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backstair / Lobby Nera

“In regione sono tutti nazisti”: così la Lobby Nera si è infiltrata nella Lega e nelle istituzioni

Il “Barone nero” Roberto Jonghi Lavarini è il tramite di una rete di contatti politici che pesca in tutte le file della destra milanese e un eterogeneo gruppo di influenza che punta a costruire una nuova classe dirigente nel centrodestra. Nelle due puntate dell’inchiesta “La Lobby nera” Fanpage.it racconta il giro di consensi fra storici militanti di Msi, An e Fiamma Tricolore, esponenti di primo piano di Lega e Fratelli d’Italia, massoni, ex militari e fanatici di Putin.
A cura di Backstair
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Massoni, neofascisti, ex militari, esponenti del clero e sostenitori della Russia di Putin, tutti riuniti in modo informale con l’obiettivo di condizionare le politiche del centrodestra milanese. È il gruppo che negli anni ha costruito Roberto Jonghi Lavarini, esponente dell’estrema destra lombarda, meglio noto con il soprannome di “Barone nero”. Come rivelato dall’inchiesta di Fanpage.it “Lobby nera”, per anni un gruppo eterogeneo composto tra gli altri anche da “ammiratori di Hitler”, secondo la definizione dello stesso Jonghi, ha portato alla politica voti con l'intento di influenzarne l'attività. Questo progetto è stato portato avanti in almeno due occasioni: prima col sostegno alle elezioni europee del 2019 di un candidato della Lega, l’eurodeputato Angelo Ciocca, e poi, in vista delle amministrative del 2021, con l’appoggio a un gruppo di candidati di Fratelli d’Italia della corrente di Carlo Fidanza,  capodelegazione a Strasburgo del partito di Giorgia Meloni.

A partire dal nostro ingresso nel mondo del Barone, nel 2019, la lobby nera prova a ritagliarsi dei vantaggi in cambio del sostegno elettorale. Jonghi Lavarini, già candidato alla Camera con Fratelli d’Italia nel 2018 e condannato per apologia del fascismo nel 2020, animatore culturale del circolo neomonarchico Aristocrazia Europea e di quello militante Ritorno di Fiamma, crea momenti di dialogo con i principali partiti del centrodestra. La strategia è sempre la stessa: Jonghi porta alla politica dei voti preziosi e in cambio chiede "collaborazione".

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Già nel 2019 il progetto di Jonghi appare chiaro: "Nella nuova Lega nazionalpopolare di Matteo Salvini ci deve essere spazio anche per noi – declama durante un incontro riservato con l'eurodeputato Angelo Ciocca – Vogliamo lavorare per la Lega, vogliamo aiutare a far crescere la classe dirigente". L’obiettivo del suo gruppo è quello di abbordare il Carroccio nel momento della sua maggiore crescita elettorale per far valere le proprie idee. Per farlo Jonghi decide di imboccare il solco tracciato da Gianluca Savoini e Mario Borghezio, gli artefici della corrente nazionalista nel partito, per proporsi di contribuire al lavoro dietro le quinte: "Cerchiamo di fare un sol fascio. Ciocca deve avere una posizione più moderata, a fare la posizione meno equilibrata ci pensiamo noi".

Gli episodi dell’inchiesta

I due principali riferimenti leghisti del gruppo di Jonghi sono l’eurodeputato Angelo Ciocca, a cui il gruppo del Barone sostiene di aver portato ben 5mila delle oltre 90mila preferenze ottenute nelle elezioni europee del 2019, e il consigliere regionale Massimiliano Bastoni, appoggiato anche dal movimento di estrema destra Lealtà Azione. "Si preoccupano di quei fascisti cattivi di Lealtà Azione, ma io sono orgoglioso di collaborare con loro, sono orgoglioso di far parte di questa associazione – arringa il consigliere regionale ai militanti durante un incontro con il gruppo del Barone – Vengo dalla scuola di mio padre, che sul letto di morte si definì fascista con grande orgoglio, e di un altro grande maestro, che è Mario Borghezio".

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Da Ciocca a Bastoni: i tentativi del Barone

L'europarlamentare Ciocca è da sempre vicino al mondo dell'estrema destra: non è un caso che il suo più fidato collaboratore porti al collo una croce celtica e che venga raccomandato a Jonghi da "dei vecchi camerati di Pavia". In un incontro privato in Regione, l’onorevole Ciocca si mostra subito riconoscente per l'aiuto elettorale: “Grazie al vostro aiuto siamo riusciti a tornare in Europa più forti di prima”. Singolare il fatto che l'incontro con gli uomini del Barone, fra cui ci siamo noi, avvenga nell’ufficio della vicepresidente del consiglio regionale lombardo, Francesca Attilia Brianza, diventato una specie di punto di appoggio per l'eurodeputato leghista, non si capisce bene a che titolo. Il rapporto fra Jonghi e Ciocca si interrompe però di colpo con un messaggio avvelenato del Barone all'eurodeputato e, all'indomani della prima puntata dell'inchiesta di Fanpage.it, il politico leghista si affretta a negare ogni possibile legame intercorso fra di loro.

La linea con Ciocca si interrompe, ma a Jonghi, che si fregia di rappresentare il 5% dei voti dell'estrema destra, resta sempre il legame con l'ex deputato Mario Borghezio, che incontra proprio nel settembre di quest'anno. Con lui, oltre agli ideali nostalgici, condivide anche l'aspirazione a lavorare nell'ombra della politica: "Sul palcoscenico siamo un po’ ingombranti, però dietro ci fanno lavorare liberamente". Prima di farcelo incontrare, il Barone ci tiene a precisare che Borghezio non è come lo rappresentano le sue condanne definitive per violenza privata, danneggiamento seguito da incendio e diffamazione aggravata da discriminazione razziale: "È una persona acculturata, è avvocato, sa le lingue, sa il fatto suo – ci spiega – poi, come me, è un pazzo nazista".

Mario Borghezio, infatti, è da sempre lo stratega della corrente di estrema destra all'interno della Lega. L'ex deputato torinese è stato in passato simpatizzante di Ordine Nuovo e ha collaborato col gruppo di Orion coordinato dall’ex terrorista nero Maurizio Murelli. Come racconta Claudio Gatti nell'inchiesta "I demoni di Salvini", sarebbe proprio Murelli ad aver teorizzato la possibilità di influenzare le leghe autonomiste e quindi la Lega Nord con il pensiero postnazista. Del giro di Murelli faceva parte anche Gianluca Savoini, l'uomo chiave dell'affaire Metropol, portato nella Lega proprio dallo stesso Borghezio.

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Il progetto del leader della corrente estremista nella Lega è chiaro: "Salvini è un debole, questa situazione lo spinge nelle braccia della Meloni e questa cosa apre alla nostra area un’autostrada – è perentorio l'ex deputato – È l’autostrada per la terza Lega, è una situazione che io attendevo da decenni. Dobbiamo cominciare a formare i quadri da inserire in questa Terza Lega." Qualche ora più tardi, durante un comizio di Massimiliano Bastoni, suo allievo e già suo assistente al Parlamento europeo, Borghezio specifica che la natura di questa terza Lega è "la Terza Posizione, che è militanza". Le parole e il tono non lasciano spazio a dubbi: Borghezio si riferisce a Terza Posizione, il movimento eversivo neofascista che ha dato origine a gran parte dei movimenti di estrema destra.

Jonghi però continua a giostrare su due fronti. La crescita nei sondaggi di Fratelli d’Italia e lo spostamento su posizioni più moderate da parte del partito di Salvini spingono la lobby del Barone a coltivare di nuovo i rapporti con l’eurodeputato Carlo Fidanza, storico compare di militanza di Jonghi. Come mostra la prima puntata dell’inchiesta di Fanpage.it, Fidanza, che negli anni si è costruito l’immagine del conservatore moderato, negli eventi elettorali pubblici in compagnia di Jonghi si lascia andare a commenti inopportuni, oltre a mimare il saluto romano e a prendere in giro Paolo Berizzi, giornalista sotto scorta per le minacce ricevute dai neonazisti.

Oltre ai legami con la politica, Jonghi alimenta poi rapporti con il mondo esoterico di matrice evoliana. Alle riunioni della sua cerchia sono presenti membri della Gran Loggia Regolare d'Italia, ex piduisti, nobili decaduti, militari di lungo corso, personalità del mondo filorusso e di quello cristiano ortodosso. Il terreno comune sono i tre cardini Dio, Patria e Famiglia, il minimo comune denominatore è proprio il “Barone nero”, che incarna il ruolo del mediatore fra il mondo della politica e il variegato sottobosco di cui è il vero mattatore.

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