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Caso Open Arms, Salvini attacca: “Con Lamorgese i giorni di navigazione dei migranti erano molti di più”

Matteo Salvini, imputato per il processo Open Arms, attacca Luciana Lamorgese: “Con lei al Viminale i giorni di navigazione dei migranti erano molti di più, eppure soltanto io sono a processo”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Si è svolta oggi nell'aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo l'udienza del processo Open Arms, che vede il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini imputato per sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio per aver ritardato lo sbarco dei 160 migranti a bordo della nave dell'ong spagnola nell'agosto del 2019. Il leader della Lega rischia fino a 15 anni di carcere.

Nel corso dell'udienza sono stati ascoltati il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, l'ex ministra dell'Interno Luciana Lamorgese e l'ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio, chiamati a testimoniare dalla Procura. La prossima udienza è fissata per il 24 marzo. 

In più di tre ore di deposizione Conte ha preso le distanze dal suo ministro dell'Interno nel governo Conte 1, ha sottolineato come lui abbia cercato di coinvolgere l'Europa, mentre il Viminale era interessato solo a fermare gli sbarchi.

Anche Luigi Di Maio ha messo Salvini in difficoltà. A una domanda di una parte civile ha risposto così: "Non capivamo perché si dovesse rifiutare i Pos sapendo che c'erano paesi europei pronti ad accogliere i migranti. L'unico motivo era aumentare il consenso perché si era già in campagna elettorale".

Secondo l'avvocata Giulia Bongiorno, che difende Salvini, "La deposizione di Luciana Lamorgese è stata particolarmente significativa. Dalla sua ricostruzione, infatti, credo sia risultato evidente come sia veramente erroneo e fuorviante pensare che il ritardo nello sbarco sia stato un fatto doloso visto che si è parlato di una tempistica che è collegata sistematicamente alle interlocuzioni con l'Europa". Il legale, al termine dell'udienza, ha anticipato che nella prossima parlerà Salvini per chiarire definitivamente la posizione di quei giorni.

"L'udienza ha confermato un dato oggettivo: rischio fino a 15 anni di carcere per il mancato sbarco dalla nave della ong spagnola tra il 14 e il 20 agosto 2019, nonostante Luciana Lamorgese abbia confermato di aver trattenuto gli immigrati a bordo di una nave in più di una occasione, per esempio sulla Ocean Viking dal 18 al 29 ottobre 2019 in attesa di trovare un accordo con gli altri partner europei. Eppure – ha detto Salvini al termine dell'udienza -, soltanto io avevo fatto crollare il numero di arrivi – difendendo i confini ed evitando molte tragedie del mare – ma soltanto io sono a processo e grazie ai voti dei parlamentari di sinistra".

La difesa della Lega

"I giorni di permanenza dei migranti su Ocean Viking o Alan Kurdi, con Luciana Lamorgese al Viminale e citati oggi al processo di Palermo, si riferiscono solo alle giornate trascorse in acque territoriali italiane. Vanno sommate al tempo passato in navigazione al di fuori della giurisdizione del nostro Paese". È quanto fanno sapere fonti della Lega.

"Oggi si è svolta l'udienza del processo Open arms. Lamorgese ha confermato che l'Ocean Viking rimase in attesa di un porto dal 18 ottobre 2019 al 29 ottobre 2019 anche perché lei era al G6 dei ministri dell'Interno dei maggiori Stati membri dell'Ue, ovvero Italia, Spagna, Francia, Germania, Regno Unito e Polonia. L'obiettivo, ha specificato Lamorgese, era parlare con i colleghi proprio rispetto a sbarchi e redistribuzione", sottolineano le stesse fonti.

"Il G6 era in agenda il 28 e 29 ottobre a Monaco di Baviera. Citato anche il caso Alan Kurdi: rimase in attesa di un porto sicuro dal 26 ottobre al 3 novembre 2019, ma prima del 26 – come spiegato – era con i migranti in acque internazionali. Matteo Salvini rischia fino a 15 anni di carcere per il mancato sbarco dalla Open arms tra il 14 e il 20 agosto 2019".

Si tratta di una risposta a quanto dichiarato questa mattina da Lamorgese in Aula: "Durante il periodo in cui sono stata ministro, non ho mai negato la concessione di un porto sicuro, e non ho mai emesso un decreto di interdizione tranne durante la pandemia, quando l'Italia non era più un Paese sicuro, ma per ragioni sanitarie".

"Prima della pandemia – ha aggiunto – la permanenza in mare dei migranti a bordo era di 3 o 4 giorni come media, poi ci sono stati dei casi che sono durati di più, anche 7-8 giorni".

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