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Covid 19

Bozza Dpcm green pass dal 15 ottobre, cosa cambia per i lavoratori privati

Nella bozza del Dpcm che il presidente Draghi firmerà nelle prossime ore vengono regolati gli ultimi nodi da sciogliere sull’obbligo di green pass nel lavoro privato, che scatterà il 15 ottobre. Sarà predisposta un’app per i controlli, i datori non potranno conservare il qr code e potranno chiedere il green pass al massimo 48 ore prima. Al momento saranno valide anche le certificazioni cartacee.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Dal 15 ottobre scatterà l'obbligo di green pass sul posto di lavoro, sia nel pubblico che nel privato. Di nodi da sciogliere, però, ancora ce ne sono. Per questo il governo è al lavoro e, nelle prossime ore, il presidente del Consiglio firmerà un nuovo Dpcm che disciplini una serie di questioni irrisolte: dai controlli alla privacy. Nella bozza del testo che dovrà essere siglato da Mario Draghi, viene spiegato che "per far fronte a specifiche esigenze di natura organizzativa, come ad esempio quelle derivanti da attività lavorative svolte in base a turnazioni, o connesse all'erogazione di servizi essenziali, i soggetti preposti alla verifica" della certificazione verde. Perciò i datori di lavoro possono chiedere il green pass ai lavoratori "con l'anticipo strettamente necessario e comunque non superiore alle 48 ore, ciò anche in relazione agli obblighi di lealtà e di collaborazione derivanti dal rapporto di lavoro".

L'app per controllare il green pass in azienda

Secondo quanto si legge nella bozza, per "assicurare efficace ed efficiente" verifica del green pass nei luoghi di lavoro pubblici e privati, il ministero della Salute mette a disposizione dei datori "specifiche funzionalità" che rendano il processo quotidiano e soprattutto automatizzato, ovvero una nuova app per velocizzare i controlli in azienda. In questo modo verrà rivelato solo il possesso del certificato e la validità, non "ulteriori informazioni". È previsto l'uso di "un pacchetto di sviluppo per applicazioni, rilasciato dal ministero della Salute con licenza open source",  in modo che si possa integrare con i "sistemi di controllo degli accessi, inclusi quelli di rilevazione delle presenze". In sostanza i tornelli d'accesso. In ogni caso non si può conservare il qr code, né "estrarre, consultare, registrare o comunque trattare per finalità diverse dall'accesso al lavoro le informazioni rilevate dalla lettura dei codici".

Sono validi anche i certificati cartacei

"Nelle more del rilascio e dell'eventuale aggiornamento delle certificazioni verdi Covid-19 da parte della piattaforma nazionale Dgc – si legge ancora nella bozza del Dpcm – i soggetti interessati possono comunque avvalersi dei documenti rilasciati, in formato cartaceo o digitale, dalle strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri di libera scelta che attestano o refertano" una delle condizioni necessarie per ricevere il green pass: vaccinazione completa contro il Covid, guarigione dal virus o tampone negativo.

I vaccinati all'estero potranno chiedere il green pass

Sempre nella bozza del testo si legge che il sistema Tessera sanitaria "acquisisce tramite apposito modulo online, reso disponibile sul portale nazionale della Piattaforma" del green pass, "i dati relativi alle vaccinazioni effettuate all'estero dai cittadini italiani e dai loro familiari conviventi nonché dai soggetti iscritti al Servizio sanitario nazionale che richiedono l'emissione della certificazione verde COVID-19 in Italia per avere accesso ai servizi e alle attività". Tra queste, ovviamente, c'è anche il lavoro.

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