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Cambiamenti climatici

Fina (PD): “Subito una commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dei cambiamenti climatici”

Il senatore dem Michele Fina ha presentato un disegno di legge per una commissione parlamentare d’inchiesta sui cambiamenti climatici. “Politica deve interiorizzare l’emergenza climatica, servono dati e lavoro condiviso per prendere provvedimenti adeguati”.
A cura di Valerio Renzi
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Secca del fiume Po nell'estate 2022
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Michele Fina, neoeletto senatore del Partito Democratico, ha presentato un disegno di legge per l'istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sui cambiamenti climatici. Con l'esponente dem, che è anche direttore del think tank “TES – Transizione Ecologica Solidale”, abbiamo parlato anche dei primi passi del governo Meloni in materia di ambiente e clima.

Perché una commissione d'inchiesta sui cambiamenti climatici?

Credo che sia lo strumento migliore e più efficace di cui dispone il parlamento per affrontare una questione tanto complessa. Di iniziative propositive ce ne sono state diverse, ma tutte riguardavano un singolo aspetto – le energie rinnovabili o il dissesto idrogeologico per esempio – ci serve invece io credo un quadro complessivo della gigantesca sfida che abbiamo di fronte. Per questo un'indagine complessiva fatta dalle istituzioni, che ovviamente si doti dei migliori esperti di centri di ricerca e università che abbiamo a disposizione.

Perché secondo lei ancora non è stato fatto?

In virtù della strana idea che non bisogna essere troppo catastrofisti. Un'idea che coinvolge soprattutto il mondo politico. Invece così potremo finalmente mettere nero su bianco gli effetti concreti che i cambiamenti climatici hanno già determinato nel nostro paese e cosa ci aspetta per il prossimo futuro.

Serve una visione condivisa tra le forze politiche di quello che sono i cambiamenti climatici?

Certamente, per questo penso a una commissione bicamerale: serve l'impegno di tutti i gruppi politici. Dobbiamo arrivare ad avere una fotografia oggettiva, che ci permetta anche di legiferare e di discutere in aula a partire da dati condivisi, avvalendoci delle voci più autorevoli su ogni materia.

Come giudica i primi passi del governo in questo senso?

Evidentemente non è una loro priorità. Per essere eleganti la presenza a Cop27 del governo Meloni è stata marginale, con la scusa che il ministro Pichetto Fratin si era insediato da poco. L'Italia ha contato poco o nulla ai tavoli più importanti. Ma d'altronde anche il cambio del nome del ministero, con la scomparsa della dicitura "Transizione ecologica" dice già tutto.

E per quanto riguarda la manovra?

Mettendo al centro le nuove trivellazioni per provare a estrarre il poco gas che c'è nel nostro mare, il governo dà un'indicazione chiara e secondo noi completamente sbagliata. Servirebbe investire al contrario subito in rinnovabili, sbloccare gli impianti di produzione di fonti di questo tipo invece che insistere sull'estrazione di fonti fossili. Lo dice Elettricità futura, quindi un pezzo di Confindustria non il PD: impianti di rinnovabili per cui è in attesa l'autorizzazione potrebbero portare a diminuire della metà le importazioni dall'estero. Diminuirebbe dunque anche la dipendenza del nostro paese dall'estero, questa sarebbe la vera sovranità energetica di cui parla la destra. Avremmo poi anche un ritorno sociale con un abbassamento delle bollette per cittadini e imprese.

L'Italia torna indietro quindi con il governo Meloni…

Gli esponenti della maggioranza ci ripetono le solite frasi fatte "bisogna tutelare l'ambiente ma senza danneggiare imprese e perdere posti di lavoro". È evidente che noi dobbiamo tutelare il lavoro e i livelli occupazionali, per questo si parla di transizione giusta, invece nelle parole della destra questa suona come una scusa per non fare niente. Se non anche la politica non interiorizza davvero l'emergenza climatica non si muoverà mai niente.

Cosa pensa delle proteste degli attivisti dei movimenti climatici che sono stati al centro del dibattito in queste settimane?

Ultima Generazione ci dà un messaggio a cui dobbiamo rispondere, anche se le loro forme di protesta sono a mio avviso contraddittorie e controproducenti. Ma dobbiamo una risposta ai ragazzi e alle ragazze che protestano, anche per questo la proposta di una commissione d'inchiesta che può essere anche un importante interlocutore istituzionale per conoscere e ascoltare. Diciamo la verità: il più importante movimento politico contemporaneo globale è quello dei giovani contro i cambiamenti climatici, seguito dal movimento femminista e da quello antirazzista. Vorrà dire qualcosa o no?

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