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Come il Partito Democratico vuole cambiare il Jobs act

I quattro candidati alla segreteria del Partito Democratico sono d’accordo sul superamento del Jobs act, ma con alcune differenze. L’obiettivo del Pd del futuro, però, è quello di smontare la riforma del lavoro voluta da Renzi e dagli stessi dem.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Il Partito Democratico riparta dal Jobs act. O meglio, dall'abolizione del Jobs act. Anche se fu lo stesso Pd, al tempo guidato da Matteo Renzi, a introdurre la riforma del lavoro. Progressivamente vari esponenti dem si sono dissociati, hanno ritrattato, cambiato idea o detto che si tratta di una modifica ormai superata. Tra i critici più duri c'è l'ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, che a più riprese ha provato a proporre delle misure per superare il Jobs act. Lo stesso segretario uscente, Enrico Letta, ne ha parlato chiaramente in campagna elettorale la scorsa estate. Ma come la pensano, invece, i candidati alle primarie? Su questo tema, in verità, sono tutti abbastanza allineati.

L'ultima a intervenire in ordine cronologico è stata Paola De Micheli, che ieri a Radio Immagina ha sottolineato come non basti cancellare il Jobs act: "Lo statuto dei lavoratori va riscritto completamente". L'altra candidata, Elly Schlein, ha preso posizione ancora più duramente: "Con i salari che si sono abbassati, noi dobbiamo innanzitutto riparare agli errori che sono stati fatti in questi anni, dobbiamo avere l'umiltà di riconoscere gli errori che hanno prodotto fratture profonde – ha detto durante un'iniziativa elettorale a Parma – Errori che hanno fratturato il nostro rapporto con il mondo del lavoro. Il Jobs act è stato un errore ed è stato un errore liberalizzare i contratti a termine". La deputata, in effetti, ha sempre definito il Jobs act un errore.

"Io non ho votato il Jobs act, in quel momento facevo parte della minoranza del partito – ha ricordato invece Gianni CuperloNon per disturbare chi fosse al timone, ma perché ritenevo che quella misura ci mettesse in conflitto con una parte importante del nostro mondo". Poi nei giorni successivi, vista la condivisione con gli altri candidati sul tema, ha scherzato: "Pensavo fossimo una minoranza, ma ho scoperto che siamo la maggioranza. Scriverò a Matteo Renzi. Evidentemente ci fu un equivoco all'epoca".

Davanti ai cancelli di Mirafiori, anche l'ultimo candidato – e soprattutto il favorito – alla segreteria del Pd, Stefano Bonaccini, ha affrontato l'argomento: "Non basta nemmeno superare il Jobs act in sé – ha detto agli operai – È stata una stagione di riforme e penso che alcune non abbiano funzionato. Intervenire sull'articolo 18 è stato un errore, industria 4.0 ha funzionato. Bisogna andare oltre al Job act, ci vuole una grande stagione di riforme".

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