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Elezioni Comunali 2022

Elezioni, Masia (consorzio Opinio-Rai): “Fdi batte Lega ovunque, la vera novità è il centro moderato”

L’analisi di Fabrizio Masia del consorzio Opinio per la Rai sulle elezioni amministrative: “Fdi rispetto alle precedenti elezioni amministrative è cresciuta tantissimo, è in uno stato di grazia, la Lega invece ha dato segni di sofferenza sia al Sud sia al Nord, con un elettorato che non si è fidelizzato”, ha spiegato in un’intervista a Fanpage.it.
A cura di Annalisa Cangemi
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Tempo di bilanci dopo le amministrative 2022. Il consorzio Opinio per la Rai ha analizzato i flussi elettorali dei partiti, rispetto alle precedenti consultazioni elettorali. Fabrizio Masia, Ad Emg different, che fa parte del consorzio Opinio Rai, intervistato da Fanpage.it, dice che dai risultati si osserva un sostanziale voto conservativo, da parte dell'elettorato di Fratelli d'Italia e del Partito Democratico. Mentre grandi movimenti si hanno nell'elettorato del Movimento Cinque Stelle e i deflussi ci sono stati soprattutto per la Lega, la quale non solo al Sud o al Centro Italia, ma in molte città del Nord è stata battuta da Fratelli d'Italia. A Verona la lista di Fdi ha preso l'11,9% mentre Lega Salvini il 6,6%; a Genova 9,3% per Fratelli d'Italia e 6,8% per la lista della Lega.

"Evidentemente al di là degli aspetti locali ci sono anche aspetti di carattere nazionale che hanno avuto dei riverberi. Fdi rispetto alle precedenti elezioni amministrative è cresciuta tantissimo, è in uno stato di grazia, la Lega invece ha dato segni di sofferenza sia al Sud sia al Nord, con un elettorato che non si è fidelizzato, e in alcuni casi ha anche votato per il candidato avverso politicamente, di sinistra o civico", spiega Masia.

"Si registra quindi in queste comunali soprattutto una grande perdita di voti da parte della Lega, voti che si sono spostati anche verso candidati inusuali. Ad esempio a Verona, dove parte dei leghisti si è spostata verso Tosi ma anche verso Tommasi, che infatti ha raggiunto un risultato storico, quasi il 40%. Nella città veneta non si ricorda un consenso così ampio di un candidato della sinistra".

"Naturalmente è difficile fare un confronto con le comunali precedenti, perché alle amministrative si presentano tante liste civiche in grado di erodere voti. La composizione delle coalizioni in Italia è molto diverso da elezione a elezione, a differenza di altri Paesi, e questo complica il lavoro degli analisti. Abbiamo per esempio un risultato strepitoso a L'Aquila per Fratelli d'Italia", sottolinea ancora Masia. Nel capoluogo abruzzese Fratelli d'Italia ha preso ben 7.298 voti, il 20,5%, mentre Lega Salvini Abruzzo solo 4.467, il 12,5%: il candidato del centrodestra Pierluigi Biondi è stato eletto al primo turno.

"Molto difficile anche confrontare il dato delle amministrative con le europee – aggiunge – Si vede però che il partito di Giorgia Meloni è in grandissima ascesa, e anche il Pd mostra un certo grado di conservazione del consenso. Entrambi i partiti sembrano confermare le stime che vengono fatte nei sondaggi, che li danno attorno al 21-22%. Il punto è la difficoltà della Lega, la sostanziale tenuta di Forza Italia, che per esempio al Nord ha fatto una buona performance a Genova e a Verona, ha dato segni di assoluta resistenza, considerato che alle europee aveva fatto nel complesso l'8%. A Parma invece non è andata benissimo".

Ma gli aspetti più interessanti secondo Masia sono due: "Da un lato il fatto che sempre di più nelle elezioni amministrative il candidato è decisivo, e pesa tantissimo, mentre i partiti incidono un po' di meno. Se il candidato sindaco è buono questo poi si vede nei risultati. Per esempio il sindaco uscente che ha lavorato bene spesso viene riconfermato, è il caso di Bucci a Genova. Oppure un candidato sindaco che piace e ha una buona reputazione riesce a ottenere consensi importanti, come Tommasi a Verona, Valerio Donato a Catanzaro o Roberto Lagalla a Palermo".

"L'altro dato interessante è il fatto che se ci domandiamo se il centro è ancora attrattivo, questi risultati dimostrano che c'è un'esigenza di moderatismo. Nono solo per i grandi risultati delle liste civiche. Ma se andiamo a vedere le liste del centro, di quello che sta più a destra – prendiamo il caso della lista di Toti, o il risultato di Antonello Talerico a Catanzaro (13,1%), ma anche alcuni centri più di sinistra come Italia viva, che assieme ai socialisti ha appoggiato Ferri a Carrara (15,1%), o Calenda che ha fatto con Ferrandelli un ottimo risultato a Palermo, sopra il 14% – si capisce che laddove c'è una proposta credibile il centro, che sia un po' più a destra o un po' più a sinistra, riesce a ottenere consenso. Donato e Talerico sono espressione di un moderatismo di fondo. Questo è molto importante, soprattutto in una prospettiva nazionale e politica, perché se la legge elettorale rimane quella attuale bisogna vedere se alla fine questi centri rimangono staccati. L'ipotesi che il centrodestra si presenti con la formazione solita è tutta da verificare, per tanti motivi. Per esempio Meloni potrebbe essere primo partito e quindi reclamare lei la premiership, e bisogna vedere se questo verrà digerito dagli altri alleati. Bisogna poi capire quanti di quei centri, Noi con l'Italia, Toti o Cesa, possano rientrare nell'alveo del centrodestra".

E il campo largo di Letta? "Bisogna vedere se questo progetto si riuscirà a realizzare. Io dubito che Calenda e Renzi, che contati insieme valgono il 6-7%, possano entrare in questo campo largo. Non è da escludere che ci sia una sorta di rivoluzione, un aggregato di centro che possa diventare, quello sì, un campo largo, o con il Pd, o addirittura potrebbe presentarsi da solo, visto come sono andate le ultime elezioni amministrative. Questo potrebbe già accadere con questa legge elettorale, figuriamoci se si dovesse tornare a un proporzionale".

Secondo Masia l'alleanza Pd-M5s non ha funzionato tanto perché non ha funzionato il M5s: "I Cinque Stelle non sono in un momento di grande fulgore a livello nazionale, dove vengono stimati intorno al 13%. E a questo sommiamo la debolezza sui territori. Il Pd spesso è stato all'interno della coalizione l'unico partito forte e trainante, a meno che il centrosinistra non si sia presentato con un candidato forte, come nel caso di Verona. Nel campo della sinistra se non c'è un legame con Calenda, con Renzi, il Pd si ritrova a fare l'unica forza aggregatrice insieme a una serie di liste civiche, e quindi fa fatica".

In generale "In questa fase registriamo un'enorme fluidità dell'elettorato e nelle leadership. È come se non ci fosse più uno zoccolo duro, ma tutto sia da conquistarsi giorno dopo giorno. La stessa fiducia in Draghi che era al 60% ora sta sul 50%. Regge, ma consideriamo che è appoggiato da quasi tutti i partiti, esclusi Meloni e Fratoianni. L'elettorato intanto non va a votare, ma quando si viene messi alla prova si rischia di perdere consenso e per mantenerlo su si fa molta fatica. E questo è stato il caso di Salvini".

I ballottaggi potrebbero far emergere qualche sorpresa. "Per esempio a Verona io non sono così convinto che chi ha votato Tosi poi andrà a votare per Sboarina, anche per l'immagine che ha Tommasi, che potrebbe essere un exploit della sinistra. Ma in generale per i ballottaggi si riparte un po' da zero. L'esito di Parma è invece praticamente scontato". Qui Michele Guerra, candidato del centrosinistra, ha ottenuto il 44,2%, e si confronterà il prossimo 26 giugno con Pietro Vignali, centrodestra, che ha avuto il 21,2%. "È molto difficile in questo caso immaginare un ribaltone".

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