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Il ministro Orlando dice che non crede si troverà un accordo sul salario minimo

Il ministro del Lavoro crede che sul salario minimo non si troverà un accordo, ma dice che per alzare le retribuzioni bisogna “migliorare la contrattazione”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il salario minimo difficilmente diventerà realtà, almeno in tempi brevi. Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, ne è convinto, anche se pensa che sia "un obiettivo giusto". Per aumentare le retribuzioni "va fatto tutto ciò che migliora la contrattazione e incoraggia la chiusura dei contratti – ha spiegato Orlando ad Agorà su Rai 3 – Noi dobbiamo anche dare regole nuove alla contrattazione". Poi ha ribadito: "Sul salario minimo non so se si riuscirà a trovare un accordo generale, ma tutti i passi che vanno nella direzione del rafforzamento della contrattazione devono essere fatti". Il ministro del Lavoro ha ricordato, durante la trasmissione, l'ipotesi avanzata alle parti sociali "che rafforza la contrattazione e va nella direzione dell'efficacia erga omnes" dei contratti. Insomma, nonostante le diverse leggi depositate in Parlamento – tra cui quella firmata dall'ex ministra del Lavoro Catalfo – sembra impossibile che si possa arrivare a una conclusione sul salario minimo entro la fine della legislatura.

Il ministro del Lavoro ha anche sottolineato che i 5-6 miliardi previsti nel Documento di economia e finanza per aiutare famiglie e imprese non saranno sufficienti: "Abbiamo messo in conto che ci servano altre misure, valuteremo poi quali. È evidente che dovremo fare ulteriori passi, soprattutto per sostenere l'impatto del costo dell'energia e delle materie prime e per l'inflazione che incide profondamente e negativamente sui salari – ha spiegato ancora Orlando – Abbiamo un pezzo del mondo del lavoro che rischia di impoverirsi e un pezzo del mondo delle imprese che rischia di non farcela".

Durante il suo intervento, il ministro ha trattato anche il tema che sta monopolizzando l'agenza da ormai due mesi: la guerra in Ucraina. Secondo Orlando inviare le armi a Zelensky è "una via obbligata", poiché "la pace non si può costruire con la capitolazione dell'Ucraina". L'Italia "vuole la pace, però bisogna spiegare che è anche necessario aiutare chi si difende", poi ha sottolineato: "Per avviare un percorso di pace si passa anche per l'invio di armi". Critico invece con l'Ue: "L'Europa dovrebbe dire quali sanzioni ulteriori metterà in campo quando è in grado di farlo. Annunciare delle sanzioni e poi verificare che su quelle non c'è l'unità rischia di diminuire la deterrenza dell'Europa nei confronti della Russia".

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