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I figli delle coppie gay non possono avere gli stessi diritti degli altri: destra blocca regolamento Ue

La commissione Politiche europee del Senato ha bocciato la proposta di regolamento europeo per il riconoscimento dei diritti dei figli anche di coppie gay, bloccando l’introduzione di un certificato europeo di filiazione.
A cura di Annalisa Cangemi
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La Commissione Politiche europee al Senato ha votato a favore della risoluzione di maggioranza, a firma del senatore Giulio Terzi (Fdi), che è anche presidente della commissione: in questo modo, con 11 voti a favore e 7 contrari, è stata bloccata la proposta di regolamento Ue sul riconoscimento dei diritti dei figli in tutti i Paesi dell'Ue, anche di quelli nati da coppie dello stesso sesso, indipendentemente da chi li ha concepiti, in vista di un Certificato europeo di filiazione. Il documento sarebbe stato una sorta di ‘carta d'identità' dei diritti del bambino, che si sarebbe visto così riconoscere lo status di figlio, a prescindere dalle regole vigenti in ogni Stato membro.

La quarta commissione ha invece bocciato le risoluzioni presentate da Pd, M5S e Terzo Polo. Non c'è stata nessuna apertura o concessione da parte della maggioranza: la risoluzione approvata è contraria alla indicazione Ue. Il parere sarà trasmesso al Consiglio Ue: il nuovo regolamento, che avrebbe anche portato a una armonizzazione delle norme di diritto internazionale in materia di filiazione, senza interferire con il diritto di famiglia di ogni singolo Stato, sarebbe passato solo all'unanimità. Con il no dell'Italia, che probabilmente sarà in compagnia di Polonia e Ungheria, il Certificato europeo di filiazione non potrà entrare in vigore.

Il M5s aveva provato a stoppare il blitz del centrodestra, proponendo una sua contro-risoluzione e cercando una convergenza con le altre opposizioni: nel suo testo il M5s spiegava che il regolamento non avrebbe aperto alla maternità surrogata (pratica che in Italia è vietata), argomento questo utilizzato da Fratelli d'Italia per respingere la proposta dell'Unione europea. Nella risoluzione di maggioranza si specifica inoltre che l'obbligo di riconoscimento del certificato Ue di filiazione non rispetterebbe i principi di sussidiarietà e proporzionalità, per cui se venisse adottato sarebbe un'invasione del diritto europeo su quello nazionale.

"Quello andato in scena oggi pomeriggio in commissione politiche Ue del Senato è stato l'emblema del peggior teatrino ideologico tipico del repertorio della destra. Hanno continuato a sventolare ossessivamente la bandierina del pericolo di una apertura del nostro ordinamento alla maternità surrogata, quando il regolamento Ue non c'entra nulla con questo, ma semplicemente andava a riconoscere ai bambini gli stessi diritti su tutto il territorio europeo. È avvilente vedere come questa maggioranza sia in grado di strumentalizzare qualsiasi cosa passando sulla carne viva delle persone, in questo caso addirittura dei bambini. Con questa decisione Giorgia Meloni e i suoi adepti si assumono una responsabilità clamorosa: portare un Paese come l'Italia sull'asse di Orban e della Polonia sulla materia di diritti, mettendo sempre più in crisi la posizione dell'Italia sui tavoli europei. Oggi è un brutto giorno per la democrazia", hanno commentato i senatori M5S in commissione politiche Ue al Senato Dolores Bevilacqua e Pietro Lorefice.

"In commissione Politiche europee del Senato passa il voto sulla proposta di risoluzione di Fratelli d'Italia che boccia il certificato europeo di filiazione, la proposta dell'Unione europea per assicurare il riconoscimento dei diritti dei minori in tutto il territorio comunitario, indipendentemente dal concepimento", ha dichiarato il senatore di Fratelli d'Italia Marco Scurria, segretario della commissione Politiche europee.

"È inammissibile – ha aggiunto Scurria – che il certificato potesse diventare automaticamente valido e quindi accettato anche in Italia. Ciò sarebbe andato a ledere i principi di sussidiarietà e proporzionalità. La risoluzione contro il certificato europeo è inoltre necessaria, affinché non venga bypassato, pur nella dovuta tutela dei diritti fondamentali dei figli e dei minori in genere, il divieto di maternità surrogata vigente in Italia".

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