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Di Maio su Libia e Iran: “Molte critiche all’Italia e all’Ue, ma le soluzioni semplici non esistono”

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha pronunciato un lungo discorso in Senato per fare il punto della situazione sull’attuale scenario internazionale, con particolare riferimento alla situazione in Iran, Iraq e Libia. “L’Italia ha dato un contributo importante e potrà continuare a farlo se sulle polemiche di corto respiro prevarrà una visione lungimirante e condivisa. Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. Non si tratta di ingenuità: per puntare a soluzioni politiche sostenibili dobbiamo giocare in squadra, parlare con una voce unica e agire con equilibrio”, ha detto il capo della Farnesina.
A cura di Annalisa Girardi
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Luigi Di Maio si trova questa mattina in Senato per la sua informativa sull'attuale scenario internazionale, con particolare riferimento alla situazione in Iran, Iraq e Libia. Il ministro degli Esteri ha cominciato il suo intervento affermando che "il Mediterraneo allargato sta vivendo una fase particolarmente turbolenta e le crisi più drammatiche sono soprattutto in Libia, Iran e Iraq". Sottolineando che "l'instabilità diffusa tocca da vicino gli interessi nazionali italiani, in primis quello per la nostra sicurezza, contrasto al terrorismo e la gestione dei flussi migratori, ma anche interessi economici ed energetici", Di Maio ha parlato del ruolo geopolitico del Paese "nel mare che vogliamo continuare a considerare nostrum".

Il leader del Movimento Cinque Stelle continua poi dichiarando: "Quanto più l’Italia sarà unita e compatta in queste sfide tanto più riuscirà a mettere in campo un’efficace azione politica: il nostro Paese ribadirà sempre che l'unica risposta a questa instabilità è e deve rimanere politica. Nel Mediterraneo non esistono scorciatoie militari, i conflitti portano solo altri conflitti. L'intervento militare può modificare nell'immediato la realtà sul terreno, ma non produce soluzioni sostenibili".

Libia, Di Maio: "Nessun Paese può risolvere da solo crisi così complessa"

Di Maio ritrova nell'Iraq e nella Libia due esempi che dimostrerebbero l'inefficacia della soluzione militare. Iniziando a considerare il dossier Libico, il ministro degli Esteri ricorda che domenica 19 gennaio ci sarà la conferenza di Berlino e avverte sull'aggravarsi della crisi, che potrebbe "aumentare le minacce terroristiche e in tema di immigrazione illegale". Definendo "fragile" il cessate il fuoco raggiunto, Di Maio lo considera comunque un passo avanti, e "condizione indispensabile per il dialogo politico". Apprezzando l'iniziativa russa per arrivare a un accordo su una tregua, Di Maio riconosce anche che la decisione del generale Khalifa Haftar di non firmare un cessate il fuoco ufficialmente rivela tutta la "complessità dell'equazione libica".

Rivendicando i successi dell'Italia nel processo che ha portato a un, seppur debole, risultato Di Maio ha rimarcato l'importanza di dialogare con entrambe le parti coinvolte. "Nessun Paese, da solo può pensare di risolvere una crisi così complessa. L'intera comunità internazionale è chiamata a lavorare insieme".  Ripercorrendo le tappe dell'escalation di violenza delle ultime settimane, Di Maio ha avvertito contro l'aggravarsi della crisi umanitaria e l'ingerenza di potenze terze negli scontri. "Da conflitto interno, la guerra in Libia si è trasformata in un conflitto per procura", ha proseguito il ministro degli Esteri, puntando il dito contro gli accordi presi tra Turchia e il Governo di accordo nazionale libico, guidato da Fayez al-Sarraj.

Di Maio ha quindi definito le cinque linee guida dell'azione dell'Italia nel conflitto libico:

  1. impraticabilità della soluzione militare e ricerca di un cessate il fuoco
  2. riavvio del processo politico sotto l'egida dell'Onu
  3. fine di ogni interferenza esterna
  4. unità, integrità e sovranità territoriale della Libia
  5. inclusività

La posizione Ue sulla Libia

Rispetto a questo ultimo punto, Di Maio ha ribadito il sostengo di Roma al governo di Tripoli, ma sottolinea l'importanza di tenere in considerazione tutte le parti in Libia. "Troppo a lungo l’Europa si è mossa in maniera scoordinata sulla Libia, consentendo ad attori terzi di occupare spazi lasciati liberi. Gli europei sono quelli che più hanno da perdere da una Libia instabile e più da guadagnare da un Paese stabile e prospero. Siamo noi a dover evitare che la Libia diventi ostaggio di una competizione geopolitica".

Il ministro ha quindi confermato che l'Unione europea sta aprendo alla possibilità di inviare in Libia una missione responsabile del monitoraggio del cessate il fuoco, "naturalmente su espressa richiesta dei libici e all'interno di un quadro internazionale di legalità sancito dall'Onu". Secondo Di Maio questo sarebbe importante per fermare le interferenze, proteggere i civili dal massacro e restituire un'idea dell'Ue come attore unitario e di primaria importanza. Di Maio ha quindi annunciato di aver proposto a Mosca e Ankara di formare un tavolo composto appunto da Italia, Russia e Turchia sulla crisi libica.

Iran, Di Maio teme l'escalation di violenza

Per quanto riguarda invece lo scenario iraniano e iracheno, Di Maio afferma che come in Libia, "anche nel Golfo permangono preoccupazione di un'escalation di violenze che avrebbe conseguenze devastanti per l'intera regione". Il ministro ha sottolineato come l'Iraq, a causa delle fortissime tensioni generate dalle provocazioni e offese tra Teheran e Washington, ha approvato una mozione parlamentare (votata in assenza nell'Aula di sunniti e kurdi), che ha portato l'esecutivo iracheno a chiedere la revoca dell'assistenza della coalizione internazionale che combatte lo Stato islamico. In questo dossier, annuncia Di Maio, le priorità dell'Italia sono le seguenti:

  1. contenere le tensioni e favorire il dialogo
  2. assicurare la tutela dei militari italiani sul terreno
  3. sostenere la lotta contro lo Stato islamico nella coalizione internazionale
  4. confermare la necessità di dare piena attuazione all'intesa sul nucleare

Di Maio ha sottolineato il ruolo dell'Unione europea che si pone tra Stati Uniti e Iran, cercando di favorire un compromesso tra le due parti e opponendosi con ogni mezzo a un escalation della violenza. Rivendicando l'importanza della missione della coalizione internazionale contro l'Isis e il terrorismo, Di Maio ha ammesso che le intenzioni del governo iracheno sul futuro della presenza di contingenti della Nato sul territorio sono ancora incerte.

Le critiche al ruolo dell'Italia nella crisi

Infine per quanto riguarda il nucleare, Di Maio ha sottolineato la disponibilità dell'Iran a collaborare con l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, nonostante i passi indietro rispetto all'intesa sul nucleare compiuti nei giorni scorsi. Per Di Maio l'intesa sul nucleare rimane un punto fondamentale per l'evitare della proliferazione e per l'architettura di sicurezza regionale, e per questo ha affermato di aver invitato l'Iran, insieme all'Ue, a ripristinare il pieno adempimento degli accordi sul nucleare.

"Ho cercato di riassumere il lavoro condotto finora: molte sono state le critiche sul ruolo dell'Italia e dell'Europa. Non c'è dubbio che l'emergere di attori geopolitici esterni a scapito dei Paesi europei sia stato favorito da inerzie, divisioni e spazi vuoti anche dell'Unione europea. Ma l'Italia ha dato un contributo importante e potrà continuare a farlo se sulle polemiche di corto respiro prevarrà una visione lungimirante e condivisa. Non esistono soluzioni semplici a problemi complessi. Non si tratta di ingenuità: per puntare a soluzioni politiche sostenibili dobbiamo giocare in squadra, parlare con una voce unica e agire con equilibrio. Solo così possiamo essere credibili ed efficaci", ha concluso Di Maio.

Di Maio alla Camera difende Italia e Ue

Alla Camera Di Maio ha ripetuto gli stessi concetti, soffermandosi – alla fine del suo intervento – sulla risposta alle critiche che sono state mosse all’Ue e all’Italia negli ultimi giorni: “Non sono d’accordo con coloro che dicono che nell’ambito del conflitto l’Italia doveva guadagnare più terreno, perché nell’ambito di questo conflitto hanno guadagnato terreno i Paesi che hanno dato armamenti all’una o all’altra parte. Noi non abbiamo mai avallato queste richieste: la strada diplomatica richiede più tempo”. Inoltre, ha sottolineato il ministro degli Esteri, “quando si dice che si sta decidendo tutto a Mosca ricordo che non è stato firmato l’accordo e si rimanda tutto a Berlino. Quella conferenza tiene intorno al tavolo tutti gli stati che interferiscono con le parti libiche. Non è un punto d’arrivo, ma di partenza. Se si concordano degli obiettivi poi bisognerà implementarli e anche su questo l’Ue potrà essere decisiva se parlerà con una sola voce. Potrà dare un contributo mettendo sempre al centro la parola pace”.

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