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Accordo Ue sulle energie rinnovabili, anche il nucleare sarà considerato una fonte green

Nell’accordo per la direttiva sulle energie rinnovabili, la Francia è riuscita ad aprire uno spiraglio per il nucleare. I Paesi Ue potranno usare l’energia atomica per produrre una parte dell’idrogeno che usano, purché rispettino altre condizioni.
A cura di Luca Pons
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La Centrale Nucleare di Grohnde in Germania (Getty Images)
La Centrale Nucleare di Grohnde in Germania (Getty Images)

Anche l'energia nucleare sarà considerata parte delle rinnovabili. O meglio, l'idrogeno prodotto con l'energia nucleare potrà essere considerato alla pari di quello prodotto con le fonti rinnovabili, entro certi limiti. È questo il compromesso inserito all'interno dell'accordo sulle energie rinnovabili che il Parlamento europeo e il Consiglio europeo hanno raggiunto questa mattina dopo una notte di trattative.

L'idrogeno prodotto utilizzando energia nucleare sarà inserito nel testo finale della direttiva, e quindi l'energia atomica verrà considerata un mezzo valido per la decarbonizzazione dell'industria. Il risultato è arrivato anche in seguito alle pressioni della Francia, che è tra i Paesi dotati di centrali nucleari.

L'eurodeputato che ha portato avanti le trattative sul testo, il tedesco Markus Pieper, ha chiarito che comunque ci saranno "forti limiti" all'utilizzo del nucleare. Per chiarire in che senso, è utile ricordare cosa prevede l'accordo di massima raggiunto questa mattina.

Cosa dice l'accordo per la direttiva sulle energie rinnovabili nell'Ue

Le trattative per la nuova direttiva erano partite da una proposta della Commissione europea, come di norma. Tra gli altri obiettivi del piano RePowerEu, la Commissione aveva proposto un target preciso: entro il 2030, i Paesi dell'Unione europea avrebbero dovuto ricavare il 45% dei propri consumi di energia elettrica da fonti rinnovabili.

La misura è stata sottoposta alle trattative tra il Parlamento europeo – eletto dai cittadini di tutta l'Unione – e il Consiglio europeo, che raccoglie i capi di Stato e di governo dei ventisette Paesi Ue. In seguito alle trattative si è arrivati all'obiettivo definitivo: il 42,5% dei consumi di energia elettrica dovranno essere coperti dalle fonti rinnovabili, entro il 2030.

Al centro delle trattative non c'è stata solo la soglia da raggiungere, che comunque rappresenta una quota decisamente ambiziosa, ma anche un'altra questione cruciale: cosa si intende per "fonti rinnovabili"? Mentre per alcune fonti di energia – l'eolico, il fotovoltaico… – la definizione appare scontata, non lo è per tutti i settori. Un esempio è il nucleare.

Come si potrà usare l'energia atomica per raggiungere i target green

L'energia atomica, quindi, ha avuto l'ok dai negoziati, ma solo in un ambito: la produzione di idrogeno. In particolare, entro il 2030 il 42% dell'idrogeno prodotto dovrà venire in generale da combustibili rinnovabili di origine non biologica. La quota salirà al 60% nel 2035. E qui entra in gioco il nucleare.

I Paesi potranno usare l'energia atomica per coprire il 20% di queste quote, a determinate condizioni: lo Stato che lo vuole fare deve essere in linea con l'obiettivo generale sulle rinnovabili, e la quota di idrogeno da combustibili fossili deve essere inferiore al 23% nel 2030 (e inferiore al 20% nel 2035).

Si tratta, quindi, di un compromesso piuttosto specifico. Il nucleare sarà accettato nel campo della produzione di idrogeno, e non comunque per l'intera percentuale dedicata alle rinnovabili ma solo per il 20%. I dettagli saranno più chiari quando, nelle prossime settimane, il testo della direttiva dovrà essere discusso e approvato dal Parlamento.

L'accordo stipulato oggi, infatti, è preliminare. Averlo raggiunto dovrebbe facilitare il percorso della direttiva, dato che c'è già un'intesa sui suoi contenuti, ma serviranno ancora alcuni mesi prima che la norma possa essere definitivamente approvata.

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