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Dalle armi ai premi in bitcoin, denunciati due leader del gruppo No vax ‘Guerrieri ViVi’

Tre perquisizioni svolte dalla Polizia di Stato in tutta Italia a carico dei leader del gruppo complottista No vax ‘Guerrieri ViVi’, che istigavano su Telegram i loro seguaci a compiere atti dimostrativi: trovate armi da fuoco di vario tipo.
A cura di Tommaso Coluzzi
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La firma è una doppia v, che richiama – non a caso – quella usata dal protagonista di V per Vendetta. Solo che nel marchio di riconoscimento che il gruppo complottista No vax ‘Guerrieri ViVi' ha impresso per mesi sui muri esterni di ospedali, scuole, redazioni giornalistiche e molti altri luoghi sensibili, di v ce ne sono due. Oggi – a più di un anno dall'apertura dell'indagine a carico di 29 persone – la Polizia di Stato ha condotto una serie di perquisizioni in tutta Italia: tra Brescia, Verona e Matera. Sono tre le persone coinvolte, di cui due sono indiziate di essere promotrici del gruppo nell'ambito del procedimento per associazione segreta e istigazione all'interruzione di pubblico servizio.

La Polizia racconta di mesi di serrate indagini informatiche, che hanno portato gli agenti a setacciare i gruppi Telegram su cui i "guerrieri" facevano proseliti. Centinaia di chat setacciate, documenti controllati, fotografie verificate, hanno portato le forze dell'ordine a risolvere il vero rebus di questa tipologia di indagini: scovare chi si nasconde dietro l'anonimato, costruito ad hoc grazie a reti Vpn e il servizio di messaggistica russo.

Scritte del gruppo "guerrieri ViVi" sui muri
Scritte del gruppo "guerrieri ViVi" sui muri

Gli agenti spiegano che il gruppo No vax ha preso di mira quotidianamente rappresentanti delle istituzioni e medici, con commenti violenti postati in maniera coordinata. Poi i gesti dimostrativi, con le sedi di Asl, hub, ospedali, scuole e sindacati imbrattate di vernice rossa con frasi contro i vaccini, ma anche in generale contro vari tipi di complotto. Anche perché, osservano le forze dell'ordine, con la conclusione delle restrizioni legate alla pandemia di Covid, il gruppo – "dichiaratamente ossessionato da ogni presunta forma di controllo" – è passato ai pagamenti elettronici, il 5G, il cambiamento climatico e temi simili, riproducendo lo stesso schema usato in precedenza: attacchi violenti contro i sostenitori di queste tematiche.

Scritte dei "guerrieri ViVi" sui muri alla scuola Berti di Torino
Scritte dei "guerrieri ViVi" sui muri alla scuola Berti di Torino

I leader del gruppo creavano anche alcune sfide rivolte ai partecipanti, che dovevano compiere degli illeciti in cambio di premi in bitcoin. Si andava dall'imbrattare un luogo istituzionale a posizionare uno striscione, e il bonus in criptovaluta andava solo al più meritevole. A chi aveva compiuto il gesto "più eclatante".

Il passaggio più inquietante, però, riguarda la perquisizione svolta questa mattina dalla Digos: passate al setaccio le residenze degli indagati, i loro luoghi di lavoro e un maneggio in provincia di Brescia dove si incontravano. Gli agenti hanno scoperto che il gruppo dei "guerrieri" era ancora attivo, ma non solo: sono state rinvenute – e ritirate in via cautelativa – sei armi tra pistole e fucili regolarmente denunciate. È stato predisposto anche il sequestro preventivo dei loro mezzi di comunicazione e di propaganda in rete, con l'oscuramento dei canali Telegram che però – come dimostrato in passato – da solo serve a ben poco.

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