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Eutanasia legale, parte oggi la raccolta firme per il referendum: “Garantire possibilità di scelta”

“È sempre più evidente quanto sia urgente una legge per poter garantire la possibilità di scegliere se porre fine alle proprie sofferenze insopportabili. Di fronte al silenzio del Parlamento che continua a rimandare la riforma necessaria, il Referendum a questo punto è l’unica possibilità per rendere l’eutanasia legale in Italia”: con queste parole l’associazione Luca Coscioni ha annunciato la raccolta firme per il referendum sull’eutanasia legale, partita oggi e per cui c’è tempo fino al 30 settembre.
A cura di Annalisa Girardi
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È partita oggi la raccolta firme per il referendum sull'eutanasia legale, iniziativa promossa dall'Associazione Luca Coscioni e presentata alla Camera. Sono necessaire 500 mila firme entro il 30 settembre: i primi tavoli sono stati allestiti tra Milano e Roma, ma entro la fine del mese saranno organizzati in tutta Italia. Ci saranno quattro mesi di tempo anziché tre, visti i vari blocchi e ritardi che ci sono stati a causa della pandemia di coronavirus: il referendum per l'eutanasia legale era stato infatti depositato lo scorso 20 aprile in Corte di Cassazione.

Il testo prevede una parziale abrogazione dell'articolo 579 del codice penale, quello sull'omicidio del consenziente per cui "chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni". Come detto presto saranno allestiti vari tavoli in tutta la penisola, in cui i cittadini potranno aderire alla campagna. Ma sarà anche possibile farlo presso avvocati o notai registrati: "Il loro ruolo è infatti fondamentale nell’ambito della raccolta firme perché hanno la facoltà di autenticarle, insieme a cancellieri, parlamentari, sindaci, assessori, consiglieri comunali, consiglieri regionali e dipendenti comunali", ha spiegato questa mattina l'associazione Coscioni presentando la campagna referendaria alla sala stampa di Montecitorio.

Durante la presentazione è stato anche trasmesso il video messaggio di una donna di 37 anni, Daniela, che affetta da una grave forma di tumore al pancreas voleva essere "libera di morire nel migliore dei modi"di , ma non è riuscita a recarsi in Svizzera per ricorrere al suicidio assistito. Aveva chiesto alla Asl e al relativo comitato etico di attestare se ci fossero le condizioni per poterlo fare, per ricevere però un diniego. Si era quindi rivolta all'associazione Coscioni per impugnare l'esito della risposta e ricorrere al Tibunale per ottenere le verifiche previste dalla sentenza Cappato: l'udienza era stata fissata per il 22 giugno, ma la donna è deceduta il 5 del mese.

"È inaccettabile che chi è nelle condizioni di Daniela sia costretta a un simile calvario. I malati non possono aspettare i tempi della burocrazia", è stato il commento di Filomena Gallo e Marco Cappato, segretaria e tesoriere dell'associazione. "È sempre più evidente quanto sia urgente una legge per poter garantire la possibilità di scegliere se porre fine alle proprie sofferenze insopportabili. Di fronte al silenzio del Parlamento che continua a rimandare la riforma necessaria, il Referendum a questo punto è l’unica possibilità per rendere l’eutanasia legale in Italia", hanno continuato.

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