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Dove finiscono i soldi delle restituzioni dei Cinque Stelle: le ultime polemiche nel Movimento

“Ho smesso di versare le restituzioni al Movimento Cinque Stelle perché da un anno circa finiscono in un conto privato intestato a Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Francesco D’Uva. Ci sono milioni e milioni di euro in quel conto e nessuno sa come vengono utilizzati”: così l’ex ministro ed esponente M5s Lorenzo Fioramonti apre le polemiche sul sistema di restituzioni e la mancanza di trasparenza.
A cura di Annalisa Girardi
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"Ho smesso di versare le restituzioni al Movimento Cinque Stelle perché finivano in un conto privato intestato a Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva. Nessuno sa come vengono utilizzati": queste le parole dell'ex ministro, Lorenzo Fioramonti, che punta il dito contro il capo politico del Movimento e i due ex capigruppo, rispettivamente al Senato e alla Camera, accusandoli di mancanza di trasparenza per quanto riguarda i fondi derivati dalle restituzioni dei parlamentari Cinque Stelle.

"Siamo passati da una donazione agli enti pubblici, che ho continuato a fare per il bilancio dello Stato, verso una donazione privata, ad un conto intestato a tre persone. E nessuno sa come vengano utilizzati questi soldi": ha affermato l'ex ministro ed ex esponente pentastellato, in diretta da Piazzapulita su La7. Per poi raccontare di aver scritto un articolo, ancora durante il primo governo di Giuseppe Conte, in cui premeva affinché si cambiassero le regole. "Serve una fondazione terza, anche nominata dal M5S, che gestisca questi soldi. Ci sono milioni e milioni di euro su questi conti, servono dei revisori dei conti, una gestione che si avrebbe come per qualsiasi associazione culturale", ha quindi concluso Fioramonti.

Le polemiche sulle restituzioni

Fioramonti, ad ogni modo, non è stato l'unico a denunciare la mancanza di trasparenza del sistema. Anche il deputato Santi Capellani, che come l'ex ministro ha deciso di lasciare le fila pentastellate per andare ad occupare i banchi del Gruppo Misto, ha accusato il Movimento di non gestire in modo chiaro le restituzioni dei suoi parlamentari. Prima di lasciare il Movimento, Capellani era finito al centro delle polemiche in quanto non avrebbe versato parte della quota di stipendio da parlamentare che tutti i deputati e senatori pentastellati devono restituire. Inizialmente il deputato siciliano si era giustificato affermando semplicemente di aver dimenticato la password, ma ieri ha deciso di fare chiarezza con un lungo post su Facebook in cui rivela che la vera motivazione delle mancate restituzioni sia invece connessa al conto intestato a Di Maio, Patuanelli e D'Uva.

"La questione della password non era una scusa ma un modo educato per sorvolare sul conto corrente intestato arbitrariamente, dal 2019, a Di Maio, D’Uva e Patuanelli. Conto di cui in tantissimi chiediamo lumi da tempo. Fino al 2018 i rimborsi andavano direttamente allo Stato. Andiamo al discorso delle restituzioni che per qualcuno sono avvenute sotto minaccia e ricatto di sanzioni ed espulsioni. Le donazioni che ho promesso sono accantonate (e non per spese legali come per il Sen. Giarrusso)", scrive Cappellani, affermando quindi che questi soldi ci sono, ma non saranno versati fino a quando i vertici del Movimento non renderanno conto delle operazioni svolte con questi fondi.

"Se e quando Di Maio e Casaleggio rendiconteranno i movimenti del Conto Restituzioni, unitamente al bilancio dettagliato dell’associazione Rousseau, sarò ben lieto di fare una donazione. In caso contrario, provvederò personalmente a restituire quanto dovuto direttamente alla società civile. Non ho fatto attività politica per anni sul territorio per regalare soldi a Di Maio e a Casaleggio", conclude quindi Cappellani.

Sarebbero 47 i parlamentari pentastellati non in regola con le restituzioni al momento. Il Movimento qualche giorno fà, in seguito alla riunione tra i capigruppo e i probviri, aveva fatto sapere che nei loro confronti sarebbero presto scattati dei procedimenti. Al tempo stesso, i capigruppo pentastellati avevano sottolineato che l'85% dei parlamentari fosse in regola per poi scrivere in una nota: "Precisiamo che, dall’inizio della legislatura, i parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno restituito oltre 13 milioni di euro, denaro utilizzato per aiutare i cittadini e le piccole e medie imprese, con iniziative riguardanti sanità, scuola, alluvionati, aiuti alle famiglie delle forze dell’ordine, finanziamenti per il fondo per il contrasto della povertà educativa e il fondo contro la violenza sulle donne. In particolare sono stati impegnati oltre tre milioni di euro, sempre derivanti dalle restituzioni dei portavoce nazionali e regionali, per finanziare progetti di sostenibilità ambientale per i quali le scuole pubbliche interessate potranno presentare richiesta entro il 29 febbraio 2020".

Conttato da Fanpage.it, Francesco D'Uva ha rimandato al suo portavoce che, rimandando a un post nel Blog, ha affermato: "Il conto c'è già da un po'. Comunque D'Uva non è più capogruppo e non è mai entrato nel merito della questione, in quanto si tratta solo di una cosa formale. E comunque in questi giorni si stanno facendo degli adempimenti per il cambio dell'intestazione. Ad ogni modo queste restano le posizioni di Fioramonti e Cappellani, però non credo che il dibattito logicamente abbia un senso".

Come è cambiato il sistema delle restituzioni

Ma come è cambiato quindi il sistema delle restituzioni (che ora potrebbe andare incontro ad alcune novità) per scatenare queste polemiche? Fino allo scorso agosto 2018, gli importi che gli eletti del Movimento restituivano confluivano nel Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, un ente pubblico collegato al ministero dello Sviluppo economico con cui lo Stato "affianca le imprese e i professionisti che hanno difficoltà ad accedere al credito bancario perché non dispongono di sufficienti garanzie".

Ad agosto 2018 le cose però sono cambiate. Infatti, è stato istituito il Comitato per le rendicotazioni/rimborsi del M5s, composto proprio da Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli e Francesco D'Uva. Da tirendiconto.it, il sito dove si possono consultare tutte le informazioni disponibili sulle restituzioni dei parlamentari pentastellati, risulta che i primi bonifici sono iniziati a marzo 2019. In un post pubblicato sul Blog delle Stelle viene motivata la decisione di cambiare la destinazione delle restituzioni:

Per poter diversificare le nostre azioni in maniera efficace abbiamo deciso di avere un unico “contenitore” degli extrastipendi (un conto intermedio), ma soprattutto vogliamo coinvolgere i nostri iscritti in queste decisioni. Anziché un’unica restituzione per un’unica iniziativa, potremo destinare i soldi restituiti ai cittadini a più iniziative sui territori e nelle regioni che decideranno gli iscritti! Ed è per questo che i prossimi destinatari saranno decisi attraverso la piattaforma Rousseau con un voto online.

Il conto intermedio sarà gestito dal Comitato per i rimborsi e le restituzioni dei nostri portavoce, costituito dal Capo Politico e dai due Capigruppo di Camera e Senato. Il Comitato ha quale unico scopo quello di aprire un conto corrente bancario dove i portavoce verseranno gli importi eccedenti del loro stipendio e ciò è stato deciso con una doppia finalità. La prima è quella di poter verificare puntualmente i versamenti fatti per evitare il ripetersi di situazioni spiacevoli come quelle scoperte dalle Iene poco più di un anno fa. La seconda è quella di poter di volta in volta individuare i destinatari finali delle restituzioni.

Una scelta giustificata quindi dalla volontà di poter destinare i fondi raccolti a diverse realtà (invece che unicamente al Fondo per le PMI) e di coinvolgere gli iscritti del Movimento nella decisione. Un cambiamento totalmente legittimo, quindi, che però risulta bersaglio di diverse critiche interne che accusano i vertici del M5s di mancanza di trasparenza. Sempre dal Blog delle Stelle risulta anche che effettivamente, dalla creazione del Comitato per le rendicontazioni e le restituzioni, gli iscritti a Rousseau sono stati resi partecipi nel processo di destinazione dei fondi recuperati: altrettanto vero, tuttavia, è che alcune operazioni rimangono poco chiare, così come è complicato reperire informazioni a riguardo.

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