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Il reato fascista di devastazione e saccheggio è un pericolo anche se imputati sono Fiore e Castellino

I leader di Forza Nuova Fiore e Castellino sono con altri imputati di devastazione e saccheggio per l’assalto alla sede della Cgil. Un reato che è un detrito giuridico del codice penale fascista che dovrebbe essere cancellato, al di là di chi persegue.
A cura di Valerio Renzi
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Ci sono buoni tutti – come si dice a Roma – a essere garantisti con chi si prova empatia umana e politica ma, come ci ha insegnato con chiarezza cristallina Luigi Manconi, il garantismo si misura quando è necessario applicarlo nei confronti degli uomini e delle donne con cui abbiamo maggiore distanza, con gli avversari e i nemici. Per questa ragione è fondamentale dire che è grave l'applicazione del reato di devastazione e saccheggio nei confronti dei leader di Forza Nuova Giuliano Castellino e Roberto Fiore, e degli altri imputati in carcere dallo scorso ottobre per aver guidato e organizzato l'assalto alla sede della Cgil di Corso Italia.

Negli scorsi anni insieme a tanti attivisti, personalità, esponenti del mondo politico e associativo, ci siamo impegnati per denunciare proprio l'utilizzo del reato di devastazione e saccheggio, con cui sono stati perseguiti i manifestanti del G8 del 2001 a Genova. Reato per il quale alcuni di loro sono finiti in carcere a distanza di più di dieci anni dai fatti, con pene spropositate per aver danneggiato delle proprietà private (senza aver procurato danno a nessuna persona badate bene), o addirittura solo per essere stati presenti al momento dei danneggiamenti in quanto avrebbero "compartecipato psichicamente" magari alla rottura di una vetrina.

Roberto Fiore e Giuliano Castellino durante l'assalto alla sede della Cgil
Roberto Fiore e Giuliano Castellino durante l'assalto alla sede della Cgil

Il reato di devastazione e saccheggio (all'articolo 419 del codice penale), prevede pene altissime comprese tra gli otto e i quindici anni di reclusione, ed è un vero e proprio detrito giuridico figlio del codice fascista Rocco. Pensato per punire duramente sommosse e insurrezioni popolari, oggi viene applicato a fatti di piazza ritenuti particolarmente gravi, diciamocelo anche per la facilità di comminare misure cautelari dure in virtù della gravità della pena prevista.

L'aggressione squadrista alla casa del sindacato rimane una ferita aperta, e verrebbe facile da dire sottovoce che se dei fascisti vengono inquisiti e finiscono in galera per una legge fascista ben gli sta. Al contrario chi scrive pensa che già di per sé la pena detentiva vada radicalmente rivista insieme alla sua istituzione principe – la galera -, ma soprattutto che se una fattispecie di reato proveniente da un'altra infausta epoca rappresenta un vulnus democratico va cancellata a priori da chi colpisce.

Far passare sotto silenzio l'utilizzo di un reato così odioso – sistematicamente utilizzato per perseguire la conflittualità sociale – perché colpisce un gruppo di pericolosi neofascisti imputati di un atto così grave come l'assalto a una sede sindacale è semplicemente sbagliato, perché rappresenta in ogni caso un pericoloso precedente.

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Giornalista pubblicista e capo area della cronaca romana di Fanpage.it. Ho collaborato prima prima di arrivare a Fanpage.it su il manifesto, MicroMega, Europa, l'Espresso, il Fatto Quotidiano. Oltre che di fatti e politica romana mi occupo di culture di destra e neofascismi. Ho scritto per i tipi di Edizione Alegre "La politica della ruspa. La Lega di Salvini e le nuove destre europee" (2015) e per Fandango Libri "Fascismo Mainstream" (2021).
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