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Denis Verdini, la Corte d’appello conferma la condanna a 5 anni e 6 mesi per il caso bancarotta Ste

La corte di appello di Firenze ha confermato la condanna in primo grado per l’ex parlamentare Denis Verdini a cinque anni e sei mesi per il caso bancarotta Ste. Sono state confermate le condanne anche agli altri imputati.
A cura di Annalisa Girardi
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Il caso è quello del processo per la bancarotta fraudolenta della Ste, la Società Toscana di Edizioni: la corte di appello di Firenze ha confermato la condanna in primo grado per l'ex parlamentare Denis Verdini a cinque anni e sei mesi. Sono state confermate anche le condanne per gli altri imputati: cinque anni all'ex deputato Massimo Parisi, ex coordinatore regionale toscano di Forza Italia e già amministratore delegato della Ste, tre anni ciascuno a Girolamo Strozzi Majorca Renzi, ex presidente del consiglio di amministrazione della Ste, Enrico Luca Biagiotti, ex membro del consiglio di amministrazione, e Pierluigi Picerno, ex amministratore delegato e poi liquidatore della Ste. Le motivazioni della sentenza sono ora attese tra due mesi.

La procura generale aveva chiesto la conferma delle condanne emanate in primo grado. I giudici sono rimasti riuniti per oltre due ore in camera di consiglio, prima di deliberare la sentenza. Verdini e gli altri imputati sono anche stati condannati al pagamento delle spese processuali e di quelle sostenute dalle parti civili. Fino al fallimento, dichiarato nel 2014, la società Ste pubblicava Il Giornale della Toscana abbinato a Il Giornale. Tra i suoi fondatori e investitori nel 1998 c'erano proprio Verdini, Parisi e Strozzi: tutti hanno ricoperto a vario titolo la carica di amministratore, anche se con ruoli diversi. Secondo l'accusa, Verdini in quanto socio di maggioranza era de facto l'amministratore della Ste. Lo scorso 3 novembre 2020 la Cassazione lo aveva condannato in via definitiva a sei anni e mezzo per la bancarotta dell'ex Credito Cooperativo Fiorentino, di cui a lungo era stato presidente. Al momento, dopo aver trascorso un periodo nel carcere romano di Rebibbia, si trova ai domiciliari nella sua casa di Firenze.

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