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Il senatore Pillon sarà relatore della legge sul fine vita a cui si è sempre opposto

Tra i relatori del ddl sul fine vita c’è anche il senatore leghista, che più volte si è opposto a qualsiasi intervento normativo in materia, criticando anche la sentenza Cappato.
A cura di Giacomo Andreoli
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Tra i relatori al Senato del disegno di legge sul fine vita c'è anche uno dei suoi più noti oppositori, il leghista Simone Pillon. Il testo è stato approvato alla Camera lo scorso 10 marzo e, in caso di votazione positiva da parte di Palazzo Madama, diventerà legge. Il ddl recepisce la "sentenza Cappato" della Corte costituzionale del 2019, dando la possibilità a tutti coloro che hanno malattie irreversibili, con alcune caratteristiche riconosciute dalla Consulta, di chiedere il suicidio assistito. Quest'ultimo sarebbe permesso senza che infermieri, medici e personale amministrativo che aiuta i malati possano essere accusati di aiuto o istigazione al suicidio, ma anche omissione di soccorso. In caso di approvazione, quindi, tutte le persone in condizioni irreversibili non avrebbero più bisogno di andare a morire in un altro Paese, come fece Fabiano Antoniani, meglio noto come "Dj Fabo", nel 2017. Ma si tratterebbe di casi ben limitati dalla legge, senza un'apertura generica all'eutanasia, cioè la morte assistita di chiunque voglia porre fine alla sua vita per malattie, menomazioni o condizioni psicologiche.

Alla Camera il testo è stato approvato con 253 voti a favore, 117 contrari e un astenuto. Tra chi ha votato contro ci sono diversi esponenti di centrodestra tra Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Coraggio Italia e Noi con l'Italia. Il centrodestra, al Senato, ha numeri più significativi. L'approvazione definitiva sarà quindi una partita difficile, che si giocherà probabilmente sul filo di lana. Per questo sul testo a Palazzo Madama sono già iniziati i battibecchi con il centrosinistra, con la decisione alla fine di scegliere quattro relatori divisi tra i due schieramenti. Oltre a Pillon ci saranno Alessandra Maiorino (M5s), Caterina Biti (Pd) e Maria Rizzotti (FI).

Ma a far discutere è la scelta del senatore del Carroccio, che solo lo scorso 16 febbraio, subito dopo il no della Corte Cosituzionale al referendum sull'eutanasia, aveva ribadito la sua contrarietà a questo intervento in materia di fine vita. Prima del via libera da Montecitorio al ddl aveva infatti detto di sperare che "i colleghi" tenessero "in buono conto il monito della Consulta", per "difendere la sacralità della vita". Ancor prima, in occasione della "sentenza Cappato", Pillon aveva protestato parlando di un giudizio che apre "la strada al suicidio di Stato, scavalcando le prerogative del Parlamento e sostituendosi al legislatore”, aggiungendo che era "sconcertante che decisioni tanto delicate" fossero "prese a colpi di sentenze”.

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