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Cosa si è deciso e cosa ha ottenuto Giorgia Meloni al Consiglio europeo

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al Consiglio europeo del 23 e 24 marzo ha puntato tutto sulla questione migranti. Ma l’Europa ha altre priorità, dal sostegno all’Ucraina alla transizione ecologica dell’industria. Così, sulla migrazione c’è stato dibattito breve e nessun risultato concreto.
A cura di Luca Pons
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Nella prima giornata del Consiglio europeo di Bruxelles, che si è tenuta tra ieri, Giorgia Meloni ha continuato a spingere sul tema delle migrazioni. "Se la Tunisia crolla del tutto si rischia una catastrofe umanitaria, con 900mila rifugiati", ha detto durante il dibattito sul tema. Gli argomenti al centro dell'agenda europea, però, erano altri. A cominciare dalla guerra in Ucraina: il presidente Volodymyr Zelensky è intervenuto in videochiamata per elencare gli elementi che possono ritardare la conclusione del conflitto e chiedere un summit in una capitale europea per discutere il suo piano di pace.

Cosa ha deciso il Consiglio europeo sulla guerra in Ucraina

Nella prima giornata del vertice, come detto, il principale argomento è stato il supporto a Kiev. Come previsto, c'è stata una sostanziale unità d'intenti su questo punto: i Paesi hanno concordato che verrà aumentata la fornitura di munizioni all'Ucraina, con l'obiettivo di "un milione di proiettili di artiglieria" consegnati "entro i prossimi dodici mesi". Oltre alle munizioni già presenti, si faranno degli acquisti condivisi.

Sono state confermate anche altre decisioni, come l'addestramento di soldati ucraini da parte dei Paesi europei (30mila militari in tutto), annunciata già a inizio febbraio 2023, oltre alle altre misure di sostegno sul piano umanitario ed economico, incluso il tema della futura ricostruzione dell'Ucraina.

Il dibattito sullo stop alle auto a benzina e diesel dal 2035

Dal punto di vista economico e della transizione ecologica, non ci sono stati passi avanti significativi. La bozza di conclusioni dell'incontro certifica che nel Piano industriale green dell'Ue per adesso non c'è spazio per un Fondo sovrano europeo (che l'Italia vorrebbe, per non dover pagare di tasca propria tutte le spese per gli aiuti alle aziende, dato che ha già un debito pubblico molto elevato). Ciò su cui punterà il governo italiano è la rimodulazione del Pnrr, cioè la possibilità di utilizzare alcuni fondi del Pnrr per altri progetti, magari legati proprio alla transizione green.

Uno dei temi non presenti ufficialmente in agenda, ma che ha tenuto banco negli incontri tra leader europei, è quello delle ‘auto green‘: lo stop all'immatricolazione di auto a benzina e diesel dal 2035 nell'Unione europea. Non significa il divieto di guidarle, ma di produrle. A opporsi finora sono state Italia e Polonia, con la Bulgaria astenuta. La presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, è stata dura sul punto: "Non possiamo tornare indietro sugli accordi, si tratta della fiducia tra colegislatori e della credibilità del processo legislativo". Insomma, abbiamo lavorato a questa proposta per mesi, eravamo tutti d'accordo e l'abbiamo approvata, adesso non si può rimettere tutto in discussione di colpo.

Sulle auto green, il Paese che potrebbe decidere la sorte della trattativa è la Germania. Anche Berlino ha espresso delle riserve sulla norma, ma da fonti di stampa risulta che stia lavorando con la Commissione europea per raggiungere un compromesso: anche il governo tedesco darà l'ok allo stop di benzina e diesel, se però resterà possibile costruire auto che utilizzino i carburanti sintetici. La richiesta italiana di introdurre almeno i biocarburanti, invece, sembra destinata a cadere nel vuoto.

Migranti, mezz'ora di dibattito senza misure concrete

Infine, il tema dell'immigrazione, che a Bruxelles non ha occupato molto spazio. Mezz'ora circa di dibattito, su un totale di dieci ore di confronto nel corso della giornata. A parole si è ripetuto più volte che "la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea", come riportano anche le conclusioni dell'incontro. Il Consiglio ha chiesto "una rapida attuazione di tutti i punti concordati" e insieme alla Commissione europea ne esaminerà "l'attuazione a giugno".

A fine giugno si terrà la prossima riunione del Consiglio: mancheranno poco più di sei mesi alla fine della legislatura europea. A meno che non arrivino importanti e concrete novità in quell'occasione, sembra difficile che ci saranno cambiamenti significativi prima della fine del 2024. Nella primavera del 2024, infatti, si terranno le elezioni europee, poi ci saranno le procedure necessarie per rendere il nuovo Parlamento e la nuova Commissione del tutto operativi.

Il piano su cui l'Italia ha ricevuto un appoggio della Commissione, rappresentata dalla presidente Ursula von der Leyen, è stato più che altro quello degli "ingressi di lavoratori da Paesi terzi", che devono essere "incrementati". Parlando del punto, Von der Leyen ha citato "l’esperienza estremamente positiva dell’Italia con i corridoi umanitari".

Gli altri punti menzionati dalla presidente sono stati "il rinforzo delle operazioni di ricerca da parte dei nostri partner nordafricani e il miglioramento delle percentuali di rimpatri". Anche in questo caso, però, nonostante Giorgia Meloni si sia detta "soddisfatta" non si è parlato di fondi, di misure legislative concrete o di provvedimenti immediati, ma di intenzioni.

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