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Pisa, para’ 27enne morto in caserma. L’Esercito: “Deceduto per un malore”

La salma del paracadutista volontario è a disposizione dell’autorità giudiziaria, ma sul corpo non sono stati trovati segni di violenza fisica.
A cura di Redazione
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Caserma Gamerra.
Caserma Gamerra.

Venerdì 10 novembre un paracadutista volontario di 27 anni è stato trovato senza vita nel letto della camerata in cui alloggiava nella caserma Gamerra di Pisa, sede di addestramento dei para' della Folgore. Stando alle informazioni del momento, il giovane sarebbe deceduto per un problema cardiocircolatorio, ma sull'episodio sono ancora in corso le indagini dei carabinieri. Sul luogo sono giunti magistrato e medico legale e non si esclude la possibilità che sul corpo del giovane artigliere possa essere eseguita un'autopsia per accertare le cause del decesso.

Sul corpo del militare non sono state trovati segni che possano ricondurre ad episodi di violenza fisica. Un commilitone ha spiegato di essere entrato in camera poco dopo le 13 e di aver trovato il corpo del ventisettenne già senza vita e in abiti civili. Sull'accaduto sta indagando il pubblico ministero Sisto Restuccia, lo stesso magistrato impegnato nell'inchiesta su Emanuele Scieri, il para' morto 18 anni fa nella stessa caserma.

In un comunicato dell'Esercito si spiega che il ventisettenne è stato "colto da un malore", mentre il generale Danilo Errico, capo di Stato Maggiore ha espresso  " sentimenti di solidale cordoglio ai familiari, a nome della Forza armata e suo personale" non appena "appresa la triste notizia del decesso a Pisa, di un volontario dell'Esercito, effettivo al 185/o Reggimento Artiglieria Paracadutisti di Bracciano, colto oggi da un malore mentre era all'interno della sua cameretta in abiti civili".

Il corpo del paracadutista è stato trasferito all'istituto di medicina legale, ma, considerate le circostanze, difficilmente verrà disposta l'autopsia, sebbene la salma sia a disposizione dell'autorità giudiziaria. Il nome del giovane, di origini laziali, non è stato reso ancora noto, su volere dei genitori che hanno chiesto il tempo necessario per avvertire personalmente i parenti.

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