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Aumento di stipendio per i docenti, chi lo riceverà: cosa dice il nuovo decreto sulla scuola

Il decreto per la valorizzazione è stato firmato dal ministro Bianchi e stabilisce i criteri per un aumento di stipendio. Si valutano continuità didattica e sede di lavoro. Ecco chi può avere un aumento, secondo i requisiti previsti dal decreto.
A cura di Luca Pons
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Il ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi, ha firmato un decreto per la valorizzazione dei docenti. Tra i contenuti principali del decreto ci sono i criteri per attribuire le risorse che servono, appunto, a valorizzare il personale docente. Si tratta, in sostanza, di un aumento di stipendio per alcune ristrette categorie di insegnanti. Per questo provvedimento vengono stanziati 30 milioni di euro all'anno, grazie al Pnrr, che rientrano nella riforma del reclutamento e della formazione dei docenti.

Quali insegnanti possono avere un aumento di stipendio

I requisiti per avere un aumento di stipendio sono due. Il primo è la continuità didattica, che tende a premiare i docenti che fanno uno sforzo maggiore per andare al lavoro e che negli anni non hanno chiesto un trasferimento per maggiore comodità: si valuta, quindi, il numero di anni che l'insegnante passa nella stessa scuola, in particolare se la scuola in questione si trova in una provincia diversa da quella della propria abitazione.

Il secondo criterio è la sede di lavoro, ovvero si valorizza il personale che insegna da più anni in scuole di territori che hanno condizioni socio-economiche disagiate, rischio di spopolamento o maggiore dispersione scolastica. Si considera un anno valido se si è stati in servizio per almeno 180 giorni, di cui almeno 120 di attività didattiche.

L'aumento di stipendio, quindi, sarà più grande per chi rispetta entrambi questi requisiti. La maggior parte dei 30 milioni di euro stanziati andrà verso chi non ha ottenuto la mobilità, l'assegnazione provvisoria o l'utilizzazione, né incarichi di insegnamento a tempo indeterminato.

Quanti docenti potranno beneficiare dell'aumento

Secondo una stima di Uil scuola, l'aumento dovrebbe coinvolgere circa 19mila docenti in 5.700 scuole in tutta Italia. Si tratterebbe del 2,9% del personale docente nel Paese. In questo caso l'incremento di stipendio, sempre secondo la previsione di Uil scuola, sarebbe di 1500 euro lordi all'anno. Se invece lo si volesse rivolgere a una platea più ampia di insegnanti, arrivando ad esempio a premiare il 5% degli insegnanti, l'aumento sarebbe di poco più di 900 euro lordi annuali.

Ora il decreto è al vaglio degli organi di controllo, come è normalmente previsto dall'iter di un atto di questo tipo prima che entri in vigore. Sarà pubblicato solo dopo questo controllo, quindi fino ad allora non si potrà sapere se ci siano anche altri criteri, ad esempio che tengano conto della formazione incentivata prevista dal decreto Aiuti bis, il quale ha previsto la figura del "docente stabilmente incentivato", anche chiamato in una prima fase "docente esperto".

Le critiche al decreto per la valorizzazione dei docenti

L'Associazione presidi di Roma, con il suo presidente Mario Rusconi, si è espressa contro il decreto firmato da Bianchi. Non basandosi sulla qualità professionale dell'insegnamento, non sarebbe in grado di garantire un'azione didattica efficace per gli studenti. Anzi, non avrebbe "nulla a che vedere con la valorizzazione degli insegnanti" e sarebbe stato invece "confezionato" per evitare i molti trasferimenti di scuola che colpiscono soprattutto l'inizio dell'anno scolastico, creando diverse cattedre vuote.

Il criterio della continuità didattica in contesti disagiati ha fatto ripensare al concetto di dedizione all'insegnamento, che era stato inserito e poi eliminato dalla legge di bilancio di fine 2021 per prevedere piccoli aumenti di stipendio agli insegnanti più meritevoli. La principale similitudine sarebbe che il requisito tenuto in considerazione per l'aumento di stipendio non è qualitativo, ad esempio legato alla formazione o alle competenze pedagogico-didattiche, ma quantitativo, ovvero il numero di anni trascorso in una certa scuola.

Nel 2021, sul tema si era espressa anche Valentina Aprea, sottosegretaria all'Istruzione durante il ministero di Letizia Moratti e oggi responsabile scuola di Forza Italia, considerata anche tra le persone candidate a guidare il ministero dell'Istruzione nel prossimo governo Meloni. Apre aveva affermato che "l’idea di legare gli aumenti stipendiali alla dedizione all’insegnamento è terribile", poiché "il problema fondamentale non è quantitativo: certamente ci vogliono più insegnanti ma soprattutto sono necessari insegnanti di qualità, con una migliore formazione”.

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