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Effetto flat tax, è boom di partite Iva: chi beneficia del regime forfettario

Nei primi tre mesi del 2019 sono state aperte 196.060 nuove partite Iva. Con le agevolazioni del nuovo regime forfettario sono sempre di più le persone che scelgono la strada dell’autoimprenditorialità. Ma le semplificazioni e un fisco ultraleggero non sarebbero gli unici motivi a spiegare il boom di partite Iva.
A cura di Annalisa Girardi
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Nel primo trimestre del 2019 sono state aperte 196.060 nuove partite Iva. È il ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef) a comunicarlo, specificando che si tratta di un aumento del 7,9% rispetto allo stesso periodo, fra gennaio e marzo, del 2018. Più della metà delle nuove partite Iva, il 53%, ha deciso di aderire al regime forfettario: l'agevolazione della flat tax al 15%, o addirittura al 5% per le nuove attività, ha portato in pochi mesi 104.456 adesioni, un 40% in più di quelle registrate nello stesso periodo del 2018.

"L’andamento è influenzato dalle modifiche normative introdotte con la legge di bilancio 2019, che ha elevato a 65.000 euro il limite di ricavi per fruire del regime forfetario con l’introduzione anche di alcune agevolazioni contributive per coloro che aderiscono", si legge nel documento del Mef. Tuttavia, come spiega il Sole 24 Ore, ci sono altre ragioni che spiegano il boom di partire Iva, collegate ad un fisco ultraleggero, ma più specifiche.

Chi sono i beneficiari della flat tax?

Analizzando i dati del Mef emergono due elementi interessanti legati all'anagrafica di coloro che hanno scelto la strada del lavoro autonomo. In primo luogo, un aumento percentuale importante tra le nuove partite Iva (+37,6%) è stato registrato negli over 65, i pensionati. Chi ha lasciato il proprio mestiere a causa dell'età, ma vorrebbe reinserirsi nel mercato del lavoro per ambizioni personali o per difficoltà economiche connesse alla pensione percepita, vede nella partita Iva uno strumento attraverso il quale poterlo fare. Inoltre, le partite Iva sono cresciute del 26,1% anche fra i soggetti compresi nella fascia di età che va dai 51 ai 65 anni: si tratta di una classe di ex dipendenti che è stata esclusa dal mondo professionale e che cerca di rimettersi in gioco puntando sull'autoimprenditorialità.

Lo stesso vale per le categorie più giovani, le principali vittime della crisi dell'occupazione, che decidono di sfruttare gli incentivi proposti dal regime forfettario per eludere l'instabilità dovuta ai contratti a breve termine e cercare di entrare nel mercato del lavoro mettendosi in proprio. Infine, un sistema semplificato e una tassazione ridotta costituisce anche una spinta di emersione dal nero, per cui molte persone avrebbero ritenuto più conveniente aprire una partita Iva dichiarandosi al Fisco che continuare a operare nell'illegalità, non versando quindi i contributi necessari in ottica pensionistica.

Qualche dato anagrafico

"Tali modifiche hanno quindi avuto un duplice effetto, da un lato hanno determinato un aumento complessivo delle aperture di partita Iva, dall’altro una ricomposizione delle aperture a favore della natura giuridica “persona fisica” e a sfavore delle forme societarie", sottolinea il documento del Mef. Infatti, il 77% delle nuove partite Iva è stato aperto da persone fisiche, il 18,5% da società di capitali e il 3,5% da società di persone.

La maggior parte dei nuovi avviamenti, rispetto allo stesso trimestre nel 2018, riguarda l’istruzione (+22,9%), le attività professionali (+19,2%), il commercio (17,8%)  i servizi alle imprese (+16%) e le costruzioni (9,1%). Risultano invece in calo l'agricoltura (-4,9%) e il settore di alloggio e ristorazione (-2,1%). Per quanto riguarda il territorio, il 45% delle nuove partite Iva è registrato al Nord, il 22% al Centro e il 33% al Sud e nelle Isole. La ripartizione relativa al genere si mantiene stabile, con il 62,1% di aperture effettuate da individui maschi.

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