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Brunetta avverte: “Se condannano Silvio cade il Governo”

Il capogruppo del Popolo della Libertà alla Camera torna sulla possibile interdizione di Silvio Berlusconi e spiega: “Se lo condannano la parola tornerà al popolo”
A cura di Redazione
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Dopo le parole del capogruppo al Senato Schifani, che aveva fatto notare come un partito "rimasto acefalo" non avrebbe potuto sostenere il Governo, arriva la "ratifica" anche del capogruppo a Montecitorio del Popolo della Libertà. Renato Brunetta, infatti, in una intervista a La Stampa, esplicita quella che sarà la linea del partito nel caso in cui la Cassazione (che si pronuncerà il 30 luglio) dovesse confermare la condanna a 4 anni di carcere ed a 5 di interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi: "La parola non potrebbe che tornare al popolo sovrano". Insomma, la sorte del Governo Letta appare una volta di più legata alle vicende processuali del Cavaliere, il quale da parte sua finora ha scelto di tenere un profilo basso e di non minacciare direttamente ripercussioni sull'esecutivo.

Ma ad agitare il Governo è anche la questione Shalabayeva, con Brunetta che torna ad attaccare Epifani: "Qualcuno sarà costretto a ricredersi e, magari, anche a vergognarsi per aver fatto l'utile idiota in una vicenda che appare più complessa di come viene descritta. Credo che i giochi vadano ben oltre l'aspetto umanitario: ci sono potenze europee interessate al gas kazako e a mettere in cattiva luce l'Italia per prenderne il posto". Secco anche il giudizio sulla proposta di Zanda e Mucchetti per regolare il conflitto di interessi: "Un paradosso che ha prodotto un duplice effetto. Da un lato, far gridare ai fondamentalisti di sinistra alla Grillo che, con questa proposta, si vuole salvare Berlusconi, tesi suggestiva ma ridicola. Dall'altro, ai pasdaran di opposta fazione, che si punta a perseguitarlo. Insomma, una proposta fuori dalla logica e dal tempo, semplicemente ridicola".

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