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Ilva, Conte: “Rappresento un Paese G7 dove si viene per rispettare le regole. Lo ricorderò a Mittal”

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è fermo alla vigilia dell’incontro con Lakshimi Mittal. E non abbassa i toni: “Al tavolo col signor Mittal porterò la determinazione di un presidente del Consiglio che rappresenta un Paese del G7 dove si viene e si rispettano le regole”. Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri apre invece alle trattative, affermando di essere pronto a reintrodurre lo scudo penale per Arcelor Mittal.
A cura di Annalisa Girardi
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"Venerdì al tavolo col signor Mittal porterò la determinazione di un presidente del Consiglio che rappresenta un paese del G7 dove si viene e si rispettano le regole. Dove non ci si può sedere e firmare un contratto, dopo una gara pubblica e dopo qualche mese iniziare un’attività di dismissioni per andare via": Giuseppe Conte è fermo alla vigilia dell'incontro con Lakshimi Mittal, mentre spiega alla stampa che cosa porterà al tavolo con il colosso dell'acciaio franco-indiano che intende abbandonare l'ex Ilva di Taranto.

"Spiegherò questo e mi auguro che possa capire questa situazione e assumere un atteggiamento ben diverso da quello preannunciato nell’incontro precedente", aggiunge il presidente del Consiglio.

Mentre Conte non abbassa i toni con Arcelor Mittal, il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, apre alle trattative: "Se si definisce un accordo con Mittal nel quadro di questo accordo ci sarà anche la componente dello scudo penale. Io penso che debba essere fatto ma in un quadro complesso". Il titolare del Mef è positivo: l'ex Ilva di Taranto non può chiudere "perché l’Italia ha bisogno di un’acciaieria. Auspico una ripresa del negoziato. Questo è un momento delicato. Da Arcelor Mittal è arrivato un primo segnale positivo anche se legato alla vicenda processuale".

Intanto continuano le indagini delle procure di Taranto e Milano, che hanno aperto un fascicolo sull'ex Ilva, ipotizzando reati per "distruzione di mezzi di produzione" e "fatti e comportamenti lesivi all'economia nazionale". In altre parole, si intende appurare che la crisi, culminata con l'addio di Arcelor Mittal all'acciaieria di Taranto, si stata o meno pilotata dalla stessa multinazionale. Nei giorni scorsi la Guardia di Finanza ha effettuato delle perquisizioni negli uffici dell'azienda, sequestrando materiale informatico e diversi documenti.

Ieri mattina ci sono state delle ispezioni anche negli stabilimenti di Taranto, effettuate dai commissari, che hanno riguardato le aree di magazzino delle materie prime. A quanto si apprende, le riserve trovate sarebbero al minimo, per cui si confermerebbe l'ipotesi di reato di "distruzione dei mezzi di produzione" e di "appropriazione indebita".

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