare il potere, abdicando alla propria funzione essenziale, si deve ammettere che il controllo sulla democrazia non è garantito.

In un caso recente, infatti – a titolo di esempio – la Corte, con l'Ordinanza numero 151/2022, deliberata il 27 aprile 2022 (pubblicata solo il 16 giugno), ha respinto il ricorso per conflitto di attribuzioni tra poteri dello Stato presentato anche da chi scrive e relativo alla conversione in legge del "Decreto Infrastrutture". Il ricorso lamentava la violazione del procedimento di formazione delle leggi, di cui agli articoli 71 e 72 della Costituzione, in relazione alle attribuzioni dei singoli parlamentari, poiché si è proceduto alla votazione, sia alla Camera sia al Senato, nonostante alcuni atti espressamente richiamati dalla norma ed in particolare dall'articolo 7, fossero rimasti segreti benché ne fosse stata richiesta la esibizione, dal Deputato Fassina alla Camera e da chi scrive al Senato. Ma il Governo aveva rifiutato poiché la Decisione era stata secretata dalla Commissione europea.

Ogni parlamentare era legittimato al ricorso, poiché esso aveva ad oggetto l'esercizio delle prerogative costituzionali del singolo, ai sensi dell'art. 67 e seguenti Cost., nonché il rapporto tra Governo e Parlamento, ai sensi dell'art. 94 Cost., anche in funzione di garanzia per la minoranza o l'opposizione per ottenere il rispetto delle regole costituzionali nel corso dell'approvazione delle leggi.

La stessa Costituzione, nel definire il parlamentare rappresentante della Nazione (art. 67 Cost., e partecipe della funzione legislativa delle Camere (artt. 71 e 72 Cost.), impone che ciascuno possa e debba prendere conoscenza del testo oggetto dell'iter di approvazione, per formarsi in scienza e coscienza una opinione ed una posizione sul medesimo. Ovvero, più semplicemente perché è necessario conoscere per deliberare.

In concreto, l'articolo 7 ha autorizzato i Commissari di Alitalia ad adeguare il "Piano della Amministrazione Straordinaria" e a cedere i beni aziendali desiderati da Ita Airwais, proprio in ottemperanza alla Decisione (secretata) della Commissione UE del 10.9.2021; peraltro, in deroga all'art. 2112 c.c. che prevede in caso di cessione di azienda o di ramo d'azienda il passaggio al cessionario (Ita Airwais) di tutti i beni aziendali, ivi inclusi i rapporti di lavoro. Ma, appunto, l'intento era di consentire ad ITA di (ri)assumere su base arbitraria e decurtando gli stipendi.

La decisione della Commissione Europea è alla base dell'art. 7, non è stata resa pubblica, o comunque pienamente conoscibile dai parlamentari, così che questi si sono dovuti pronunciare su un testo il cui significato avrebbe potuto essere compreso solo attraverso la conoscenza dell'atto secretato. Abbiamo votato senza conoscere gli atti sulla base dei quali la legge stessa sarà letta ed interpretata.

L'Ordinanza della Corte Costituzionale, sotto il profilo oggettivo afferma che mancherebbe il carattere evidente della violazione, e, non potendo argomentare giuridicamente, sostiene che i parlamentari avrebbero "potuto esercitare appieno le proprie prerogative esprimendo voto contrario o di astensione".

Secondo la Corte, nonostante il rifiuto del Governo ad esibire l'atto, i parlamentari ne avrebbero comunque avuto "tempestiva e puntuale" conoscenza attraverso alcuni comunicati stampa. Si tratta di una modalità non conforme che la stessa Corte Costituzionale dimostra di non considerare sufficiente, allorquando, dopo il proprio comunicato stampa, pubblica per intero le proprie sentenze ed ordinanze, in modo che ognuno possa averne piena cognizione.

In conclusione, la Corte avrebbe dovuto tutelare, tramite la tutela delle prerogative del parlamentare, che fosse rispettato il procedimento costituzionale di formazione delle leggi, ed avrebbe – di conseguenza – dovuto dichiarare la nullità della conversione, parte qua, della legge di conversione.

In definitiva, io non riesco a provare la medesima tranquillità di "Montesquieu" e del Presidente della Corte Costituzionale quando, l'uno nell'articolo del 12 giugno, l'altro nel contesto del Festival dell'economia di Torino, sostengono entrambi che la nostra sarebbe ancora una democrazia salda e che l'unica minaccia sarebbe rappresentata dalla sciatteria e dall'ignoranza.

La democrazia è messa a rischio da minacce ben più gravi della sciatteria o della ignoranza istituzionale; poiché il pericolo vero è nella tentazione di abdicare al dovere di vigilare sullo Stato di salute delle istituzioni.

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