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Manovra 2025

Manovra, dipendenti statali in pensione a 70 anni: cosa c’è nel piano del ministro Zangrillo

Il governo Meloni, e in particolare il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, ha annunciato che con la manovra per l’anno prossimo vuole chiedere ai lavoratori statali di restare al lavoro fino ai 70 anni, invece di andare in pensione prima. Si tratterebbe comunque di una misura su base volontaria, per attività di tutoraggio o affiancamento dei nuovi assunti.
A cura di Luca Pons
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Un primo tassello del piano del governo Meloni per le pensioni nel 2025 inizia a prendere forma, e riguarda i dipendenti pubblici. Nelle ultime settimane sono aumentate le ipotesi su cosa cambierà il prossimo anno per chi vuole lasciare il lavoro, e finora non è chiaro cosa il governo intenda fare con la prossima manovra, specialmente in tema di pensioni anticipate. Ma il ministro della Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha fatto sapere che, per gli statali, sarà varato un sistema che permetta la permanenza al lavoro anche dopo aver raggiunto l'età pensionabile, fino ai 70 anni. L'idea sarebbe di mantenere i dipendenti più anziani per svolgere attività di tutoraggio o affiancamento dei nuovi assunti, anche se resta da definire come questo funzionerà nella pratica.

Il ministro ha ricordato che negli ultimi tre anni l'età media dei dipendenti pubblici è scesa: alla fine del 2021 era di 51 anni e 3 mesi, mentre oggi è a 49 anni e mezzo, ha detto al Corriere della sera. Al contrario nel 2009, prima di entrare nel pieno della crisi economica e finanziaria (che per anni ha anche bloccato le assunzioni del pubblico) l’età media era di 43 anni.

Tuttavia, nonostante le assunzioni di giovani che hanno permesso un abbassamento, il settore pubblico ora ha un problema: "Come accade alle aziende private, anche noi abbiamo difficoltà a trovare profili nelle discipline Stem", ha dichiarato il ministro. "Da qui nasce l’ipotesi di un rinvio del pensionamento".

Ipotesi di pensioni più alte per gli statali, ma a 70 anni

Sostanzialmente, il "rinvio del pensionamento" significa dare l'opzione a una parte dei lavoratori di andare in pensione più tardi. Non si lascerebbe più il lavoro a 60 anni (come possono fare gli addetti del comparto sicurezza e difesa), né a 65 anni con 42 anni e 10 mesi di contributi (come previsto dalla pensione anticipata ordinaria), né a 67 anni (la pensione di vecchiaia della riforma Fornero). La pensione arriverebbe a 70 anni.

"Con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti abbiamo ragionato di approfondire l’opportunità di trattenimento in servizio fino a 70 anni", ha infatti detto il ministro, "proprio in virtù del fatto che stiamo assumendo un numero rilevantissimo di persone e tantissimi giovani". Al di là delle motivazioni, nella pratica si tratterebbe di permettere a una certa quota di dipendenti di restare per più tempo al lavoro, guadagnando in cambio una pensione più alta.

Zangrillo ha detto che l'opzione sarà valida "per le amministrazioni, anche quelle decentrate", se considerano utile "trattenere al lavoro fino a 70 anni un numero di dipendenti", sempre "su base volontaria". La quota non è ancora definita, ma il ministro ha proposto che sia "un 10% del turnover". Insomma, per ogni dieci lavoratori che vanno in pensione, a uno si chiederebbe o proporrebbe di continuare a a lavorare.

I sindacati: "Non ci dicano che sono i lavoratori a scegliere"

La proposta non ha incontrato il favore dei sindacati: "Non ci dicano che sono i lavoratori a scegliere", perché considerando l'importo delle pensioni "non c'è libertà di scelta, molti devono rimanere per non diventare ancora più poveri. Per sopravvivere molti dovranno scegliere se essere pensionati poveri o lavoratori allo stremo delle forze. E poi con il limite del 10%? E se ci sono più domande? Chi sceglie, la lotteria?", ha commentato la segretaria generale di Fp Cgil Serena Sorrentino.

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