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Come andare in pensione prima dei 67 anni, tutte le possibilità e chi le può richiedere

Ci sono diversi modi per andare in pensione prima dei 67 anni di età in Italia. Dalla pensione anticipata a Opzione donna, da quota 103 all’Ape sociale, lavoratrici e lavoratori che maturano i giusti requisiti e rispettano certi criteri possono lasciare il mondo del lavoro anche a 61 anni.
A cura di Luca Pons
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In Italia, l'età pensionabile è fissata a 67 anni. A quel punto, i lavoratori e le lavoratrici hanno il diritto di lasciare il loro impiego e iniziare a ricevere il proprio assegno mensile. La soglia di 67 anni è tra le più alte in Europa, ma i dati Inps mostrano che in realtà, nel 2022, l'età media di pensionamento (cioè l'età delle persone che hanno maturato il diritto alla prima erogazione della pensione) è stata di 63 anni e 9 mesi circa.

Infatti, esistono diversi modi per andare in pensione prima dei 67 anni. Alcuni sono accessibili a tutti, mentre per la maggior parte si tratta di alternative che riguardano solo alcune categorie di lavoratori e lavoratrici.

Pensione anticipata

Come suggerisce anche il nome, la pensione anticipata è la principale alternativa per chi non vuole aspettare di raggiungere i 67 anni di età per ritirare la pensione. Per i criteri previsti attualmente, però, la pensione anticipata arriva davvero in anticipo rispetto a quella di vecchiaia solo per chi ha iniziato a lavorare piuttosto presto e non ha mai smesso di versare i contributi.

La norma dice che può accedere alla pensione anticipata chi ha versato 41 anni e 10 mesi di contributi (per le donne), oppure 42 anni e 10 mesi di contributi (per gli uomini). La regola è valida in questi termini fino al 31 dicembre 2026.

Non c'è un limite di età previsto, ma è chiaro che per un uomo che inizia a lavorare regolarmente a 24 anni, ad esempio, l'anticipo servirà a poco: prima di aver versato interamente 42 anni e 10 mesi di contributi avrà già praticamente raggiunto i 67 anni di età. La pensione anticipata, quindi, è un'opzione per tutti ma è conveniente solo a patto che si sia entrati nel mondo del lavoro entro i 22-23 anni, e da quel momento si siano sempre versati i contributi con regolarità.

Quota 103

Da quest'anno è possibile accedere alla cosiddetta quota 103, un anticipo pensionistico per chi ha almeno 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi versati. L'importo per questo tipo di pensione anticipata può essere al massimo pari a cinque volte la pensione minima (circa 2.818 euro lordi al mese). Il diritto al primo assegno scatta dal 1° aprile 2023 per i dipendenti del privato e gli autonomi che avevano maturato i requisiti entro la fine del 2022. Per i dipendenti pubblici nella stessa situazione, invece, la prima decorrenza utile dal 1° agosto 2023. Per i privati e gli autonomi che maturano i requisiti nel corso del 2023, la finestra d'attesa è di tre mesi, mentre per i dipendenti pubblici è di sei mesi.

La stima del governo è che le persone con questi requisiti nel 2023 siano circa 50mila, e che di questi circa 41mila decideranno di approfittare di quota 103. Per rendere un'idea della proporzione, nel 2022 sono andate in pensione (con o senza anticipo) circa 500mila persone.

Opzione donna

Rispetto ai 67 anni previsti per la pensione di anzianità, Opzione donna anticipa l'età pensionabile a 60 anni, che si riducono a 59 per le donne con un figlio e a 58 per le donne con due o più figli. Il criterio retributivo è abbassato a 35 anni di contributi versati. La misura, però, dopo la stretta del governo Meloni con l'ultima legge di bilancio di dicembre 2022, è rivolta solo ad alcune categorie specifiche: le caregiver, le lavoratrici con invalidità al 74% o più alta, oppure le dipendenti che sono state licenziate o lavorano per imprese in crisi (per queste ultime l'età pensionabile è abbassata automaticamente a 58 anni).

In questo caso, secondo le stime dell'esecutivo, dovrebbero essere coinvolte appena 2.900 donne nel 2023. Fin da quando Opzione donna è stata ridotta, a dicembre, si è parlato di modificarla per includere nuovamente più lavoratrici. Finora, però, la ministra del Lavoro Marina Calderone si è detta intenzionata a intervenire ma non sono arrivate proposte di riforma. Invece, è stata lanciata l'ipotesi di mandare le donne in pensione con quattro mesi di anticipo per ogni figlio.

Pensione per i lavoratori precoci

Per i ‘lavoratori precoci' la pensione è sempre possibile una volta raggiunti i 41 anni di contributi, a prescindere dall'età. In questo caso, a essere limitante è la stessa definizione di ‘precoce'. Può accedere a questa forma di pensione solo chi aveva già versato almeno un anno di contributi prima di compiere 19 anni. In più, bisogna rispettare almeno un altro criterio tra i seguenti quattro:

  • Essere in stato di disoccupazione per licenziamento, dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale.
  • Avere un'invalidità superiore o uguale al 74%.
  • Fare lavori usuranti o gravosi.
  • Assistere e convivere da almeno sei mesi con il coniuge con disabilità, oppure con un parente con disabilità.

Pensione per le attività usuranti

Un caso specifico è dedicato a chi svolge lavori classificati come usuranti o gravosi, dagli infermieri alle macchiniste ferroviarie, dalle operaie agricole ai badanti. Si tratta di un trattamento particolare, che permette di andare in pensione con 35 anni di contributi. Per quanto riguarda l'età, la soglia può abbassarsi anche fino ai 61 anni e 7 mesi di età.

La soglia è questa per i lavori considerati usuranti, mentre per i lavoratori notturni la soglia varia a seconda di un altro criterio. Ad esempio, per coloro che fanno turni notturni per almeno 78 giorni all'anno l'età è fissata a 61 anni e 7 mesi. Per chi fa da 64 a 71 giorni di lavoro notturno all'anno, invece, l'età si alza a 64 anni e 7 mesi.

Ape sociale

L'Ape sociale non è una pensione nel senso più stretto, ma è comunque la possibilità di uscire con anticipo dal mondo del lavoro. Possono accedervi alcune categorie di lavoratori: disoccupati, persone con disabilità almeno al 74%, gli addetti a lavori gravosi e caregiver. I requisiti sono: 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi. La quantità di contributi da versare, però, può alzarsi fino a 36 anni a seconda della propria categoria. In sostanza, con l'Ape sociale si riceve un'indennità dall'Inps che è pari al massimo a tre volte l'assegno sociale (che è di 503,27 euro, quindi al massimo 1.509,81 euro al mese) fin quando non si raggiungono i 67 anni e si matura così la pensione di vecchiaia.

Isopensione

L'ultimo modo per andare in pensione prima dei 67 anni è la isopensione. Si tratta di un meccanismo a cui può accedere solo chi lavora in un'azienda che ha almeno 15 dipendenti e che si trova ad avere personale in eccesso. Se mancano al massimo 7 anni per raggiungere i requisiti della pensione ordinaria, i sindacati possono raggiungere con l'azienda un ‘accordo di esodo': in questo modo, si ottiene un assegno mensile anticipato.

Il datore di lavoro, in questo modo, paga sia i contributi Inps sia l'assegno di esodo. La pensione ricevuta in questo caso è pari a quella che si avrebbe avuto maturando i contributi necessari per la pensione di vecchiaia o anticipata. La norma sarà valida con questo funzionamento fino al 2026.

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