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Autonomia differenziata, via libera delle Regioni alla proposta Calderoli: si oppongono in quattro

La Conferenza delle Regioni ha dato parere favorevole sulla proposta di legge del ministro Calderoli relativa all’autonomia differenziata delle Regioni. Le quattro Regioni amministrate dal centrosinistra si sono opposte. Dai Comuni, invece, è arrivato uno stop in attesa di chiarimenti sulla riforma.
A cura di Luca Pons
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Le Regioni hanno dato il via libera al disegno di legge sull'autonomia differenziata del ministro Roberto Calderoli. Il parere favorevole è arrivato dalla maggioranza delle Regioni, mentre quattro – Campania, Toscana, Emilia-Romagna e Puglia – si sono opposte. Dai Comuni, invece, non è ancora arrivata una risposta: il presidente dell'associazione nazionale Comuni (Anci) Antonio Decaro ha presentato un documento che contiene le osservazioni delle amministrazioni comunali, con una serie di emendamenti, ma non esprime una valutazione finale. Si allungano, così, i tempi per la possibile entrata in vigore della riforma.

Per quanto riguarda il voto ‘spaccato' delle Regioni, il presidente della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga, che è anche presidente del Friuli-Venezia Giulia, ha detto che anche se "alcune Regioni si sono differenziate dalla maggioranza", la speranza è che "con il prosieguo del processo che vedrà l'attuazione dell'autonomia differenziata si possa trovare una ricomposizione" anche con chi ha espresso un parere contrario.

L'approvazione con il voto delle Regioni di centrodestra: "Non è la secessione dei ricchi"

Tra i favorevoli c'è stato Attilio Fontana, presidente della Lombardia: "Finalmente il percorso per l'autonomia differenziata è partito", ha detto, "a questo punto noi confidiamo che si possa arrivare presto ad una risposta positiva". Dal Veneto, Luca Zaia ha sottolineato che l'approvazione è arrivata "a larghissima maggioranza" e ha dichiarato: "Non è la secessione dei ricchi ma la volontà di dare modernità, efficienza e responsabilità a questo Paese. Il centralismo è l'equa divisione del malessere, l'autonomia è l'equa divisione del benessere. Questa Italia a due velocità deve finire e le Regioni devono essere tutte messe nelle condizioni di dare servizi e risposte ai loro cittadini; senza lasciare indietro nessuno".

Le amministrazioni contrarie hanno particolarmente criticato le Regioni del Sud che hanno votato a favore della misura. Come la Calabria di Roberto Occhiuto, che ha espresso un parere favorevole "che però non rappresenta una cambiale in bianco", poiché "soltanto quando si definirà il costo dei Lep, superando la spesa storica e quantificando le risorse occorrenti per garantire gli stessi diritti a tutti si potrà dire se questo percorso può andare avanti o deve fermarsi, e si potrà dunque dare un giudizio conclusivo sulla proposta di riforma". Il presidente del Molise, Donato Toma, ha dichiarato: "specialmente noi Regioni del Sud dobbiamo essere partecipi a questo percorso perché dobbiamo controllare che si calcolino prima i Lep, i costi standard sui fabbisogni".

La critica di chi si è opposto: "Le Regioni del Sud di centrodestra votano per posizioni leghiste e nordiste"

La critica alle Regioni meridionali che hanno approvato il ddl è arrivata soprattutto dalla Campania di Vincenzo De Luca: "Le Regioni con governi di centrodestra hanno votato un disegno di legge contro il Sud e contro la Costituzione. Amareggia che le altre Regioni del Sud, con governo di centrodestra, abbiano fatto prevalere logiche di partito, allineandosi alle posizioni leghiste e nordiste, a danno delle comunità meridionali", ha affermato l'amministrazione regionale in una nota.

Stefano Bonaccini per l'Emilia-Romagna ha detto che la sua Regione aveva "chiesto il ritiro del testo per trovare un accordo con tutte le Regioni, le Province e i Comuni, ma si è preferito rompere il fronte istituzionale. Un altro passo falso del governo". Anche la Puglia, con Michele Emiliano, ha chiesto il ritiro della proposta di legge: "Abbiamo l'impressione della continua accelerazione su un processo del quale non si conosce l'esito. Si rischia di avere a breve un Paese nel quale un'impresa, una famiglia, un cittadino, muovendosi sul territorio nazionale rischia di avere come interlocutore, per materie importantissime, a volte lo Stato e a volte le Regioni, sia dal punto di vista legislativo, che amministrativo. Si rischia di stritolare tutti i comuni italiani sotto il peso di Regioni che diventeranno onnipotenti".

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