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Addio alla busta arancione: governo la elimina per pagare gli stipendi del nuovo cda Inps

La busta arancione non esisterà più: il governo formato da Lega e M5s ha deciso di abolire la comunicazione postale inviata ai lavoratori per sapere quando e con che assegno potranno andare in pensione. La cancellazione serve per risparmiare fondi da dirottare ai 5 nuovi membri del consiglio d’amministrazione, ripristinato proprio dall’attuale governo.
A cura di Stefano Rizzuti
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L’indiscrezione era stata anticipata da La Stampa. La conferma arriva da fonti vicine all’Inps, contattate da Fanpage.it. Le buste arancioni, destinate ai lavoratori italiani per sapere quando e con che assegno potranno andare in pensione, non esisteranno più. Le risorse utilizzate per l’invio di queste comunicazioni verranno impiegate per pagare gli stipendi del nuovo consiglio d’amministrazione dell’Inps, voluto dal governo M5s-Lega. Non più solamente il presidente, ma ben cinque consiglieri. I cui stipendi, ancora ignoti, verranno pagati con un taglio ai servizi per i contribuenti e, nello specifico, alle comunicazioni per lavoratori, pensionati e invalidi. A partire dalle buste arancioni.

Il taglio delle spese per le comunicazioni postali viene stabilito dalla relazione tecnica che accompagna il decreto su reddito di cittadinanza e quota 100. Nello stesso decreto, infatti, all’articolo 25 si prevede l’istituzione del consiglio d’amministrazione dell’Inps. Formato da cinque componenti, i cui stipendi non possono comportare “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica”. La soluzione, quindi, è stata quella di procedere con una “riduzione strutturale” delle spese di funzionamento dell’ente. E trovare queste somme, evidentemente, non è stato facile. Così si è deciso di andare a tagliare sulle comunicazioni postali. Il solo taglio delle buste arancioni comporterà un risparmio da circa 800mila euro nel 2019: era infatti previsto l’invio di un milione di buste a febbraio. Per un costo di 0,80 euro a busta.

La cifra potrebbe non bastare a coprire i nuovi stipendi. Che verranno stabiliti con un apposito provvedimento. Per ora, l’opzione che circola all’Inps è quella dello stipendio massimo per ognuno dei componenti: 240mila euro a testa. Ben al di sopra, inoltre, dell’attuale compenso del presidente Tito Boeri, pari a circa 103mila euro lordi annui.  Come spiegano le fonti vicine all’istituto di previdenza a Fanpage.it, viene tagliato un servizio utile ai contribuenti. Che riguarda soprattutto chi è vicino alla pensione. Ma, spiegano ancora, chi vuole approfittare della quota 100 non ha bisogno delle buste, perché ha già fatto il calcolo e comunque non riceverebbe queste informazioni nelle buste arancioni, essendo una misura appena introdotta.

Il problema riguarda le pensioni normali. E chi vuole confrontare il suo assegno e la sua data di uscita dal lavoro in caso di pensione di vecchiaia e in caso di quota 100. Per capire se l’adesione alla misura voluta dal governo può davvero convenire. La busta arancione non viene inviata a tutti i contribuenti, ma solamente a quelli che non hanno il pin per accedere al portale dell’Inps. Per quest’ultimi, infatti, è possibile effettuare lo stesso calcolo attraverso il portale ‘La mia pensione futura’ sul sito dell’istituto. Ma, ovviamente, non tutti i lavoratori – specie quelli più anziani – utilizzano un dispositivo elettronico e riescono a registrarsi al portale e a usufruire del servizio. Motivo per cui l’invio delle buste arancioni non era mai stato abolito. Fino ad ora. In passato, inoltre, erano già state tagliate le spese per le comunicazioni postali dell’istituto di previdenza. Per esempio, è stato eliminato l’invio dei cedolini della pensione a casa. Ma ora il taglio è più netto: non solo le buste arancioni, ma anche tutte le comunicazioni postali che vengono inviate a lavoratori, pensionati e invalidi. Un servizio in meno per loro, uno stipendio in più per chi occuperà queste nuove poltrone volute dal governo M5s-Lega.

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